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Tensioni e attesa per l’assemblea, al Cisi il gioco delle quote

Lunedì i sindaci si riuniscono per approvare il bilancio 2020 e discutere del trasporto dei rifiuti in terraferma con un proprio vettore marittimo.

La resa dei conti, a quanto sembra, non è mai stata così vicina. Le voci di dentro raccontano che sulla questione Cisi – o meglio su una delle tante questioni che gravitano attorno al consorzio e all’Evi – sia giunta finalmente l’ora del redde rationem. Lunedì infatti, presso gli uffici di via Leonardo Mazzella, è in programma una importante assemblea del Cisi, che all’ordine del giorno ha tra l’altro l’approvazione del bilancio 2020 e poi l’annosa questione legata alla possibilità di gestire il servizio di trasporto marittimo in terraferma dei rifiuti (definizione broker e tipologia contrattuale) dopo le tante falle mostrate negli ultimi tempi da Cotrasir prima e Traspemar poi.

Ma c’è ben altro che bolle in pentola e potrebbe rientrare nella voce “varie ed eventuali” che spesso dice molto più di quanto non sembri. Partiamo da un presupposto: ieri pomeriggio era in programma un incontro tra sindaci o loro delegati, che però a quanto sembra è stato rinviato last minute dopo chissà quale profonda riflessione. Ma a tenere banco è la questione che riguarda la redistribuzione delle quote tra Comuni all’interno del Consorzio e che vede in prima linea i “pruriti” di Forio, desiderosa di veder modificata la sua “fetta di torta” in considerazione dell’aumento demografico registrato all’ombra del Torrione negli ultimi anni.

L’ipotesi più gettonata è quella della riformulazione dello Statuto. Questo da una parte renderà inevitabile affrontare la questione quote, ma alcuni sindaci potrebbero anche chiedere di inserire come nuovo parametro il fatto che le quote stesse non debbano essere necessariamente riviste ogni due anni come previsto attualmente

Sullo specifico argomento era stato proprio il liquidatore Pierluca Ghirelli a indirizzare una nota avente ad oggetto “richiesta aggiornamento quote” nella quale scriveva tra l’altro: “Dall’avvio delle attività consortili sono ormai trascorsi oltre 20 anni senza che si sia mai proceduto a revisione alcuna. L’argomento, su richiesta del Comune di Forio, era stato posto all’ordine del giorno del 5 agosto 2019 ed i presenti deliberarono di rinviare la trattazione a successiva assemblea. Si prende atto che da allora, a distanza di oltre 15 mesi, tale argomento non è più stato oggetto di discussione come richiesto e come previsto dallo Statuto del Consorzio che già 20 anni orsono avrebbe permesso l’adeguamento delle quote per la mutata situazione di riferimento”. Da qui il Comune di Forio lo scorso 9 dicembre aveva chiesto che fosse discusso l’argomento, senza che questo si sia a tutt’oggi, come detto, verificato.

L’iniziativa caldeggiata dal sindaco di Forio Francesco Del Deo, ad ogni modo, non sembra aver fatto fare i salti di gioia si suoi colleghi. Non è un caso, tanto per dirne una, che a pochi giorni dall’assemblea nel pomeriggio di ieri i sindaci di Ischia e Barano Enzo Ferrandino e Dionigi Gaudioso – abituati ormai a ragionare all’unisono – si sarebbero incontrati privatamente proprio per discutere di una serie di questioni legate al Cisi e all’Evi. Quella delle quote potrà anche non essere esiziale ma intanto è un nodo che va sciolto. Anche perché, al netto dell’unità di intenti sbandierata da più parti, è chiaro che tra i sindaci si è creato un solco tra l’asse composto da Francesco Del Deo e Giacomo Pascale e i quattro colleghi che si trovano sull’altra riva del fiume. Il ragionamento che sembra allo stato più gettonato è quello della rivisitazione e riformulazione dello Statuto del Cisi, che di fatto sarebbe scaduto.

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I sei Comuni saranno comunque obbligati a rimanere sulla stessa “barca” per mantenere in capo a sé stessi la gestione del servizio idrico e fognario che viceversa non solo gli sarebbe sottratta ma si troverebbe anche a dover attraversare un periodo di insostenibile interregno e conseguente “anarchia”

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Questo da una parte renderà inevitabile toccare anche la questione quote, ma alcuni sindaci potrebbero anche chiedere di inserire come nuovo parametro il fatto che le quote stesse non debbano essere necessariamente riviste ogni due anni come il predetto statuto prevede attualmente. Ed è chiaro che un’ipotesi del genere potrebbe non risultare gradita a tutte le parti in causa. Fatto sta che in un modo o nell’altro lo Statuto va rivisto, approvato e “benedetto” dai sei consigli comunali. Poi, vuoi o non vuoi, alle municipalità isolane toccherà comunque rimanere sulla “giostra” per mantenere in capo a sé stessi la gestione del servizio idrico e fognario che viceversa non solo gli sarebbe sottratta ma si troverebbe anche a dover attraversare un periodo di insostenibile interregno e conseguente “anarchia”. E poi non vanno dimenticati, tanto per fare altri due indicativi esempi, i debiti che i Comuni nel tempo hanno contratto e non onorato con il Cisi, per non parlare degli enti stessi che pagano l’acqua in ritardo. Insomma, la tensione è alle stelle ma l’impressione è che i nostri eroi saranno “costretti” a continuare a navigare sulla stessa barca. E le virgolette a quel “costretti” non sono affatto casuali.

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