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ANCHE SAN GIOVAN GIUSEPPE DELLA CROCE POSSIEDE IL SUO “TESORO” QUESTA MATTINA “DISCESA” DEL SANTO E VESTIZIONE CON I SACRI ORI

DI ANTONIO LUBRANO

Foto di Giovan Giuseppe Lubrano

La Festa di San Giovan Giuseppe della Croce nel suo rituale giovedì del programm festivo. parte questa mattina dalla Chiesa  Santuario dello’Spirito Santo, con la toccante e suggestiva cerimonia dell’attesa e tradizionale  “discesa”  della settecentesca e storica statua del  Santo Concittadino dalla sua abituale nicchia per la solenne intronizzazione. Sono chiamati al tradizionale rito i “portantini” devoti che ogni anno sono lì ad assolvere ad un compito di cui si sentono fieri e gratificati, per amore di San Giovan Giuseppe. Si suoneranno le campane  a festa con qualche botto di fuochi d’artificio di contorno e si registrerà la prima mattutina affluenza in massa degli ischitani devoti che canteranno lo storico inno a San Giovan Giuseppe “’O Gran Santo”. Saranno presenti anche gli ischitani emigrati, giunti sull’isola per la particolare  occasione di festa,  da San Pedro di California e da Mar del Plata in Argentina. Sono in tanti ad aver fatto ritorno nella loro isola, per la festa del loro Santo Protettore e concittadino a cui si sentono molto legati. Parteciperanno domani mattina alla processione della Madonna di Costantinopoli e sua intronizzazione nella Chiesa dello Spirito Santo accanto a San Giovan Giuseppe della Croce. A dominare la scena a difesa dei Festeggiamenti così come sono stati programmati, dentro e fuori della Chiesa,fino allo spettacolo finale della fantasia pirotecnica di fuochi d’artificio stabilito per lunedì sera 5 settembre, c’è irriducibile parroco Don Carlo candido  con i suoi collaboratori del gruppo giovanile da egli stesso formato e sostenuto. La frenetica  attività parrocchiale di questo infaticabile scerdote  nella  vasta area di suo dominio pastorale che va da Ischia Ponte centro fino all’Addolorata, passando per la Cappella del Carmine e San Antonio fino alla Bambenella alla Mandra, tiene in stato di allerta costante i commentatori critici del suo largo e proficuo operato, quasi che il nostro fosse l’uomo in tonaca nera da guardare a vista e “sparare” contro di lui ad ogni sua “uscita” che i suoi ossessionati  censori non gradiscono e malevolmente prendono di mira. Ma Don Carlo, che  noi abbiamo definito in tempi non sospetti,  il novello Don Bosco in quel di Ischia Ponte, fila diritto senza dar peso alle “carezze” che gli provengono dalla sua parte avversa. Nemmeno le bordate relative ai recenti fatti di pratiche d’esorcismo lo hanno toccato più di tanto. Segno è che Don Carlo si è rivelato un ottimo stratega anche in fatto di difesa personale oltre che di quella dei suoi parrochiani che si lasciano guidare dal loro parroco a livello spirituale  e laico-ricreativo  con straordinaria partecipazione ed incondizionata fiducia. Insomma Don Carlo fa il parroco in una fortezza, capace di resistere e quindi respingere ogni tipo di attacco con l’arma della non curanza e se è il caso, del…perdono. Siamo sempre in clima di abbondante post Giubileo della Misericordia dove ciascuno è chiamato a fare la sua parte secondo il messaggio di Papa Francesco dal Vaticano  e del Vescovo Pietro dall’Episcopio di via Seminario. In loco sta per passare una estate di feste gestite e da gestire ancora dove, diciamola tutta, Don Carlo ha la supervisione diretta sui programmi ed i programmatori, nel senso che si procede col comune sentire, fatta salva però l’ultima parola, le decisioni finali che sono di Don Carlo. E così sia. Del resto, se vogliamo, tutto parte dalla fertile fantasia e dal potere decisionale accettato ed accettabile del parroco cosiddetto da prima linea. Inventa, costruisce, invita alla preghiera, allo stare insieme, a vivere gli eventi di festa con gioia, con la vittoria dello spirito. Il popolo legato alla Chiesa e a Don Carlo, gradisce che le feste patronali si facciano, con i fuochi d’artificio, la processione, le campane, le luminarie stradali, magari commentandone anche con spirito critico la tenuta del disegno, le bancarelle, i giochi per ragazzi,  perchè le feste con la loro storia, sono  patrimonio storico e tradizionale della propria vita passata alla quale tutti si sentono legati più di quanto si pensi.  Che Don Carlo, dal suo pulpito, predichi, redigga editoriali, lanci giuste accuse ad un certo tipo di società deviata e corrotta per recuperare più possibili pecorelle smarrite, fa benissimo, perché tra l’altro assolve con fedeltà ai dettami del suo ruolo. Ci fa piacere che Don Carlo sia rimasto il battagliero sacerdote di sempre ammirato ed apprezzato nel suo straordinario lavoro di aggregazione e di sana rivoluzione in una parrocchia che fino a qualche anno fa, era anonimamente appiattita su se stessa, senza stimoli e con poca linfa vitale. Ora ci sono la vita, la fede, il piacere di stare insieme, la condivisione. E se tutto questo non è festa, allora cos’è ?

                                                                    antoniolubrano1941@gmail.com

 

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