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Forio, la longa manus del “solito” imprenditore si prende anche un’albergo

FORIO – E’ un caso simbolico, rappresenta pienamente quanto sta accadendo sulla nostra isola. Ma è anche una vicenda particolare, perché non ci sono soltanto gli affari e la solita storia di aziende alla canna del gas, negli ingredienti di questo cocktail che potrebbe essere anche “avvelenato” figurano anche la politica e l’impresa. Che, manco a dirlo, viaggiano rigorosamente a braccetto. C’è poi una verità nascosta, ma non troppo, di cui prima o poi bisognerà cominciare a prendere atto: se ad Ischia ci sono tante, troppe strutture alberghiere, la cui gestione è ormai alla canna del gas, bisogna davvero interrogarsi. E preoccuparsi, pure, perché il comparto turistico da queste parti è l’unica benzina che si può immettere nel serbatoio dell’economia per farla camminare e procedere. Magari a tre cilindri e non più a cento all’ora come nei tempi d’oro, ma comunque in un modo o nell’altro il motore si mette in moto. Invece quello che sta accadendo è sotto gli occhi di tutti, fa niente che poi facciamo finta di non vedere: un mare di attività vengono pian piano sottratte alla gestione ed al controllo di un’imprenditoria, come quella isolana, capace di creare un’industria dagli anni ’60 ad oggi e finisce nelle mani di personaggi magari animati dalle migliori intenzioni ma che certo sul territorio sono venuti solo a fare razzia.

La vicenda in questione incentra le nostre attenzioni sul Comune di Forio, dove in quanto a “stranezze” siamo davvero soliti non farci mancare nulla. C’è un albergo, nella zona alta, una storica struttura, che è decisamente in difficoltà. Secondo alcune indiscrezioni la sua gestione è già affidata al curatore fallimentare, che deve decidere il da farsi. Una situazione finanziaria già non proprio delle più rosee, cui si sarebbe aggiunta anche una “voragine” causata dal fatto che uno dei soci si sarebbe mangiato una bella sommetta di denaro. Ma questi sono dettagli. Fin qui nulla di strano, direte voi, in fondo siamo davanti ad un film (purtroppo) già visto, e che ci auguriamo di non continuare a vedere. Ma all’ombra del Torrione succede qualcosa di strano. Succede, cioè, che qualche politico all’improvviso alza bandiera bianca e che qualcuno comincia a mettere gli “occhi” su quell’albergo, comunque abbastanza grande, composto da parecchie camere e che presumibilmente è possibile acquisire a prezzo di saldi. E quegli occhi, restando in tema, sono dei soliti noti. In parole povere, stando sempre ai rumors di paese, ci sarebbe il solito imprenditore, quello che a Forio pare ormai essere presente dappertutto, lo stesso per intenderci che ha rilevato un’attività a Panza per il tramite di un architetto che a sua volta è risultato avere a che fare con una ditta che effettua i lavori (a cazzo di cane, come documentano i risultati) lungo il territorio. Si parla di gestione prima e di acquisizione in un secondo momento, e le voci oltre che essere ricorrenti paiono pure decisamente attendibili.

Insomma, nel fare acquisizioni o affari, per carità, non c’è niente di male, ma è chiaro che quando la presenza su un lembo di terra è abbastanza marcata ed identificata e soprattutto nei rapporti col palazzo ha “evidenti” collegamenti, allora forse i cosiddetti motivi di opportunità dovrebbero far desistere dal mettere in “cantiere” alcune operazioni. A Forio, evidentemente, non è così. Ma forse non è nemmeno questo il punto, la verità è che dinanzi a certi fenomeni ci si dovrebbe interrogare e non poco. Per capire dove (e soprattutto nelle mani di chi) sta finendo pian piano un patrimonio che ha fatto le fortune dell’isola, garantendo benessere o comunque sussistenza ai suoi abitanti.

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