LE OPINIONI

Sotto Tiro di Mizar La solitudine dei numeri primi.

Stanno zitti quelli che dovrebbero sentire il bisogno civico di esprimere le proprie idee in una isola in questo periodo più depressa del solito. Stanno zitti la maggior parte dei professionisti che ancora arrangiano qualche beneficio dalle pubbliche amministrazioni. Stanno zitti i figli i cui padri sono riusciti a mettere da parte un po’ di soldini in tempi migliori e che loro usano per sopravvivere. Stanno zitti i pensionati e chi ha un posto assicurato dallo Stato. Ma stanno ancora più zitti quei pochi intellettuali esistenti nell’isola che dovrebbero suscitare nella gente il senso di ribellione democratica alle grandi nefandezze a cui un sistema di potere ci tiene imbrigliati. Stanno zitte le autorità di controllo nelle quali tanti cittadini pensavano di aver delegato il controllo legale dei ladri.

Parlano pochi giornalisti che si sentono stretti nella loro mancanza di libertà seguiti da altri pochi che cercano per altre vie di raggiungere l’obbiettivo di raggranellare qualche speranza. Parlano a vanvera i seguaci, sui social media, degli amministratori locali che ad oltranza ne sposano le cause perse per puro clientelismo. L’omologazione al peggio è quello che emerge dalle attività di pensiero che vengono espressi in pubblico. Avremmo bisogno di sognare in questo periodo senza dimenticare di essere vicini a chi soffre per i danni provocati da questa pandemia. Avremmo bisogno di proiettarci oltre, immaginando una isola da ricostruire per la felicità futura di noi isolani e di quelli che verranno a visitarci come turisti. Come uscire da questa catalessi che sta portando via quel poco di buono della storia del nostro passato?

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