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Dove eravamo rimasti…

Questa non è solo la frase resa celebre da un uomo che ha segnato la storia della nostra Nazione, come Enzo Tortora, frase pronunciata al ritorno nella sua trasmissione televisiva dopo una pagina nera di mala giustizia. Questa è la condizione di partenza per comprendere la vicenda dell’Area Marina Protetta, Regno di Nettuno e se i lettori mi permettono anche un nota emotiva, per me che oggi ritorno a scrivere su questo giornale che negli anni tanto ha dato alla mia crescita personale e professionale. Torno a farlo nel mio attuale ruolo, quello di Presidente della Commissione Ambiente del Comune di Napoli, ma da attento osservatore e conoscitore dell’isola. Dove eravamo rimasti, o meglio da dove partire, per comprendere l’assurda storia di un Regno che è sempre stato diviso a metà, e che per molto tempo non ha avuto una guida, lasciato alla deriva, da chi invece avrebbe dovuto valorizzarlo per valorizzare così l’isola Verde, che da sempre è dipinta dal blu del suo splendido mare.

Da storico appartenente e militante dei Verdi, non posso che riconoscere a questo partito un grande lavoro nella creazione di quella che doveva essere non solo una zona protetta, ovvero uno strumento per tutelare l’ambiente e la risorsa autoctona della nostra – permettetemi di chiamarla così – isola; ma anche un vero e proprio motore per l’economia green di Ischia e Procida. Si partì bene, nonostante la lunga fase di consultazione e di somatizzazione delle limitazioni, nei confronti della cittadinanza e del tessuto produttivo isolano, ma poi il tutto si è in maniera desolante arenato sulla spiaggia dei conflitti e della burocrazia, facendo così spegnere le speranze di chi, come noi ambientalisti, in quest’AMP vedevamo una grandissima risorsa. La cronistoria degli avvenimenti, dai “pasticci” commessi dall’ex Direttore Strada, agli errori delle amministrazioni, sarebbe troppo lunga da raccontare, e forse non gioverebbe a chi, invece, oggi sta cercando di inaugurare un nuovo corso.

Un passo avanti importante è stato infatti compiuto ieri, grazie a questo nuovo patto, tra importanti istituzioni, e grazie soprattutto all’impulso, nuovamente di un esponente dei Verdi, Francesco Borrelli, lo stesso che otto anni fa era in prima linea per la realizzazione dell’AMP. Un segnale importante che dimostra quanto nel “core business” del movimento ambientalista vi siano azioni di questo tipo. Ma adesso la domanda è: basterà per dare nuova linfa al Regno di Nettuno? La risposta quanto più brutale e convinta è no! Non basterà, non sarà sufficiente. E’ ora infatti che arrivi un sussulto da quelli che gli inglesi chiamano i stakeholders, i portatori di interesse, ma soprattutto dalle amministrazioni locali. I Sindaci invece di concentrarsi in inutili e poco produttive elucubrazioni giuridico amministrative sugli atti ministeriali, dovrebbero mettere su progetti concreti avvalorati da sostegno scientifico, e dare la possibilità di sviluppare grazie all’AMP una nuova economia.

Dovrebbero mettere in condizione i tanti giovani dell’isola, che troppo spesso sono costretti a lasciare la terra natia, quando hanno sotto i piedi il vero ed unico petrolio inesauribile, di creare delle start-up “green” o meglio sarebbe il caso di dire “blue” il colore del mare della vera risorsa delle isole del nostro golfo. Così come dovrebbero iniziare a muoversi gli operatori economici e turistici, che fin ad oggi hanno portato avanti, salvo rare eccezioni, solo tiepidi tentativi che non hanno raggiunto l’obiettivo. Io da Presidente della Commissione Ambiente del Comune di Napoli, attraverso la Città Metropolitana farò la mia parte in questa nuova fase, è però il tempo che gli abitanti di questo Regno, riprendano la rotta verso lo sviluppo nel solco della tutela di ciò che ci rende unici nel mondo intero.

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*Presidente Commissione Ambiente Comune di Napoli

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