CULTURA & SOCIETA'

Procida, la Graziella ora ha la forma di Amina

DI ARIANNA ORLANDO

La Graziella ha ora la forma di Amina, una ragazza diciassettenne che descriveremmo così: occhi come cave profonde di Nero Africa, flutti di volùte vaporosi attorno alle linee di viso lucenti, bocca sul volto incisa da un fiore. Andamento liscio e prolungato come quello di una semibreve e ondivaga come l’orlo della spuma di mare che si cuce, si scuce, si ricuce ai bordi di Procida. Dalla voce difficile, dai pensieri limpidi. “Come la Coricella”, dice lei stessa, “se dovessi dire a quale luogo di Procida io somiglio, direi che sono come la Coricella”. Sulla Coricella si stende la sera del 22 luglio densa come melassa , quando a Procida si è eletta la nuova Graziella nel nome di quella tradizione antica che, di anno in anno, a partire dal 1939 rende onore al personaggio dell’omonimo romanzo di Alphonse de Lamartine. Graziella è la donna autobiograficamente amante e amata dallo scrittore, costretta ad affidare il suo amore a delle lettere senza risposta fino a quando la prematura morte di lei ponga fine allo strazio di amare così profondamente e tanto perdutamente. La bellezza di Graziella, per sempre scolpita da De Lamartine nel suo romanzo, costituisce l’icona simbolica della bellezza procidana in cui ogni donna del luogo, venendo al mondo, tenta di riconoscersi. Ma non è solo l’avvenenza fisica il fascino di questa figura quanto la sua numismatica presenza di giovane e infantile creatura capace precocemente del più fedele e imperituro degli amori. Le donne procedano omaggiano di Graziella non solo la fisionomia mediterranea di cui sono fiere, ma soprattutto la mastodontica capacità di saldarsi nelle sue idee e nelle sue decisioni. 

La presenza dell’uomo amato non è per Graziella presupposto necessario alla perseveranza del suo amore: lei è capace di un sentimento dalla sostanza malleabile, capace di allungarsi fino a raggiungerlo ovunque si trovi. E forse, data la natura marittima dell’isola, dato conto del fatto che solo recentissimamente l’industria marittima sia stata conquistata anche da personale specializzato femminile, il mito di Graziella-fedelissima e imperturbabile- ha alimentato nell’animo delle procidane un istinto di empatia, comprensione e solidarietà nei confronti di Graziella che, come loro, attendeva il ritorno degli amati dal mare lontano. In questa dimensione di mito, romanzo e romanticismo, sullo sfondo di una Procida meravigliosa,  Amina Amalfitano ha rinnovato l’iconografia della Graziella adducendole stavolta anche la duplicitá culturale. Amina infatti è fieramente erede di due culture: una sudafricana e materna, l’altra paterna e procidana. La figlia di nord e sud, di due continenti, di un mare e di un oceano ha calcato il palco con altre ragazze dalla bellezza meravigliose e di cui si dice “sono i fiori di Procida”. Ad Amina che dice “essere la Graziella significa avere accolto profondamente una delle due culture da cui provengo” dedichiamo l’augurio di un futuro splendido, nel sole della sua Procida, nel mistero del suo Sudafrica, nel fiore delle sue aspirazioni molteplici come fiori di campo, forse nella giurisprudenza, forse nella psicologia. 

“Tutto purché tu sia felice.”

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