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Decreto sicurezza e immigrazione, i sindaci tra rigore ed esigenze umanitarie

ISCHIA. Il cosiddetto decreto sicurezza varato dal governo e convertito in legge dal Parlamento ha caratterizzato gran parte del dibattito politico degli ultimi giorni. Il provvedimento riguarda materie tra loro molto diverse, tra cui vari punti “caldi” della politica perseguita dall’attuale esecutivo a guida M5S-Lega, come il fenomeno migratorio. Il fatto che tale fenomeno venga trattato insieme ad argomenti come terrorismo e mafia lascia subito intendere la caratterizzazione negativa con cui il Governo ha affrontato il tema, in un’ottica prevalentemente securitaria. Com’è noto, diversi sindaci italiani, da Palermo a Parma passando per Napoli, si sono fortemente opposti all’applicazione delle norme che, secondo diversi osservatori, creano numerose “fratture” anche a livello costituzionale, non soltanto stabilendo criteri molto più stringenti per ottenere il permesso di soggiornare nel nostro Paese, ma anche perché si verrebbe a creare una stridente divisione in seno al concetto stesso di “cittadinanza”, in quanto i cittadini italiani di origine straniera sarebbero a rischio di perdere tale titolo in seguito a condanne per determinati reati. Si tratta di casi-limite, ma che di fatto creerebbero una categoria di cittadini “inferiori”, frantumando un concetto da sempre unitario. La vicenda dei 49 migranti soccorsi da due navi a cui è stato tuttora impedito l’approdo su suolo europeo, e il successivo conflitto istituzionale tra il Ministero dell’Interno guidato dal vicepremier leghista Matteo Salvini e i primi cittadini di alcuni tra le principali città italiane, costituisce l’indice rivelatore delle contraddizioni e delle controversie che il provvedimento appena approvato ha scatenato a vari livelli, compresa l’opinione pubblica. Sui social network è infatti in corso un furioso dibattito tra i sostenitori e i detrattori della legge e della chiusura dei porti. Intanto anche all’interno del governo si manifestano diversi orientamenti tra i due partiti di maggioranza.  Abbiamo quindi chiesto ad alcuni dei sindaci della nostra isola un parere proprio sugli aspetti del decreto che più stanno facendo discutere. Giacomo Pascale, primo cittadino di Lacco Ameno, si schiera sostanzialmente a favore dell’iniziativa governativa, scorgendo sfumature demagogiche nelle contestazioni dei suoi colleghi De Magistris, Orlando e Pizzarotti; il sindaco di Forio Francesco Del Deo è su posizioni simili, pur non nascondendo le implicazioni a livello geopolitico di un fenomeno tanto complesso come quello dei flussi migratori. Dal canto suo Giovan Battista Castagna, primo cittadino di Casamicciola, introduce alcune riflessioni di carattere più squisitamente umanitario, in un problema che troppo spesso ricomprende anche un numero insostenibile di tragedie che avvengono a pochi metri dalle nostre coste, dove uomini, donne e bambini muoiono annegati andando a comporre una cronaca in cui il dato più tragico è, forse, l’assuefazione con cui l’opinione pubblica sembra ormai accogliere notizie del genere. Naturalmente le conseguenze del decreto-sicurezza potranno essere misurate solo col tempo, ma intanto diverse Regioni stanno già pensando a fare ricorso alla Corte Costituzionale contro la nuova legge. Il braccio di ferro istituzionale, dunque, sembra solo agli inizi.

 

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