CRONACAPRIMO PIANO

Acciuffato a Ischia un “mago” del furto

In due mesi il 50enne napoletano Giuseppe D’Ambrosio aveva commesso una serie impressionante di furti. E utilizzato carte di credito rubate per fare acquisti. Senza fissa dimora, nei suoi confronti era stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare: la polizia lo ha beccato ed arrestato a sull’isola assicurandolo alla giustizia

Era un consumato truffatore e aveva scelto l’isola verosimilmente come “buen retiro” o magari soltanto temporaneamente prima di indirizzarsi altrove. Ma sul suo capo pendeva un’ordinanza di custodia cautelare ed alla fine ad acciuffarlo ed assicurarlo alla giustizia – al termine di un’indagine meticolosa prima e un’operazione studiata nei minimi dettagli poi, per impedire che potesse sfuggire alla cattura – sono stati gli agenti del commissariato di polizia di Ischia, guidati dal vicequestore Ciro Re. Ad aver scelto Ischia come propria meta prediletta è stato il cinquantenne Giuseppe D’Ambrosio, nato a Napoli ed attualmente senza fissa dimora. Nei suoi confronti il gip Maria Rosaria Aufieri ha disposto la misura restrittiva che prevedeva la traduzione nel carcere napoletano di Poggioreale dove l’uomo è stato tradotto una volta espletate le formalità di rito presso gli uffici di via delle Terme. D’Ambrosio deve rispondere del reato di furto aggravato in concorso con due soggetti tuttora ignoti: l’uomo si introdusse tempo fa all’interno dei camerini del Teatro San Carlo di Napoli dal quale portò via una piccola somma di denaro contante e due carte bancomat che vennero asportate dalla borsa di una donna oltre che di una carta di credito di un’altra persona. Tutto questo avvalendosi di mezzo fraudolento attraverso il quale era riuscito a eludere il controllo elettronico degli ingressi al Teatro. E’ ritenuto poi responsabile anche di violazione dell’art. 493 ter c.p. (indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti) perché sempre in concorso con ignoti “in tempi e modi diversi, in esecuzione del medesimo disegno criminoso, dopo aver commesso il fatto di cui al capo a) ed essersi appropriato degli strumenti di pagamento, effettuava numerosi pagamenti con le predette carte.

Il vicequestore Ciro Re

Ma non è tutto perché a dimostrazione del professionista che si trovava sulla nostra isola ci sono anche altri episodi. Giuseppe D’Ambrosio deve rispondere ancora di furti aggravati per episodi distinti. In un caso si è introdotto presso il deposito bagagli dell’Hotel Excelsior sottraendo uno zaino al cui interno si trovavano oggetti di valore come una telecamera, un laptop marca Apple, un paio di occhiali da vista, un cellulare Iphone). Ancora da un negozio di Napoli aveva sottratto un Iphone e la somma di 400 euro in contanti. E poi ancora occhiali da sole in un negozio, un altro telefono cellulare e altri “colpi” più o meno da maestro. Una serie di transazioni effettuate dall’uomo e l’ausilio di videocamere di sorveglianza aveva consentito agli investigatori di identificarlo in Giuseppe D’Ambrosio, già noto alle forze dell’ordine perché gravato da pregiudizi penali per reati contro il patrimonio. Nella sua applicazione della misura cautelare in carcere il gip osservava che “ricorrono gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati sub a): trattasi di due reati avvinti sotto il vincolo della continuazione ed in tal senso deve riqualificarsi la condotta di cui all’imputazione provvisoria, atteso che sono state sottratte cose appartenenti a due persone offese… nel caso di specie l’indagato ha sottratto le carte di pagamento da due distinte borse, riconducibili pertanto a distinti detentori”.

Il teatro San Carlo di Napoli

Sempre il gip rimarcava come nei confronti dell’indagato “sussistono le esigenze cautelari perché per la sua personalità, quale emergente dalle modalità e circostanze dei fatti in contestazione, nonché dai suoi plurimi precedenti penali specifici, sussiste concreto ed attuale pericolo che il predetto commetta altri delitti della stessa specie di quelli per cui si procede. Le modalità operative delle azioni delittuose sono chiaramente indicative dell’attitudine a reiterare, senza alcuno scrupolo, analoghe condotte. Trattasi non già di episodi isolati, ma di fatti che rivelano una professionalità nell’agire ed una sistematicità della condotta”. E poi ancora: “Significativo è il dato della commissione dei fatti in contestazione in un breve arco temporale, inferiore a due mesi, che palesa la tendenza dell’indagato a reiterare continuamente le condotte furtive. Alla luce di quanto esposto, appare evidente la significativa pericolosità sociale del prevenuto. Unica misura idonea a soddisfare le esigenze cautelari sopra evidenziate appare essere quella della custodia in carcere, apparendo misure meno afflittive palesemente inadeguate”.

Contemporaneamente il gip escludeva la possibilità di poter concedere all’indagato il beneficio degli arresti domiciliari, vuoi perché per la sua natura “criminosa” non sarebbe stato garantito il rispetto della misura restrittiva e vuoi perché Giuseppe D’Ambrosio risultava essere senza fissa dimora e dunque sprovvisto della disponibilità di un idoneo domicilio. Ecco perché quando è stata emessa l’ordinanza di custodia cautelare è scattata una vera e propria caccia all’uomo perché di fatto non avendo un domicilio il cinquantenne napoletano poteva trovarsi altrove. Lui, pensando di poter essere più al sicuro, aveva scelto la nostra isola. Un luogo circondato dal mare e dal quale per ovvi motivi è sempre più difficile allontanarsi, ma che evidentemente riteneva più sicuro rispetto a Napoli e alla terraferma. Quando in commissariato hanno avuto la percezione che si trovasse su questo ameno scoglio hanno atteso il momento giusto per bloccarlo e assicurarlo alla giustizia. Il suo domicilio, almeno temporaneo, è diventato così il carcere di Poggioreale.

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