CRONACA

Il Tar lascia chiuse le scuole, la Mazzella: «Paga chi ha rispettato le misure»

Bocciato anche il ricorso bis ce c’è amarezza anche sull’isola. Le parole della dirigente scolastica dell’istituto comprensivo “Anna Baldino” di Barano: «Se chiude solo la scuola questo sacrificio potrebbe essere vano»

Le scuole restano chiuse. Anche le primarie e quella dell’infanzia. Lo ha deciso il Tribunale Amministrativo della Campania che ha respinto i ricorsi contro le ordinanze del Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nella parte in cui dispone “la sospensione delle attività didattiche in presenza per la scuola primaria” e “la sospensione dell’attività in presenza nelle scuole dell’infanzia”. La bilancia, quindi, pende ancora una volta dal lato dell’interesse al contenimento della diffusione del coronavirus.

I giudici della Quinta Sezione del Tar della Campania hanno rigettato la richiesta, da parte di alcuni genitori, di sospensione dell’ordinanza del presidente Vincenzo De Luca con cui è stata confermato lo stop della didattica in presenza fino al 14 novembre anche dopo il Dpcm. I genitori, nell’impugnare il provvedimento del governatore, hanno evidenziato come l’ultimo Dpcm del Governo «pur disponendo misure variamente restrittive, modulate per fasce di gravità riferite ai diversi territori regionali, ha comunque fatta salva la didattica in presenza per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione, finanche per le Regioni attualmente classificate in zona ‘rossa’, tra le quali non è, allo stato, compresa la regione Campania». Per i giudici, però, l’interesse per la salute pubblica è prevalente. L’ordinanza regionale, si legge nella sentenza, trova «fondamento nella aggiornata istruttoria circa l’andamento del contagio su scala regionale» ed è motivata «sul rilievo della persistente emergenza sanitaria, sul verificato effetto moltiplicatore dei contagi connessi a positività nelle fasce in età scolare e sul prevedibile impatto sul Sistema Sanitario Regionale, tenuto conto della peculiare densità abitativa del territorio regionale e del deficit di personale sanitario in servizio attivo e, quanto alla idoneità della misura adottata, del riscontrato aumento dei casi di positività al Covid 19 in ambito scolastico». Un effetto moltiplicatore che per i giudici avrebbe anche «prospettive di ‘delocalizzazione’ dei pazienti». Non regge, dunque, la richiesta dei genitori che avevano invocato la riapertura degli istituti. Per i giudici non è dimostrata l’impossibilità «di contemperare le attività lavorative degli esercenti la potestà genitoriale con l’assistenza familiare nei confronti dei figli minori». Inoltre, non risulta compromesso, ad avviso della magistratura amministrativa, il diritto allo studio (anche invocato) con le attività scolastiche che sono assicurate «con metodiche alternative rispetto alla didattica in presenza».

LE VOCI DELL’ISOLA D’ISCHIA

Fino al 14 novembre è confermata la chiusura delle scuole e la didattica a distanza anche per le scuole dell’infanzia e di primo grado.  «Un provvedimento che ci aspettavamo», conferma Maria Rosaria Mazzella dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo ‘Anna Baldino’ di Barano. Ed argomenta: «L’individuazione delle aree e l’attribuzione di un colore e quindi delle restrizioni è frutto di un algoritmo. In Campania siamo zona gialla perchè abbiamo una maggiore capacità di ricoveri da parte delle strutture ospedaliere. Ma stando alla lettura dei dati dei bollettini che ogni giorno vengono emanati, la situazione è molto preoccupante. Cioè zona gialla non deve essere intesa come non presenza del virus». La preside ammette: «Lo dico con una stretta al cuore: probabilmente sarebbe stato più efficace chiudere per un mese tutto e tutti e riaprire con tutte le cautele del caso prima del Natale sia consentendo il ritorno in classe degli alunni che per consentire un po’ di respiro alle attività economiche. Credo che probabilmente sia meglio fare un sacrificio ora e non arrivare a situazioni peggiori. Lo dico con rammarico perché se osserviamo per strada, ad esempio il lungomare di Napoli, mi fa tristezza pensare che la scuola resta chiusa solo perché altrove si continua ad uscire e c’è gente ancora senza mascherina. Il problema non è la scuola in sé che ha assunto tutte le misure di sicurezza».

E qui l’affondo: «Come insegnanti ce la stiamo mettendo con la didattica a distanza, ma soprattutto per i bambini delle prime classi è davvero difficile. I bambini sentono la mancanza della scuola e si stanno adattando alla didattica a distanza. Anche per gli insegnanti è lo stesso». La dirigente dell’Istituto Comprensivo è amareggiata. «La rabbia è che non vedo questo processo di responsabilizzazione in modo generalizzato. Sembra che al momento siano chiuse solo le scuole e che siano il ‘capro espiatorio’ di tutto». Scuole che, alla luce dei numeri, difficilmente potranno riaprire in tempi brevi. «Vedo la meta lontana perché non si è intervenuti in modo massivo». «La verità- conclude la dirigente scolastica – è che stiamo chiusi solo noi tutto rischia di diventare inutile».

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