CRONACA

Tutti in piazza per il diritto alla salute, intanto “spariscono” anche le idroambulanze

Stamane alle 10.30 la manifestazione indetta dal Cudas parte da Piazza Marina a Casamicciola: corteo fino al Rizzoli. Ferme per motivi tecnici le tre imbarcazioni per il trasporto dei pazienti dalle isole del Golfo

Stamane si materializzerà la manifestazione di piazza per il diritto alla salute. Il Comitato unitario per il diritto e la difesa alla salute dell’isola d’Ischia, affiancato da altre realtà associative locali, partirà in corteo da Piazza Marina a Casamicciola alle ore 10:30 per dirigersi verso l’Ospedale Anna Rizzoli di Lacco Ameno. L’iniziativa intende rivendicare il diritto degli ischitani a una  sanità di qualità, sotto molteplici aspetti tuttora negata agli abitanti dell’isola.

Tramite la mobilitazione il Cudas intende  dare peso e sollecitare l’iter burocratico per il riconoscimento di “zona disagiata”: una necessità “strutturale” sempre più urgente per favorire il reclutamento di personale necessario al funzionamento dei  servizi pubblici essenziali, primi fra tutti quelli sanitari. Non solo: la protesta vuole mantenere alta l’attenzione sul  silenzioso e sistematico depauperamento dei servizi ospedalieri (ortopedia, punto nascita a rischio) offerti presso il presidio “Anna Rizzoli”. In questo contesto, ben noto ormai da anni, si inserisce il sostegno all’opera del personale della RSA “Villa Mercede”, dove la quasi totalità dei dipendenti è nuovamente alle prese con diverse mensilità di stipendio arretrato ma soprattutto a rischio di imminente licenziamento. L’obiettivo è smuovere il silenzio istituzionale affinché il personale della residenza sanitaria di Serrara Fontana, un polo d’eccellenza, possa continuare a prestare la  propria opera nei confronti dei pazienti residenti e in fase di riabilitazione, con serenità e senza la spada di Damocle della perdita del proprio posto di lavoro; ma anche chiedere di  promuovere la fruizione dei servizi diurni finora poco pubblicizzati. Il Cudas punta anche a  riaccendere i riflettori sui pazienti con disagi mentali, orfani da anni della ex Sir, che non hanno abbastanza voce per far valere i propri diritti.

Intanto, due giorni fal’Asl Napoli 1, tramite  la centrale operativa territoriale 118 per le attività della zona partenopea ha diramato un breve comunicato: «Si comunica il fermo tecnico delle idroambulanze predisposte al trasferimento dei pazienti dai Presidi Ospedalieri dell’isola di Capri, Procida e Ischia. Pertanto in data odierna, durante le ore notturne, risulta operativa unicamente l’eliambulanza Cardarelli». Un altro guaio che si aggiunge alle già citate criticità della sanità locale. Peraltro, l’idroambulanza di Ischia era già ferma da un mese per seri guai tecnici: il propulsore Isotta Fraschini, non proprio “fresco” a voler essere eufemistici, necessita di tempo per la riparazione, mentre è cronaca dello scorso inverno l’episodio che vide una donna incinta sull’isola di Capri impossibilitata a raggiungere la terraferma per l’indisponibilità dell’ambulanza del mare. Un problema che lo stesso Cudas aveva ripetutamente sollevato da ottobre in poi, quando la condizione di insularità degli abitanti di Ischia, Procida e Capri viene accentuata dalle contrarietà cui vanno incontro i trasporti marittimi.

Come si ricorderà, in autunno il Comitato fece ripetutamente presente quanto sia importante verificare che il natante d’emergenza in dotazione di Ischia fosse perfettamente operativo e dotato di tutte le attrezzature fondamentali per i primi soccorsi, soprattutto quando le cattive condizioni meteo rendono impossibile l’utilizzo dell’eliambulanza. Il comandante del Circomare di Ischia, Andrea Meloni, diede subito la propria disponibilità per la visita dell’idroambulanza, mentre per vari mesi non si ottenne risposta dall’Asl. In questi giorni, proprio in corrispondenza con la protesta di piazza, ecco arrivare paradossalmente “l’en plein” con le tre imbarcazioni contemporaneamente ferme per guai tecnici. Un indice rivelatore delle difficoltà degli isolani a far valere i propri diritti, seppure costituzionalmente garantiti, in materia di salute.

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