CRONACA

Carrello spesa, prezzi in crescita: ecco i prodotti che costano di più

Non pesano solo i rincari dell’energia, la mazzata principale arriva dai cambiamenti climatici che mettono in grave difficoltà la produzione agricola a causa della siccità

Caro energia e siccità, con il taglio dei. raccolti, spingono i prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande a un aumento complessivo medio del +10,2%. Aumento che ha costretto gli italiani a tagliare gli acquisti in quantità nel carrello della spesa. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti, sui dati Istat relativi all’inflazione ad agosto rispetto allo stesso mese dell’anno precedente con +8,4%. Il balzo dell’inflazione costerà alle famiglie 564 euro in più solo per la tavola nel 2022, secondo le proiezioni della Coldiretti. I prezzi di frutta e verdura aumentano su base annua del +9,7%, anche per effetto delle speculazioni che sottopagano le produzioni agli agricoltori e fanno triplicare i prezzi dell’ortofrutta dai campi alla tavola. Il risultato è un taglio degli acquisti dell’11% in quantità rispetto allo scorso anno, riducendo in particolare zucchine del 16%, pomodori del 12%, patate del 9% le patate, carote del 7% le insalate del 4%, mentre per la frutta si registra un calo dell’8% per le arance

Una situazione destinata ad avere un impatto sulle famiglie più deboli che riservano una quota rilevante del proprio reddito all’alimentazione. Ma l’aumento dei costi colpisce duramente anche l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne, dove si registrano impennate anche a tripla cifra per concimi (+170%), mangimi (+90%) e gasolio (+129%). Da quanto indica l’Istat, diffondendo la stima provvisoria dei prezzi al consumo ad agosto, i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona ad agosto crescono del 9,7% (dal precedente +9,1%), un aumento che non si osservava da giugno 1984. A rallentare sono invece i prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,7% a +7,8%)

L’impennata, secondo le associazioni della distribuzione, ancora è solo in parte ricaduta sui consumatori finali e, se non si interviene, è destinata ad accentuarsi e porterà molte imprese alla chiusura.  Ma a pesare sul prezzo dei prodotti non è solo il costo  dell’energia. A rendere l’impatto ancora più pesante è anche il cambiamento climatico che sta mettendo in ginocchio le produzioni agricole a causa della siccità. Secondo Marco Pedroni, presidente di Coop Italia, “dal 2019 al  2023 solo per la moderna distribuzione, il costo dell’energia  è passato da 1,5 miliardi a quasi 6 miliardi, stiamo parlando di più del 300%. In termini di proporzione con le vendite, l’energia pesava un punto e mezzo sulle vendite della distribuzione, nel 2022-23 peserà fino a 5 punti. È tantissimo, perché la grande distribuzione ha un utile netto medio del settore che non supera 1 punto e mezzo. Se l’energia pesa 4-5 o 6 punti vuol dire che vanno in rosso i conti economici delle imprese”. Il problema sarebbe serio anche per i consumatori perché, prosegue ancora Pedroni, “aumenteranno ulteriormente i prezzi”. La distribuzione “per ora ha trasferito solo una parte degli aumenti dei prezzi che l’industria ci ha trasmesso attraverso i listini, ma a quella parte che ha trasferito sui consumatori si dovrà aggiungere un pezzo di energia che pesa dai 2 ai 3,5 punti. Il problema è anche l’impatto che si avrà sui consumatori finali che vedranno un’inflazione da costi che erode il loro potere di acquisto”.

Secondo Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, “la situazione è molto grave: il 30% del totale dei costi di un punto vendita sono assorbiti dall’energia” e “rischieremo di vedere molti negozi che chiudono. La nostra struttura industriale e commerciale è caratterizzata da imprese con una bassa patrimonializzazione: saranno le prime che andranno in grave difficoltà”. C’è quindi, secondo Pugliese, la necessità di “un intervento strutturale nel nostro paese per garantirci un approvvigionamento differente di gas e una rigassificazione”. “Si è arrivati a questa situazione perché ci sono stati eventi imprevedibili”, spiega poi il vicepresidente di Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, sottolineando che “sono a rischio chiusura 120mila imprese del terziario, da qui al primo semestre 2023, e 370mila posti di lavoro”. l secondo rischio, prosegue, “è quello di un calo dei consumi che si trascina con sé l’impossibilità di gestione del debito pubblico”. Dalla distribuzione arriva unanime la richiesta al governo di risposte certe ed efficaci in tempi rapidi.

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Rossy

Oh, Mio Dio. Leggere che gli aumenti hanno costretto gli italiani a tagliare gli acquisti nel carrello della spesa, proprio non si può sentire. Ma vi siete resi conto di come è andata quest’estate? Dopo 2 anni di covid si è scatenato un altro virus. Il virus di cerca un posto libero. Un’estate pienissima di gente. Spiagge, piscine, ristoranti etc etc stracolmi. Ma gli italiani cosa hanno tagliato allora, sti soldi ce li hanno o non ce li hanno?

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