CRONACAPRIMO PIANO

Ucciso da un tumore alla bocca, al via gli esami delle protesi

Conferito l’incarico all’esperto che studierà i perni impiantati a Pasquale Capuano, recentemente scomparso a causa di un carcinoma orale

Nuova tappa nel procedimento diretto ad accertare le responsabilità per l’insorgere della patologia tumorale che ha portato a prematura morte l’imprenditore isolano Pasquale Capuano, deceduto il mese scorso per le complicazioni di un carcinoma alla bocca. La dolorosa scomparsa ha costituito l’epilogo di vari anni segnati da sofferenze, interventi chirurgici, dolorose terapie. Dopo che la Procura di Napoli aveva disposto l’autopsia, è poi arrivato il momento di un altro accertamento tecnico non ripetibile, relativo alle protesi già impiantate nel cavo orale della persona scomparsa, e acquisite dal Consulente tecnico d’ufficio nominato dal giudice civile della Sezione distaccata di Ischia. Ieri era il giorno fissato per il conferimento dell’incarico all’esperto chiamato in particolare ad accertare la composizione chimico-fisica dei perni impiantati al Capuano, la data di fabbricazione e ogni altra circostanza utile all’accertamento dei fatti. L’incarico è stato conferito al professor Coccia, che stamane inizierà lo studio della documentazione.

Al cospetto del pubblico ministero, dottor Mario Canale, è stata ascoltata la vedova di Capuano, che ha ripercorso le sofferte fasi della vicenda. I familiari dell’imprenditore scomparso, rappresentati dall’avvocato Cellammare, hanno citato in giudizio il dottor Marotta, che impiantò le protesi al loro congiunto, chiedendone la condanna all’integrale risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali provocati della condotta, definita imprudente, imperita e negligente, del medico, compresi anche i danni non solo fisici temporanei e permanenti, e alla refusione di tutte le spese sostenute e da sostenere per le gravose cure che in questi anni si sono via via rese necessarie, nella misura che sarà monetizzata in giudizio mediante la consulenza tecnica d’ufficio medico legale. Ma si chiedono anche i danni economici e riportati dall’attività imprenditoriale di Capuano per la sua prolungata assenza dal lavoro, oltre al rimborso degli importi versati al dottor Marotta per l’intervento di implantologia dentaria e per tutte le relative visite.

Non sarà facile per la parte attrice dimostrare il nesso di causalità tra l’impianto delle protesi dentarie, e dunque dei perni utilizzati, e l’insorgere del carcinoma. Nonostante fossero state inviate ripetute richieste al medico, secondo il legale di fiducia della famiglia Capuano, il professionista non fornì mai il certificato impiantare né quello di garanzia, e nemmeno i chiavini per smontare le protesi. All’ospedale Pascale, Capuano fu costretto a subire un intervento di asportazione di una parte della mandibola, circostanza che lo obbligò ad alimentarsi in forma liquida da quel momento. Dal 2014 al 2019 gli ultimi anni del signor Capuano si sono trasformati in un calvario, con quattro interventi chirurgici. Secondo la prospettazione dell’avvocato Cellammare, se la patologia tumorale fosse stata diagnosticata in tempo, molto probabilmente il carcinoma sarebbe stato facilmente asportabile, e senza le conseguenze irreversibili che nei fatti si sono verificate vista la tardiva diagnosi, quando Capuano si recò da altro specialista. Dal novembre 2013 l’imprenditore si recò dal medico per una visita diretta a risolvere una fastidiosa lesione del cavo orale, formatasi dopo l’impianto dei perni e delle corone.

Eppure, per la lesione riscontrata, a Capuano venne prescritta solo una terapia antibiotica ed antinfiammatoria, riconducendo la lesione ad un presunto “processo flogistico o da infezione, sostenuto da microtraumi locali”, senza consigliare esami diagnostici e visita specialistica allo scopo di scongiurare la formazione di una eventuale neoplasia. È questo il periodo-chiave che, secondo la difesa di Capuano, avrebbe provocato l’irreversibilità del male. Fu appunto soltanto nell’autunno 2014 che il paziente, continuando ad avvertire fastidi a causa della ferita che non accennava a migliorare con la terapia inutilmente prescritta, si decise a rivolgersi a un altro specialista, che immediatamente gli suggerì il ricovero urgente presso un centro specializzato ai fini dell’asportazione della citata lesione, riconosciuta a vista, sin dalla prima visita, come tumore maligno.

Dunque saranno due le direttrici su chi l’avvocato Francesco Cellammare imposterà la sua azione: innanzitutto dimostrare, nonostante la difficoltà, la correlazione tra l’insorgere del carcinoma e l’impianto dei perni, dal materiale potenzialmente cancerogeno, fra l’altro impiantato in un soggetto che da anni era soggetto a piorrea (lesioni alle gengive), circostanza che secondo diversi altri medici avrebbe sconsigliato l’impianto di tali perni. Parallelamente si punterà a dimostrare la responsabilità per omessa o ritardata diagnosi, con il danno da perdita di “chance”, cioè della possibilità di salvarsi con una tempestiva diagnosi.

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L’elaborato del professor Coccia sarà depositato entro la prima metà di febbraio. Il risultato sarà funzionale anche all’esito della consulenza del collegio medico, il cui deposito è stato spostato da gennaio a marzo.

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