LE OPINIONI

IL COMMENTO Sei sindaci in cerca d’autore e Pirandello

DI BENEDETTO MANNA

Un tema da tempo al centro della discussione sul governo dell’isola di Ischia è quello del Comune Unico. Un’amministrazione centrale per garantire un livello più alto di qualità di vita nell’isola, con una distribuzione più equa e ragionata dei servizi. Parliamo di Sanità, Scuola, Trasporti e Mobilità, Cultura, Tempo libero, Pari Opportunità e Integrazione Sociale, Rapporti con la Cittadinanza, Lavoro, Impresa, Ambiente, Associazionismo, Politiche Giovanili e per gli Anziani e i Diversamente Abili, Parchi e Giardini, Arredo Urbano, Lavori Pubblici e Infrastrutture, Economia Circolare.Nei tempi passati per essere più vicini in modo più soddisfacente e puntuale alle esigenze di tutta la comunità presente nei diversi contesti ambientali,diventava impensabile un’unica Unità Amministrativa per il governo del territorio. La storia ci dice che, fin dalla fine del 1700, l‘isola era suddivisa in due Mandamenti, ciascuno comprendente tre Comuni, (in verità in uno dei due era compreso in più Testaccio, prima dell’accorpamento con Barano). Con la soppressione dei Mandamenti rimasero i sei Comuni attuali. Oggi, alla luce della possibilità e necessità di instaurare maggiori rapporti di collaborazione tra i governi locali,per coordinare procedure e interventi, che renda tutto più omogeneo, riducendo inefficienze e diseconomie insite, tutto ciò, che veniva prima valutato in stretta connessione con il proprio circondario, può rappresentare adesso un ostacolo alla più attenta pianificazione territoriale. Si pensi per esempio alla medicina territoriale supportata dalla telemedicina, ai trasporti, alla perequazione dei centri educativi e dell’accoglienza, alla digitalizzazione e interconnessione delle diverse strutture fra loro, alla guardiania e controllo e tutela terrrritoriale, al monitoraggio ambientale, alle reti di distribuzione energetica con le CER, alla regolamentazione delle acque di scarico e delle concessioni demaniali, allo smaltimento e riciclaggio dei rifiuti, ecc..Così sarebbe improrogabile il Comune Unico, nel quale gli attuali Comuni verrebbero integrati come Municipalità, alla pari di quelle presenti nelle grandi città.

A rigore di logica, per l’evoluzione dei tempi, sarebbe oggi la forma istituzionale più appropriata per prevedere i cosiddetti LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) su tutta l’isola.Ci sono però alcune riflessionida fare per mettere in evidenza l’aspetto democratico da salvaguardare.Per prima cosa la nuova Assemblea, chiamata a rappresentare tutti gli isolani,dovrebbe contemplare tutte le istanze provenienti dai diversi territori. Escludendo una rappresentanza basata in modo proporzionale al numero degli abitanti delle nuove Municipalità (ex Comuni), perché verrebbe sbilanciata versoquella più popolata,per una corretta pratica democratica andrebbero espresse preferenze nominali (prassi di voto oggi non incoraggiata), che, disgiunte dai luoghi di provenienza, servirebbero a premiare e meglio individuare coloro che possono garantire per vedute ed esperienza l’imparzialità e il perseguimento del bene comune.Tale opzione rappresenta oggi l’ostacolo maggiore per compiere il salto di qualità con il Comune Unico, perché mancano le giuste premesse, non ancora maturate, nonostante i tanti decenni di amministrazione. Tra esse, va constatata ancora la debole certezza di poter operare peril raggiungimento dei migliori obiettivi della propria comunità, che si rappresenta e guida.Ciò avviene in contraddizione anche con quanto dichiarato con convinzione nei diversi momenti pubblici, come convegni, conferenze,incontri culturali,ecc. Alla fine, in realtà,si predilige la consuetudine, che sposta di poco la vitaquotidiana verso un tangibile miglioramento, essendo propensi più alle continue mediazioni, che alle scelte decise. Basti pensare a un certo ambientalismo di facciata. In pratica ciò che è svolto con più attenzione, al netto delle iniziative di cui non si può fare a meno, come l’ordinaria amministrazione e obblighi d’ufficio vari, è stabilire con la cittadinanza un rapporto tipo patronato, che trasforma in bureaux gli Uffici comunali e i Cittadini in “CLIENTES”. Essi sono da coltivare e assecondare, secondo gerarchie e opportunità, in base alla finalità di preservare lo status quo, per assicurarsi meglio il “controllo” del bureau. Si capisce allora la preoccupazione di conquistare e mantenere il consenso, per il quale, se è il caso, non si indietreggia per fronteggiare qualsiasi spesa messa a disposizione per alimentarlo con feste, manifestazioni di folla, atte ad accattivarsi l’opinione pubblica ai vari livelli. In tal modo diventa veramente difficile andare oltre certi orizzonti, di guidare i tempi e di dirigersi verso mete che,dopo essere enunciate, dovrebbero responsabilizzare per essere raggiunte con una progettazione sempre presente.

Diventando i cittadini “clientes”, si perde tutta la forza propulsiva di una comunità, svuotando di contenuto concreto la democrazia, ridotta a contenitore vuoto, come giocattolo rotto, per la quale si nutre sempre più indifferenza e distacco partecipativo (vani sforzi proporre petizioni on e off line, scrivere articoli, libri, ecc.), dal momento che si viene diseducati a credere ai valori costitutividella nostra società, cioè alla nostra Costituzione. Ciò quando va tutto bene, nel meno peggio. Lascio immaginare il peggio. Siamo di fronte a una vera rappresentazione pirandelliana. Ci sono sei sindaci, imprigionati nei loro ruoli, che vivono una finzione di tipo teatrale, come personaggi dietro una maschera, dentro una realtà trappola che impedisce loro di esprimersi liberamente nelmodo piùcreativo e illuminato assegnato. Come in “Sei personaggi in cerca d’autore”, si trovano anche a vivere l’incubo di essere rinnegati dai loro stessi “clientes”, dai loro “autori”, in grado solo loro di far continuare la tragicommedia con intenti opportunistici. Comunque è pur sempre possibile vivere una vita autentica, non avendocolpe da scontare, superando così anche il pessimismo pirandelliano. Come allora uscire dalla “prigione”, uscire dalla “finzione”? Eliminando appunto la barriera tra realtà e finzione, tra autore e personaggio, tra “pubblico-cittadino” e “attore-sindaco”. Molte volte I cittadini si associano per fare pervenire la voce della loro civica e molte volte, per essere sinceri, vengono inascoltati e anche snobbati perché non “clientes”. Siamo di fronte anche qui a un paradosso pirandelliano. Nel momento che viene offerta la possibilità liberatoria di esprimersi, viene respinto il cambiamento desiderato del senso delle cose, subendo per scelta, questa sì colpevole, la vita claustrofobica. Allora diamo alcuni esempi, come pillole che si danno per guarire, per ravvicinare l’intera cittadinanza alla loro rappresentanza, comunque eletta, e riattivare il funzionamento del diaframmatra loro interposto.

Avendo parlato di Pirandello, viene immediato pensare all’organizzazione di un calendario di rappresentazioni teatrali e cinematografiche, a cura del Comune, da svolgersi in luoghi pubblici nel periodo associato a quello scolastico.Verrebbe proposto così un ciclo di proiezioni durante la mattina delle domeniche da servire gratuitamente nei cinema isolani Excelsior e Delle Vittorie, sulla base di una programmazione formulata dalla stessa cittadinanza, previa compilazione di scheda ad hoc, distribuita all’ingresso dei rispettivi cinema. Per quanto riguarda gli spettacoli teatrali, il Bar Calise di Piazza degli Eroi potrebbe offrire i propri spazi, facendo esibire compagnie teatrali isolane, in modo da mantenere viva tale tradizione culturale espressiva locale, dal momento che, per lavori in corso,il teatro del Polifunzionale è inagibile. Nello stesso spazio si possono anche prevedere esibizioni musicali ealtri eventi, comequelli della promozione della tradizione dolciaria isolana e regionale.Per tutto ciò gli stanziamenti perattività di promozione culturalesarebbero già previsti nelle casse comunali e i direttori del Cinema Excelsior e Bar Calise sono favorevoli ad aprire i loro locali. Non va dimenticato anche che tutti i Comuni isolani, partecipando alla gestione dell’Area Marina Protetta del Regno di Nettuno, potrebbero comunicare meglio la sua esistenza. In alcuni articoli è stata presentata la possibilità concreta di realizzare sui muri frangiflutti dei porti una installazione con gigantografia di mammiferi marini, con inclusa la foca monaca, in via di estinzione, avvistata nel Golfo di Napoli e nell’AMP di Capri, da poco istituita in aggiunta alla nostra.Tale opportunità prevedrebbeun budget di spesa facilmente gestibileper la divulgazione. Tutte cose possibili che vengono auspicate. Si rimane fiduciosi di essere ascoltatati, “augurando una pronta e buona guarigione con la cura indicata”.

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* INGEGNERE, SOCIO WWF, LEGAMBIENTE, CAI

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