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Caserma della Forestale a Casamicciola: game over?

DI FRANCESCO FERRANDINO

ISCHIA. Sono in molti fra gli addetti ai lavori a non avere dubbi: il processo per la costruenda Caserma della Guardia Forestale nel  bosco di Casamicciola può considerarsi ormai caduto sotto la mannaia della prescrizione. Stamane è in programma, presso il Tribunale di Napoli, l’ennesima udienza di un processo che è sostanzialmente ripartito da zero la scorsa primavera, dopo vari anni dal rinvio a giudizio degli imputati.  Tra di essi figurano Donato Carlea, ex direttore generale alle opere pubbliche di Campania e Molise, Domenico Parracino, titolare della ING Lombardi, ditta che ha eseguito i lavori, l’architetto Liviana Nicoletta Buono, responsabile del procedimento, difesa dall’avvocato Centrangolo, oltre al sindaco di Ischia Giosi Ferrandino e l’architetto Silvano Arcamone, che all’epoca dei fatti erano rispettivamente sindaco e dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Casamicciola, difesi dall’avvocato Gennaro Tortora. Entrambi, Ferrandino e Arcamone, puntano comunque a una esplicita decisione del giudice, convinti della propria assoluta estraneità alle accuse della Procura. Tutti gli imputati sono chiamati a rispondere di quello che da molti fu definito lo “scempio della Maddalena”: il progetto di costruzione della Caserma costò infatti l’abbattimento di vari alberi nell’omonimo bosco, dove furono poste le fondamenta dell’edificio. L’estate scorsa i Verdi, tramite il consigliere regionale Borrelli, denunciarono il pericolo del disfacimento di tale piattaforma di cemento armato, paventando ulteriori danni ambientali. Lo scorso 29 settembre il maresciallo della Guardia di Finanza, Varlese, illustrò la genesi delle attività d’indagine sulle direttive della Procura, dopo i veti posti dalla Soprintendenza nel 2009 all’inizio dei lavori su quella che era un’area sottoposta a vincolo, e quindi interdetta a ogni attività edilizia. Oggi invece dovrebbe essere il turno del geometra Francesco Conte, che da oltre un anno, per i motivi più svariati, è riuscito sempre a evitare la comparizione in tribunale per chiarire gli interrogativi delle parti circa il posizionamento della Caserma e soprattutto la corrispondente famigerata “particella” catastale. Nonostante gli sforzi delle parti, che puntavano a una decisione del Tribunale in tempi rapidi con un serrato calendario d’udienze, lo scorso dicembre il giudice titolare del processo, il dottor Nicola Russo, venne trasferito alla prestigiosa Scuola Superiore di Magistratura, circostanza che di fatto vanificò un anno di udienze. Il processo è infatti ripartito lo scorso febbraio dinanzi al giudice Occhiofino, e come largamente previsto gli atti di causa non sono stati rinnovati: in pratica si è ricominciato da capo, con la prescrizione che ormai sembra ineluttabile per gran parte dei reati contestati: quello edilizio, quello paesaggistico-ambientale, oltre al falso ideologico.

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