LE OPINIONI

L’analisi di un noto avvocato isolano Bruno Molinaro: «La misura tutela la collettività»

Abbiamo parlato con Bruno Molinaro, avvocato molto conosciuto dell’isola che si è espresso favorevolmente nei confronti dell’obbligatorietà del Green pass: «Sono assolutamente d’accordo. I luoghi di lavoro come fabbriche, uffici giudiziari, studi professionali, ristoranti, ecc. sono – di norma – caratterizzati da intensa presenza antropica. E dove c’è gente è fuor di dubbio che debba essere garantito non solo il diritto alla salute del singolo lavoratore ma anche quella di coloro che, per una ragione o per un’altra, sono costretti ad accedere al luogo di lavoro. Alla base della misura introdotta dal Governo vi è, dunque, un’esigenza di tutela dell’interesse della collettività, che trascende ovviamente l’interesse individuale». L’avvocato si è poi soffermato sulla legittimità del provvedimento in materia giuridica: «Ritengo personalmente che la misura varata non presenti alcun problema di legittimità costituzionale soprattutto perché trattasi di provvedimento avente efficacia transitoria, in quanto destinato a fronteggiare una situazione eccezionale come l’emergenza pandemica. Oltretutto, la nostra Costituzione garantisce, all’articolo 32, il diritto alla salute, che, in un momento di rischio elevato di contaminazione come quello attuale, è un valore preponderante, tale da prevalere su qualsiasi altro interesse pubblico anche se di ‘pari dignità’ in condizioni normali. In questi casi l’interesse pubblico protetto e prevalente è sicuramente la salute collettiva. È, quindi, ammissibile e costituzionalmente legittimo limitare la libertà di chi non intende sottostare all’obbligo di protezione». Bruno Molinaro ha poi affrontato il tema che vede l’Italia apripista in Europa nell’estensione del certificato verde: «Mi sono fatto l’idea che l’Italia, almeno su questo versante, sia più avanti di altri paesi sul piano della tutela di un interesse come quello della salute pubblica, che ritiene evidentemente un interesse primario e sovraordinato rispetto ad altri interessi, di certo recessivi, come ho già detto, nell’attuale momento di rischio. L’Inghilterra, in particolare, mi sembra molto indietro rispetto a noi e la sua rinuncia al certificato verde rasenta – a mio avviso – l’irresponsabilità anche alla luce del fatto che, secondo una recente statistica nazionale del Regno Unito, il numero dei contagi è 26 volte più alto di quello registrato l’estate scorsa. Un plauso va alla Scozia che è di avviso contrario rispetto agli inglesi. In quel paese, infatti, il green pass entrerà in vigore ad ottobre». Ha concluso con una riflessione sulle sanzioni e un auspicio sul futuro: «Le sanzioni applicabili sono, a mio avviso, dolorose ma necessarie a garantire l’applicazione della nuova norma. D’altronde, non è previsto il licenziamento del lavoratore. Trattasi di rimedi utili per completare la campagna vaccinale e mettere in sicurezza il paese senza compromettere, al tempo stesso, i posti di lavoro. Infine, voglio dire che sono fiducioso che tale misura ci porterà verso una vaccinazione completa della popolazione. Gli italiani stanno dando prova di grande senso di responsabilità e, a parte le proteste di alcuni, assolutamente lecite e comprensibili in un paese democratico come il nostro, hanno sin qui dimostrato una non comune sensibilità per un valore condiviso come quello della salute pubblica».

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