Il Busto Reliquiario di S. Antonio di Padova “martello degli eretici” a Ischia

Dono della Madonna alla diocesi d’Ischia (a Lei consacrata dal grande Vescovo Pietro il 13 ottobre 2017) è l’imponente arrivo gremito di fedeli martedì scorso 12 febbraio del Busto Reliquiario di S. Antonio di Padova in pellegrinaggio per l’Italia, Europa e il mondo. Un arrivo imponente sul pontile d’Ischia Ponte verso la Cattedrale accolto ovviamente dai francescani col dinamico Guardiano Padre Mario Lauro, dal grande Vescovo mons. Pietro Lagnese e poi sempre in affollata processione verso il Convento di S. Antonio, con la partecipazione di tutte le Autorità civili e militari: il sindaco d’Ischia Enzo Ferrandino; il Vicequestore Alberto Mannelli Dirigente della Polizia di Stato; il Capitano Angelo Pio Mitrione, Comandante la Compagnia dei Carabinieri, e il luogotenente Michele Cimmino; il Tenente Gerardo Totaro Comandante della Guardia di Finanza; il Tenente di Vascello Andrea Meloni Comandante la Guardia Costiera; il Comandante dei Vigili Urbani Chiara Boccanfuso. Esordiamo dicendo di non confondere il senso storico ed evangelico della “lingua benedetta”, perché quella Lingua del Santo portoghese, morto a 36 anni ad Arcella nei pressi di Padova, era conosciuta come “MARTELLO DEGLI ERETICI”, un titolo che è doveroso sottolineare in tempi bui di falso ecumenismo e di fumo soffocante entrato nel tempio santo di Dio, come già denunciava il Papa San Paolo VI il 29 giugno 1972, un fumo d’apostasìa che infine (2 Tessalonicesi 2, 3) “rivelerà l’uomo iniquo, il figlio della perdizione…fino a sedere nel tempio di Dio (un falso papa, ndr), additando se stesso come Dio. Il Signore lo distruggerà con il soffio della sua BOCCA e lo annienterà all’apparire della sua venuta, l’iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina, perché NON HANNO ACCOLTO L’AMORE DELLA VERITA’ per essere salvi. E per questo DIO INVIA LORO UNA POTENZA D’INGANNO, PERCHE’ ESSI CREDANO ALLA MENZOGNA E COSI’ SIANO CONDANNATI TUTTI QUELLI CHE NON HANNO CREDUTO ALLA VERITA’, MA HANNO ACCONSENTITO ALLA INIQUITA’ “. E la incorrotta Lingua d’Amore immolato di S. Antonio ripete con San Paolo nei suoi ‘Sermoni’: “Perciò, fratelli, siate saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso così dalla nostra parola come dalla nostra lettera”(2Tes 2, 15). La coraggiosa e infaticabile predicazione fiaccò Antonio, che in diverse occasioni aveva dovuto farsi portare a braccia sul pulpito. Afflitto dall’idropisìa e dall’asma provocate da cardiopatia, per cui trovava a volte difficile anche il solo camminare (aveva tanto viaggiato ad evangelizzare!): venerdì 13 giugno 1231 si sentì mancare ad Arcella, nei pressi di Padova, invocando l’inno mariano da lui prediletto “O gloriosa Domina” e consumato morì a 36 anni. Il Papa Gregorio IX, che conosceva Antonio, avendo assistito alle sue prediche, in considerazione della mole di miracoli attribuitagli, lo canonizzò Santo dopo solo un anno dalla morte -il processo di canonizzazione considerato il più veloce della storia della Chiesa Cattolica- e il Venerabile Pio XII nel 1946 lo ha proclamato tra i Dottori della Chiesa Cattolica col titolo “Doctor Evangelicus”. Il linguaggio della sua predicazione, che in buona parte ci è stata tramandata nei “Sermoni”, era semplice, diretto, secco: “La natura ci genera poveri, nudi si viene al mondo, nudi si muore. E’ stata la malizia che ha creato i ricchi, e chi brama diventare ricco inciampa nella trappola tesa dal demonio”. E ancora: “La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere, e così siamo maledetti dal Signore, perché Egli maledisse il fico in cui non trovò frutti, ma solo foglie”.

*Pasquale Baldino – Responsabile e promotore diocesano Cenacoli Mariani, docente Liceo, poeta (email: prof.pasqualebaldino@libero.it)