POLITICAPRIMO PIANO

Addio Pd, Giosi Ferrandino aderisce al Terzo Polo

E’ ufficiale il passaggio dell’europarlamentare all’area politica che vede come leader Calenda e il “suo” Matteo Renzi. Nella nota di commiato dal Partito Democratico non mancano le accuse per aver tradito valori e obiettivi e per il mancato “mea culpa” post elezioni politiche. Ma di fatto siamo davanti anche a una scelta obbligata

Sono passati più di due mesi da quando Il Golfo in prima pagina titolava “I promessi sposi”, facendo riferimento alle nozze ormai imminenti e sancite tra Giosi Ferrandino e Matteo Renzi, leader di Italia Viva, una costola del cosiddetto Terzo Polo. Qualcuno storse il naso ma era tutto già scritto e deciso, era soltanto questione di tempo. Quel tempo adesso è arrivato e l’eurodeputato Giosi Ferrandino ha deciso di salutare quel Partito Democratico con la cui casacca è arrivato fino a Bruxelles. Giosi ha motivato la sua decisione con una lunga dichiarazione nella quale spiega di non aver consentito l’immobilismo post elezioni politiche e tutto sommato ci può stare. Ma la fuga dal Pd è di fatto determinata da una serie di altri fattori: la corrente renziana all’interno del partito non esiste più, Lello Topo non è stato rieletto, Guerini non ha più peso specifico e con questi presupposti anche la ricandidatura alle europee nel 2024 sarebbe stato qualcosa di complesso. Meglio allora cambiare aria e abbracciare quel leader e quella fazione politica che comunque di fatto lo rappresentava non da oggi al netto della casacca che si indossava.

Elezioni: Renzi, il Terzo polo ha il vento in poppa

Così ha scritto Giosi Ferrandino per salutare il Partito Democratico: “I motivi di una scelta molto sofferta ma come sempre sincera. A cosa è servito lo sfogo di Zingaretti al momento delle sue drammatiche dimissioni? A cosa sono serviti gli applausi che ha scatenato quell’accorato appello? A cosa è servito il lavoro di sintesi per dare una guida al Partito nel momento di maggiore crisi degli ultimi anni? A nulla. È come se non fosse mai accaduto. Come se nella stanza dei bottoni del Pd ci sia una sorta di formula alchemica che, come per magia, accelera o rallenta il tempo con sempre un unico e solo intento, quello di cancellare ogni cosa passata in modo che tutto rimanga uguale a se stesso, immobile in maniera gattopardesca. Eppure questa volta io mi ero illuso che dopo la sonora sconfitta alle Politiche di settembre ci sarebbe stato uno scatto di reni, una reazione orgogliosa di rilancio, che avrebbe consentito al nostro popolo di riacquistare fiducia e fiato per riempire le piazze contro questo governo. Era necessario per far capire che la lezione (finalmente) era stata assimilata, che si voleva una svolta. Il mio ‘schema’ personale era: Congresso immediato, nuova guida del partito e soprattutto nuova linea politica. Ragionevole, no? Invece no, la pozione alchemica ha fatto il suo lavoro: si è preso tempo impantanando tutto. Si è analizzata la sconfitta, ragionando su come, tutto sommato, il risultato non era proprio una sconfitta e che era colpa degli altri se avevamo perso. Per non andare troppo lunghi, lo spirito di autoconservazione dei pochi ha messo a tacere il grido dei tanti”.

Quello del già sindaco di Casamicciola e Ischia è un vero e proprio atto d’accusa che prosegue così: “Si è deciso di tergiversare, di fare melina. Un insulto all’intelligenza di molti solo per far decantare la sconfitta e permettere ai pochi di non perdere le redini del partito. Mi sono chiesto spesso, in queste settimane, cosa mi accomunasse al PD, a questo PD. Anche alla luce della mia storia, della mia provenienza politica. La risposta, alla fine, è stata disarmante: a parte i suoi militanti, quelli che ogni giorno alzano le serrande delle poche sezioni rimaste aperte, a parte i suoi amministratori, in trincea ogni giorno per difendere gli interessi dei cittadini per dare risposte ai mille problemi del quotidiano, ai miei colleghi della delegazione di Bruxelles non ho più nulla da condividere con questo Partito. Qual è la linea su temi come Giustizia, Ambiente, Lavoro, Scuola? Banalmente: non c’è alcuna linea, ognuno ha la sua! Ci si limita a rincorrere le posizioni di altri, a cominciare dal M5S.

Questi maestri del camufflage neanche ci vogliono stare con noi, ma chissà per quale strano motivo noi li abbiamo trasformati da movimento populista a espressione del riformismo, modello a cui tendere per vincere! Ma su di me la pozione alchemica non fa effetto e io non dimentico. Non dimentico le umiliazioni subite dal segretario Bersani, sbeffeggiato in diretta streaming. Non dimentico la violenza verbale contro di noi, non dimentico i suoi principali esponenti felici di averci rappresentato come una piovra. Non dimentico il fango e le accuse, le continue bullizzazioni mediatiche. Non dimentico Di Maio fuori il tribunale di Napoli inveire contro il PD, lo stesso Di Maio che, nonostante non avesse abolito la povertà, poi mi sono trovato candidato nelle liste del PD. Oggi sento dire che solo alleandoci con il M5S riusciremo a governare. Capite? Il punto è, cari amici, che non si deve governare per forza, ma questo PD sembra non capirlo, anzi non sembra proprio accettarlo. Si governa quando le idee, le prospettive, convincono l’elettorato a darti la maggioranza, punto. Vocazione maggioritaria vi ricorda qualcosa?”.

Giosi è un fiume in piena e continua il suo atto d’accusa: “Abbiamo perso contatto e affinità con l’elettorato perché oggi il PD non è più custode di nessuno dei valori su cui è stato fondato. Ecco, per queste ragioni io ho deciso di andare via”. Poi l’annuncio, fin troppo scontato: “Aderisco al Terzo Polo, quel laboratorio messo su da Calenda e Renzi e che oggi offre una prospettiva nuova a chi, come me, crede nel riformismo come strumento di trasformazione della società. È una sfida nuova, stimolante, che mi farà ritornare l’entusiasmo che il PD mi ha fatto perdere. C’è un partito da costruire, soprattutto al Sud, e sarà questa la mia missione nei prossimi mesi. Abbiamo una classe dirigente composta da amministratori che non trova più riferimenti ed è con loro che proverò a costruire un dialogo, affinché il Terzo Polo possa diventare la loro nuova casa. Saluto con affetto e ringrazio dal profondo del mio cuore i tanti amici del PD con i quali in questi anni ho condiviso tante battaglie.

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Chissà, magari presto potremo continuare a lavorare insieme, ma per me, è arrivato il momento di andare avanti e di provare a scrivere una nuova storia personale e di popolo. Con l’Europa ed il Sud nel cuore”. E adesso si apre una nuova pagina, con tutto quello che ne consegue (anche) a livello locale. Ma per l’analisi accurata vi rimandiamo alle prossime edizioni del nostro giornale.

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