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Enzo Di Maio: «Tutto è possibile, ma il futuro sindaco deve essere un vero amministratore»

FORIO – Manca davvero poco alla tornata elettorale che deciderà i destini del Comune di Forio per i prossimi cinque anni. Coloro che ci leggono sanno bene che lei ha già ricoperto ruoli all’interno della pubblica amministrazione foriana. C’è la volontà, da parte sua, di rimettersi in gioco? Se sì, che ruolo giocherà?

«La volontà di scendere in campo c’è. Io sono sempre stato una persona che ha parlato di squadra, quindi sto cercando di capire quale possa essere il ruolo che interpreterò. Certamente ci vogliono le condizioni per fare bene. La mia scelta di ritornare in politica è legata al fatto che penso che le cose non vanno nel modo migliore per il nostro Comune. E quindi da questa analisi parte la voglia, insieme ad un gruppo di amici, di verificare se esistono le condizioni per poter presentare una o più liste, ed eventualmente anche di creare delle alleanze – che sulla base di programmi e soprattutto di princìpi – possano portare a poter gestire e risolvere i problemi del nostro paese. Noi lo facciamo senza avere l’assillo di fare questo. Non sono mai stato un “politico di carriera”. Come ha prima ricordato, ho ricoperto vari ruoli all’interno della pubblica amministrazione foriana: ho fatto il consigliere comunale per cinque anni nell’amministrazione di Franco Regine; ho svolto dei ruoli di delegato per settori delicati come la nettezza urbana, che viveva un periodo di crisi negli anni in cui è stata gestita dalla nostra amministrazione. Poi mi sono occupato di cultura: durante il mio mandato è nata tutta una serie di eventi, che continuano ad esistere: penso, ad esempio, a “Torri in Festa Torri in Luce”. Resomi conto con questi amici che il paese sembra abbandonato a sé stesso, stiamo dunque valutando di poter fare delle liste per partecipare alle prossime elezioni. In questo periodo c’è tanto fermento, che si avverte camminando per strada. Personalmente ho avuto contatti con molti di coloro che sono i protagonisti di cui anche i giornali parlano di frequente. La mia idea è quella di costruire qualcosa che sia più estesa, e che quindi non comprenda solo me e i miei amici. Insomma, c’è la volontà di mettere insieme altre componenti per realizzare un progetto in comune. Questo lo stiamo verificando, poi quello che sarà, francamente, non glielo saprei dire neppure io. Rispondendo alla seconda parte della sua domanda, al momento non c’è un ruolo ben preciso».

Voi vi ponete in aperta antitesi all’attuale amministrazione: è ragionevole supporre che possiate cercare anche un’eventuale alleanza con Franco Regine?

«Sto ragionando con tutti i gruppi che sono in antitesi a questa amministrazione, ma per un motivo molto semplice: se per me l’amministrazione avesse fatto bene, personalmente ritengo che non avrei proprio problemi a stare serenamente a casa. Visto che però le cose non mi sembrano andare per il verso giusto, chiaramente ritengo che quelli che vogliono poi si devono organizzare per proporre un’alternativa. Ma questo senza nessun tipo di problematica nei confronti di amministrazioni. Quello che notavo dell’amministrazione uscente è un’assenza e un’indecisione su alcuni temi. C’è poi l’aspetto legato alle promesse elettorali non mantenute: secondo me un aspirante amministratore, prima di promettere qualcosa, deve stare molto attento. Risoluzione del problema dell’immondizia, fitto del Comune, strisce blu: su queste problematiche mi sembra che non sia stato realizzato niente o quasi».

Secondo lei quali sono le principali problematiche che avrebbero dovuto essere affrontate in questo lustro e che invece l’amministrazione uscente non ha risolto o quantomeno tamponato?

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«A mio avviso, le problematiche nascono da un elemento base, ovvero l’assenza. È come se su alcuni problemi non ci fosse la mano dell’amministrazione. Certamente una delle problematiche più importanti è la nettezza urbana, l’immondizia, e tutto quello che le riguarda. È ovvio che è necessario trovare un’area che sia diversa da Cava dell’isola per fare il servizio di trasferenza dell’immondizia. Ed è altrettanto lapalissiano che, in tutto questo, bisogna realizzare dei progetti anche per quanto riguarda l’incremento della differenziata, che non è andata più avanti dopo un certo termine. Oggi è possibile fare una parte di compostaggio, quando c’ero io era più difficile perché mancavano le normative regionali. Su questo c’è stata assenza da parte loro.  Quello che mi ha meravigliato di questa amministrazione è stato il fatto che loro addirittura abbiano fatto anche una delibera per individuare, nella zona di Citara, una zona stabile per poter fare quello. Nell’emergenza è comprensibile che un amministratore decida di utilizzare una determinata zona. Però la soluzione, ovviamente, deve essere temporanea, non definitiva. Abbiamo delle situazioni che stiamo tenendo sotto controllo, in previsione di presentarci alle prossime elezioni, per cercare di dare una soluzione definitiva – nel tempo – al problema. Dico “nel tempo” perché alcune soluzioni certamente non richiedono cinquanta giorni. Non dobbiamo promettere quello che non possiamo mantenere: questo paese va pulito, va tenuto degno. Insomma, deve essere data al paese un’immagine di vivibilità diversa, che parta proprio dalla pulizia costante, dalla manutenzione. Queste cose si possono fare già quasi subito. Chiaramente per rintracciare un’area e per creare i presupposti per fare alcuni tipi di attività al suo interno ci vorrà un po’ più di tempo, però noi dobbiamo andare verso quella direzione. Noi dobbiamo costruire in quella direzione, che è fondamentale per il nostro paese. Dopodiché è chiaro che l’altro problema serio per noi è quello del lavoro».

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Oggi, purtroppo, buona parte dei lavoratori ambisce all’impiego stagionale e a prendere la disoccupazione.

«Ho provato a coinvolgere nel nostro progetto anche delle categorie imprenditoriali – commercianti, albergatori eccetera – perché è giusto che anche loro partecipino: è opportuno che portino un contributo diretto sulla risoluzione di questo e altri problemi».

Di recente sono stati rinnovati anche i vertici isolani dell’Ascom Confcommercio, con Claudio Cigliano presidente.

«Spero di poter collaborare con tutte queste categorie, perché è fondamentale stabilire con loro alcune regole, che poi ci servono per poter risolvere i problemi di questo paese. Quando parlo di lavoro, che cosa intendo dire? Una volta avevamo un’economia che si basava sulla stagionalità dell’offerta turistica. Poi, durante la stagione invernale, compensavamo con i lavori edili. Oggi questa seconda attività è quasi del tutto scomparsa. Abbiamo moltissime pratiche di condoni bloccati. Ci sono i condoni del 47/85 e del ’94 che sono sostanzialmente fermi presso le amministrazioni comunali. Ho sempre pensato che, visto che la legge ci offre la possibilità di farlo, di realizzare dei piani di dettaglio in collaborazione con la Sovrintendenza. Di questo se ne stava già parlando nella vecchia amministrazione, tant’è vero che avevamo già fatto un primo taglio di questi piani di dettaglio. Dopodiché bisognava portare a termine le operazioni, ma non ci fu tempo. Quindi bisogna sbloccare queste procedure. Se al Comune di Forio giacciono migliaia di pratiche di condono e noi riusciamo a creare le regole generali (“questa zona rientra in quest’ambito e quindi si possono condonare questo tipo di abitazioni”, eccetera), noi sbloccheremo moltissime pratiche. Questo che vuol dire? Vuol dire che creeremo lavoro invernale e ricchezza per il territorio. Chi deve fare il mutuo, se non ha le carte a posto non lo può avere. Vuoi fare la ristrutturazione per avere i fondi per quanto riguarda l’incremento dell’antisismicità o per le opere energetiche? Ci sono dei finanziamenti dello Stato che sono previsti, però ci vogliono le carte. Noi dobbiamo sbloccare questo tipo di discorso. Questo ci aiuterebbe non poco in un primo periodo, e questo comporterebbe anche gli incassi, da parte del Comune, di somme: per ottenere la pratica di condono, infatti, devi pagare gli oneri previsti dalla legge. Il tutto, ovviamente, andrà fatto in maniera legale. Dobbiamo avere la forza e la responsabilità di fare queste cose».

Nelle ultime settimane ha tenuto banco l’estinzione della Fondazione “La Colombaia”, che ha suscitato non poche polemiche. Qual è il suo punto di vista? In passato qualcuno aveva proposto di trasformare la villa di Visconti nella sede dell’Ischia Film Festival. La Fondazione, dopotutto, era stata creata per organizzare e promuovere iniziative culturali come la scuola di cinematografia.

«La messa in liquidazione de “La Colombaia” è una cosa grave. Non bisogna dimenticare, infatti, che quella villa è legata al nome di Luchino Visconti, un regista di fama internazionale che ha deciso di essere seppellito lì. Dovremmo fare un’operazione di recupero, perché è davvero un peccato abbandonare quell’ingente patrimonio a sé stesso. Sono contrario alla vendita della Colombaia, che in ogni caso va valorizzata. E va creata una fondazione che va aperta diversamente al privato. Sul nome di Luchino Visconti si possono creare tutta una serie di interessi legati anche ad altri privati che però accettino di fare delle cose in virtù del fatto di partecipare a una fondazione che poi persegue gli scopi pubblici che lei ha poc’anzi elencato. Certo, la villa ha delle carenze strutturali: non ha ampi saloni eccetera. Chiaramente va anche trovato il mondo giusto di utilizzare la villa per poter fare certi tipi di attività. Però si può fare».

Prima di proporla ad un privato, la villa va rimessa a nuovo.

«Penso che vada rifatta una fondazione, in cui il Comune di Forio dovrà avere un ruolo, anche perché la proprietà è dell’ente. Al tempo stesso, ritengo che vada data ai privati la possibilità di gestire certe situazioni, anche contando sugli interessi che possono derivare dal nome di Visconti. A suo tempo, avevo cercato di capire se delle società produttrici di film potessero essere interessate: c’è ancora mercato sulle pellicole di Visconti, che spesso vengono riproposte anche in televisione. La struttura in sé necessita di qualche lavoro, però penso che lì ci sia da investire. Della Valle docet».

Insomma, mi sembra di capire che ripartire dalla Colombaia potrebbe essere decisivo per la crescita di Forio, e quindi dell’isola d’Ischia.

«Chiunque sia l’amministratore del domani, le sembra mai fattibile che si possa abbandonare un bene del genere? Sarebbe ridicolo. Mi aspetto che su questo tema ci siano tante proposte, perché “La Colombaia” è un attrattore culturale di questo paese. Lei prima accennava al fatto che l’Ischia Film Festival potrebbe essere ospitato nella villa: la trovo un’ottima idea. Se qualcuno vuole organizzare delle attività alla Colombaia, noi dobbiamo metterlo nella condizione di poterle fare. Chiaramente vanno fatte con scelte serie. Quando facciamo dei progetti, dobbiamo avere la forza di investire – e trovare dei fondi – ma dobbiamo anche essere certi che l’investimento non rimanga fine a sé stesso: la Colombaia va fatta vivere e va fatto in modo che essa da sola produca parte del reddito per cui si è investito. Un piccolo ingresso si può pagare, prevedendo delle agevolazioni per i residenti (con la vecchia amministrazione i foriani non pagavano)».

Ritornando ad un discorso più squisitamente politico, mi ha detto che lei e il suo gruppo state sondando il terreno per capire chi potrà aiutarvi eventualmente a creare un sodalizio per presentarsi alle elezioni. Se l’elettorato dovesse premiarvi, quali sono i principali punti sui quali focalizzerete fin da subito la vostra attenzione?

«Faccio una premessa. Ci sono dei punti programmatici da cui bisogna partire. Ne parlavamo prima per quanto riguarda la nettezza urbana, che va inquadrata in un ambito un po’ più vasto, che a mio avviso è quello del richiamo ad una forte cultura ecologica. Oggi il nostro paese ha bisogno anche di proporsi in questo modo. Abbiamo necessità non solo di farlo per noi stessi. Non possiamo essere come siamo adesso: un’isola in cui c’è un traffico costante. Su questo bisogna intervenire. Non le nascondo che su un problema del genere ci sarà la necessità di confrontarsi anche con gli altri sindaci dell’isola d’Ischia. Andare a fare la fiera non basta: innanzitutto bisogna rendere fruibile l’accoglienza, creare il prodotto e poi saperlo pubblicizzare all’estero. Quello che va fatto in modo  diverso è il sodalizio in più con chi opera nel settore, e che deve fare uno sforzo. Loro devono capire che è il momento di mettersi insieme, di organizzare dei progetti, programmi culturali comuni, che diventano anche veicolo poi di prodotto pubblicitario per vendere il nostro turismo. Queste cose, alla fine, vanno fatte dalle persone; pertanto per noi è fondamentale la scelta di alcune regole di condotta. Ritengo che bisogna andare verso la scelta di un sindaco che sia colui il quale decide, per un periodo della sua vita, di mettere in secondo piano la sua attività, la sua professione, e diventare in prima persona l’amministratore del Comune. Attività che, per ovvi motivi, dovrà essere il suo primo lavoro. In questo particolare periodo ritengo che occorra certamente dar spazio alla politica, perché la voglia politica ci vuole. Però è anche vero che bisogna conoscere le regole amministrative, altrimenti non possiamo realizzare nulla. La cosa importante è che chi sta con noi  deve capire che questo per noi deve essere un servizio. Noi andiamo lì sopra a lavorare, sperando di risolvere dei problemi. Alla fine il paese ne trarrà dei benefici, e indirettamente ne godremo anche noi. Il futuro sindaco deve essere una persona che deve essere disponibile a lavorare per l’amministrazione nel modo in cui dicevo poc’anzi, avere delle competenze e, soprattutto, riuscire a coordinare attorno a sé un progetto di tre, quattro, cinque punti seri. Se riusciamo a sbloccare il turismo, è chiaro che ho risolto il problema del lavoro. Alla gente che viene da me dicendo di avere problemi certamente non posso promettere un posto al Comune, come si diceva una volta. Chiunque prometta ancora questo, sta fuori dalla realtà. Facendo una seria programmazione per quanto riguarda lo sblocco dei condoni edilizi, se tu fai l’elettricista, l’idraulico o il muratore, probabilmente avrai la possibilità di avere più scelta di lavoro, e quindi lavorerai, e non dovrai neppure venire a chiedere il posto al Comune, perché hai un’altra esigenza. Questo potrebbe sbloccare tutta una serie di altre attività. Il turismo, programmato per bene, deve riprendere in questo paese, perché è la nostra principale fonte di reddito. Altri problemi da risolvere sono la depurazione e la viabilità, senza dimenticare le politiche sociali».

 

 

 

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