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De Siano confessa: «Se vince il centro destra, sarò commissario per la ricostruzione»

Partiamo da lontano ma non troppo e cioè dalle ultime elezioni amministrative di Ischia che hanno portato ad una serie di stravolgimenti, partendo dalla rottura dell’asse con Giosi Ferrandino. Poi c’è stata la vittoria di Enzo Ferrandino, la sconfitta di Gianluca Trani, quel ballottaggio mancato per poche centinaia di voti ed anche l’accusa nemmeno tanto velata che la lista di Forza Italia potesse e dovesse dare un contributo maggiore. A distanza di mesi, qual è la sintesi?

«Partiamo da cinque anni fa, da quando mettemmo su un’intesa col Partito Democratico per portare avanti un progetto comune. Che in quel determinato momento storico è fallito e io non ho avuto nessun problema a spiegarlo. Forse la colpa è stata anche la mia, fatto sta che quell’amministrazione non ha dato le risposte auspicabili al paese e noi ne abbiamo preso atto chiedendo scusa alla gente. Successivamente c’è stato il tentativo di dar vita a una coalizione in cui Forza Italia rappresentasse una componente importante. Ci siamo presentati all’elettorato, che ha sempre ragione, ed abbiamo perso. Oggi svolgiamo il nostro ruolo con dedizione, siamo forza di opposizione all’interno del consiglio comunale: abbiamo però dimostrato all’interno dell’assise di non voler svolgere un ruolo sterile e critico a prescindere ma anche costruttivo e propositivo. No alla pretestuosità, insomma, finiremmo col creare problemi non all’amministrazione ma al paese, cui invece vogliamo apportare solo giovamento».

Volendo continuare a mettere il dito nella piaga, cos’è mancato perché il risultato di maggio fosse diverso?

«Nei Comuni con una certa popolazione, quale Ischia, è innegabile che l’amministrazione uscente abbia sempre una marcia in più. Questo per tutta una serie di fattori, anche psicologici nei confronti dell’elettorato. Noi potevamo forse trasmettere in maniera più efficace e partendo in anticipo un messaggio di totale rinnovamento, su questo forse abbiamo peccato…».

C’è chi sostiene che in campagna elettorale avete pensato troppo a demonizzare chi aveva governato e troppo poco ad illustrare le vostre proposte. Una tesi da condividere?

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«Parto da un presupposto, quello secondo cui l’isola per come è organizzata, dal punto di vista amministrativo, è obsoleta. Ho sempre rimarcato, e non mi stancherò mai di farlo, che oggi sei amministrazioni comunali diverse non riescono a dare le giuste risposte alle esigenze dei cittadini. Bisogna rendersi conto che i tempi sono cambiati, e questo condiziona inevitabilmente ogni giudizio, per tornare alla tua domanda».

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Domenico De Siano oggi siede nei banchi della minoranza, ma prima che la campagna elettorale prendesse il via e si configurasse la scissione da Giosi Ferrandino è stato anche testimone del fatto che l’ex sindaco aveva cercato un candidato ovunque pur di non lasciare campo libero a Enzo Ferrandino. Che effetto fa oggi trovarselo con la fascia tricolore addosso?

«C’è un punto sul quale non si deroga, l’elettore non va mai preso in giro. Vedi, con il ruolo che ricopro oggi e l’esperienza politica che ho maturato e sto maturando, potrei interessarmi di tutto tranne che di Ischia e dell’isola in genere. La mia candidatura a consigliere comunale, credimi, è il gesto di un folle, nessun’altro in Italia lo avrebbe fatto perché c’era tutto da perdere e nulla da guadagnare. Ma io credo che in politica bisogna metterci la faccia, sempre. Io ho trattato con Giosi Ferrandino, e non l’ho mai nascosto, anche durante la campagna elettorale. L’ho fatto sulla scorta di presupposti politici, dicendogli che potevamo anche raggiungere un’intesa che non poteva prescindere dal fatto che il candidato sindaco fosse espressione della mia forza politica. Quando non si è riusciti a raggiungere un accordo su questo punto, allora ho creato l’alternativa. Perché io ero convinto che la risposta a quella fallimentare operazione politica realizzata in precedenza era rimediabile, naturalmente con una candidatura della nostra coalizione poteva andare in maniera diversa».

A posteriori, chi sarebbe stato il candidato ideale del centro destra?

«Il mio candidato? Semplice, sarebbe stato Domenico De Siano. Ho detto centinaia di volte che sarei stato disponibile a lasciar perdere l’esperienza politica che stavo facendo per dedicarmi all’attività amministrativa da primo cittadino. Insomma, in caso di accordo avrei lasciato il Senato: quella della politica nazionale è un’esperienza di vita che porto avanti, quella di sindaco d’Ischia non l’avrei affatto considerata come un passo indietro. In fondo non puoi fare tante cose contemporaneamente, se quando hai raggiunto certi obiettivi hai piacere nel fare attività politica sul territorio e questo ti appaga, allora non rappresenta certo una “diminutio”. Dinanzi a un bivio, ripeto, avrei dovuto fare una scelta e non avrei avuto dubbi a riguardo. Della mia intenzione, peraltro, avevo portato a conoscenza anche il presidente Silvio Berlusconi».

Perché Giosi Ferrandino si è opposto?

«Andrebbe chiesto a lui».

Hai parlato di Comune unico come di una necessità…

«Sul presupposto che a scegliere debba essere sempre il cittadino».

Che non sembrano così entusiasti.

«Per la verità allo stato dell’arte è giusto dire che i consigli comunali sono orientati in maniera diversa, non la gente. La differenza, consentimi, è tutt’altro che irrilevante».

Prima ancora, però, c’è bisogno di cambiare la mentalità della gente. In fondo il caso delle scuole e dei doppi turni è l’ennesimo episodio che manifesta come l’isola sia una comunità assolutamente spaccata e niente affatto coesa.

«Credo che il compito della politica sia quello di unire, anche in presenza di culture e opinioni diverse. Bisogna lavorare per raggiungere un’unione che rispetti le singole specificità. E’ il caso di ammettere che la politica questo ruolo non lo svolge. Mi piace raccontare un episodio che avvenne quando tanti anni fa sono stato sindaco di Lacco Ameno. Ricordo che quando all’ingresso del paese realizzammo quel parcheggio, fummo artefici di una innovazione: gli altri Comuni avevano le aree a pagamento esclusi i cittadini residenti all’interno di quel Comune. Io, invece, emisi un’ordinanza con la quale disciplinai la gratuità per i cittadini dell’intera isola, eliminando una anacronistica discriminazione. E’ chiaro che ci volle coraggio, così come ce ne vuole tuttora. E serve anche una crescita culturale, che però deve caratterizzare prima di tutto chi ricopre il ruolo di amministratore. Il punto è che ogni decisione, se andare avanti così o cambiare, deve spettare al cittadino, su questo non si deroga».

Ci sono due sindaci a te vicini che hanno affrontato e affrontano tuttora l’emergenza terremoto e mi riferisco a Giovan Battista Castagna e Giacomo Pascale. Come giudichi il loro operato in una situazione indubbiamente complessa?

«Stanno facendo più del massimo e gettando il cuore oltre l’ostacolo per quelle che sono le loro possibilità. Certo, subiscono un sacco di critiche e devo dire la verità spesso anche in maniera ingiustificata ma non stanno lesinando sforzi all’interno dei singoli municipi, sull’isola e lontano dall’isola per portare a casa il miglior risultato possibile e risolvere pian piano un problema che, inutile nasconderlo, è di quelli davvero complessi. Non a caso ce lo porteremo dietro per diversi anni… ».

Non sono mancate le polemiche, in particolare relative ai fondi davvero scarsi messi a disposizione per la ricostruzione.

«Il problema non sono i soldi, quello è davvero l’ultimo dei pensieri. Le risorse ci sono, a livello regionale, di governo centrale ed europeo. La vera difficoltà, piuttosto, è la burocrazia che costringe a ritardare in maniera esasperata tutta una serie di adempimenti. Io non smetto mai di prendere ad esempio, e non certo per demagogia, il caso de L’Aquila e di quanto fatto da Berlusconi. Il presidente creò un’organizzazione capillare, con la predisposizione di atti legislativi ad hoc che consentivano di velocizzare una serie di adempimenti per la realizzazione di opere pubbliche e private. Ebbene questo modello virtuoso è stato letteralmente smantellato dai governi che si sono succeduti, sia da Monti che da Letta che da Renzi: il risultato è che oggi si opera in regime ordinario e sia tu che chi ci legge insegna che quando si opera in regime ordinario i tempi si allungano e diventano biblici. Inutile girarci intorno, questo è il dato vero: i soldi arriveranno, quindici giorni prima o dopo non è certo questo il problema. Anzi, con quei fondi avremo la possibilità di rimettere a nuovo Casamicciola e Lacco Ameno, ma nel senso letterale del termine».

E’ chiaro che l’isola si aspetta molto da Domenico De Siano.

«La verità è che io oggi sono un parlamentare di opposizione, inutile girare attorno al problema. Chi ha la responsabilità di governare determinati processi non siamo noi, che possiamo contribuire con la proposta, l’emendamento, la sollecitazione, il pungolo, ma certo non spingerci oltre».

Negli ultimi anni si è detto su più fronti che De Siano ha ricoperto tutti i ruoli istituzionali ma non avrebbe mai portato benefici alla sua isola. Quanto ti pesa questa etichetta che ti è stata più volte affibbiata?

«Rispondo sinceramente: qualche volta ci sono rimasto e ci resto male. Poi però mi fermo a riflettere ed analizzo con attenzione quelli che sono i personaggi che mettono in giro determinate cose. La verità è che io devo essere tranquillo con la mia coscienza e grato a coloro che mi hanno sostenuto nel corso di tutti questi anni. Detto questo, passiamo a tirare le somme: ho fatto il sindaco per diversi anni, e credo di essere stato un buon sindaco perché la mia ascesa politica è cominciata da lì. Da consigliere provinciale di opposizione ho portato a casa una serie di risultati importanti, poi ho ricoperto lo stesso ruolo in maggioranza e posso dirti che ancora oggi si stanno realizzando opere pubbliche che misi io nei bilanci dell’epoca.  Da consigliere regionale credo di aver ricoperto un ruolo da protagonista, non sto nemmeno qui a ricordare tutto quello che ho fatto. Mi limito a parlare di Sanità, visto che oggi se ne discute tanto. Noi all’epoca, nel 2010, quando io ero consigliere regionale, molti ricorderanno che era stata commissariata dal governo centrale dell’epoca a causa di un disavanzo mostruoso conseguenza della gestione Bassolino. In Campania tutti hanno pagato qualche conseguenza, tranne l’isola d’Ischia. L’ospedale rimase con i suoi standard, la medicina sul territorio addirittura fu potenziata, questi risultati sono davanti agli occhi di tutti e me li tengo stretti».

Guardiamo un po’ alle sempre più vicine elezioni politiche: quali sono i possibili scenari?

«Il presidente Berlusconi è stato chiaro. Noi stiamo dando vita ad una coalizione di centro-destra che è alternativo al centro sinistra. Questa legge elettorale, per quanto non sia la migliore al mondo, ce lo consente. Correremo con Fratelli d’Italia, Lega e una quarta gamba composta da quel variegato mondo “moderato” che dovrebbe dar vita a un’altra lista o altre liste a supporto della nostra coalizione. Noi siamo fiduciosi di poter essere protagonisti nel prossimo governo nazionale».

Chi potrebbe essere il candidato premier ideale?

«Berlusconi lo ha detto, sono diversi i soggetti con le carte in regola».

Quale nome intrigherebbe di più De Siano?

«Tajani o la Carfagna mi sembrano due candidati di tutto rispetto».

E cosa farà invece Domenico De Siano prossimamente?

«Sinceramente? Se vince il centro destra, lavorerò per fare il commissario per la ricostruzione sull’isola d’Ischia. Ho già esposto il mio desiderio a chi di competenza, è davvero un obiettivo al quale tengo particolarmente».

Gaetano Ferrandino

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