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Il caso Sorriso Resort diventa una matassa intricata

ISCHIA. Anziché chiarirsi, la vicenda in cui è incappato il Sorriso Thermae Resort sembra grottescamente complicarsi. E le conseguenze potrebbero essere pesanti. La rinomata struttura foriana com’è noto è finita sotto la lente d’ingrandimento della Quinta Sezione della Procura di Napoli, quella deputata all’urbanistica e all’ambiente: due settimane fa gli uomini del Circomare di Ischia agli ordini del Comandante Meloni avevano proceduto al sequestro delle varie attività alberghiere accomunate dalla citata denominazione (insieme al Giardino Eden di Ischia e all’hotel La Scogliera di Forio). Sequestro ordinato dai Sostituti Procuratori della Repubblica,  le Dottoresse Persico, Rametta e De Pasquale. Le contestazioni che hanno dato origine ai sigilli riguardano la natura degli scarichi alberghieri, o meglio, la loro classificazione giuridica. Infatti la faccenda si è andata progressivamente complicando proprio su tale piano. Sotto la denominazione di Sorriso Thermae Resort & Spa convivono due strutture differenti, anzi tre, a voler considerare un ulteriore nucleo. Differenti per proprietà, per licenze, per impianti di depurazione e condotte fognarie e quindi differenti autorizzazioni  in materia di scarichi. Invece, secondo l’accusa, come spiegammo due giorni fa su queste colonne, le varie attività vanno considerate come un insediamento unitario col risultato che il totale dei posti letto di ciascun albergo finisce per superare il limite massimo dei 240 posti entro il quale è richiesto un determinato tipo di autorizzazione, quello per civili abitazioni: una volta oltrepassato quel numero (come avverrebbe ove si considerassero le strutture come un’unica attività) non si sarebbe più in presenza di scarichi assimilabili a quelli delle civili abitazioni, cioè domestici, ma di scarichi che, pur non essendo classificabili come rifiuti speciali, sarebbero da considerare come scarichi di struttura industriale. Diventerebbe quindi necessaria una particolare autorizzazione da parte dell’Ato (Ambito territoriale ottimale). Per scongiurare gli effetti del sequestro, i titolari si erano rivolti al Tribunale del Riesame, che tuttavia come alcuni ricorderanno ha rigettato l’istanza, confermando la misura.

Ma la faccenda si complica nel momento in cui, dopo un secondo sopralluogo effettuato a pochi giorni di distanza, è arrivato il ritiro delle autorizzazioni Ato, proprio in conseguenza delle ambivalenti interpretazioni sopra descritte. Stavolta il ricorso dei titolari è stato indirizzato al Tar, per chiarire l’effettiva situazione di autonomia delle strutture che compongono il Sorriso Resort. Il responso è arrivato ieri, ma si è trattato di una decisione del tutto ambigua, che getta nello sconcerto i titolari: sembra infatti che il Tribunale amministrativo della regione Campania, pur concedendo la sospensiva del ritiro delle autorizzazioni Ato, ritenendole dunque valide, e dunque non è necessaria l’autorizzazione unica ambientale (Aua), non ha comunque inteso dissequestrare la struttura, fissando un termine di proroga, al 4 dicembre, per lo sgombero delle strutture. Una prospettiva, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, nerissima per le sorti delle attività colpite dal provvedimento. In queste ore, i legali di fiducia dei titolari cercheranno di fare il punto della intricata situazione per allestire le prossime mosse: il tempo stringe.

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