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Santa Restituta e la Madonna delle conchiglie, arriverà mai un premio per Capossela?

di Isabella Puca

LACCO AMENO – Di tradizioni ne è piena l’isola, in modo particolare quelle affidate ai Santi protettori come San Giovan Giuseppe e Santa Restituta, hanno da sempre creato un alone di sacralità lungo tutto il profilo dell’isola verde che colpisce, di anno in anno, non solo gli ischitani, ma anche gli “stranieri”. È accaduto che nel 2011 un artista del calibro di Vinicio Capossela, cantautore italiano ampiamente riconosciuto nel panorama musicale internazionale, sia rimasto particolarmente colpito da una storia, quella della nostra santa patrona Restituta che, in questi giorni risplende d’oro acclamata dagli ischitani devoti. Lungo il corso dell’anno precedente, infatti, era l’ottobre del 2010, Capossela e il regista sonoro TaketoGohara, registrarono alcuni brani a 80 metri d’altezza, su, nel nostro Castello Aragonese, raccogliendo la magica atmosfera fuori dal tempo, l’odore del mare e le tradizioni dell’isola. Quest’ultime, in modo particolare, colpirono nel profondo l’artista che scrisse, in una sola notte, una canzone il cui testo è incentrato proprio sulla Santa che si festeggia in questi giorni a Lacco Ameno.

Il brano, dal titolo “La Madonna delle Conchiglie” è contenuto nel disco “Marinai, profeti e balene” che nel 2011 venne presentato nella Cattedrale diroccata del Castello Aragonese lì, dove tutto ebbe inizio. “La Madonna delle conchiglie è arrivata restituita dal mare”, canta così Vinicio Capossela in quella canzone che riporta l’intera storia di Santa Restituta, restituita dal mare senza identità, proprio come i tanti profughi accolti dalle nostre coste, “e di un fuggiasco così come era ne abbiamo fatto la madonna nera”. Mentre Capossela canta, la melodia sembra essere quella della banda che suona a festa per le strade del centro cittadino, tra trombe, tamburi e contrabbasso. Chi ascolta la canzone sembra rivedere la scena della suggestiva processione; è la madonna dei naviganti che, sulla barca ornata di conchiglie e fiori, accompagnata dalle onde del mare, benedice chi si avventura giungendo a riva acclamata dalla fanfare. Capossela la descrive vestita con drappi azzurri, con uno sguardo dolce, lontano, lo sguardo dolce e po’assente di chi ha navigato tanto.

La madonna delle conchiglie diventa così una statuetta restituita dalle onde del mare che ti guarda muta, con il suo volto tinto di un altro colore, e che viene raccolta dal mare da un altro popolo, quello che l’ha accolta e fatta santa. Questa storia fortemente suggestiva riportata in musica da Capossela non è stata recepita, però, come si doveva. In un modo o nell’altro, l’artista, affascinato dalla nostra isola, ne ha restituito immagini in musica che hanno fatto il giro del mondo, riportando un ritorno d’immagine non solo per la sua arte, ma anche e soprattutto per Ischia. Tuttavia, molti ischitani, nonostante siano trascorsi ormai sei anni, ignorano del tutto questa testimonianza artistica comprese le amministrazioni che avrebbero potuto farsi vanto di questa bella immagine.

Da sempre, artisti di ogni genere, hanno scelto l’isola d’Ischia per trarre ispirazione per le loro opere, siano esse musicali, vedi tra i tanti Sir William Walton, che artistiche e qui, tra cinema, arte e letteratura, l’elenco si allunga di molto. Basti pensare al cenacolo letterario creatosi tutt’intorno al bar Internazionale di Maria Senese per avere più di un chiaro esempio. Dunque, sarebbe stato opportuno dare un riconoscimento a un artista come Vinicio Capossela, una cittadinanza onoraria magari che è arrivata in passato a personaggi come Sal Da Vinci o Roberto Casari, sospesa poi a quest’ultimo dopo l’inchiesta sulla metanizzazione a Ischia. Se l’abbiamo data a loro, siamo forse ancora in tempo per consegnarla a Vinicio Capossela, riconoscendo all’artista l’affetto avuto per la nostra isola e le sue tradizioni che, se ben valorizzate, riescono ad attirare turisti da ogni dove molto meglio di quanto possa fare uno spot patinato.

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