LE OPINIONI

IL COMMENTO L’Italia che non sa leggere e non ama la scienza

Nella crisi dell’editoria (anche quella locale), nel numero sempre decrescente di lettori di quotidiani cartacei, non era – fino a qualche giorno fa – chiaro il confine tra i demeriti dei giornali e il disinteresse dei lettori ad essere informati (e formati).E’ intervenuta l’ultima indagine OCSE -Pisa (Programme for International Student Assessment- Programma per la valutazione internazionale dell’allievo) a fare un po’ di chiarezza. La valutazione di 600mila quindicenni di 79 Stati mondiali ci ha detto che i ragazzi s’informano oggi prevalentemente attraverso la rete, che – disorientati dal mare magnum del polpettone informatico infarcito di notizie vere e fasulle – non riescono più a leggere, dare un senso a quel che leggono e non riescono a distinguere tra notizia vera e fake news. Il 95% dei ragazzi non distingue un fatto da un’opinione.

All’interno di questo scoraggiante panorama (solo il 9% dei ragazzi del mondo è in grado di capire se una notizia è attendibile o falsa) si aggiunge che l’Italia è ancora più sotto la media mondiale (solo il 5% dei ragazzi italiani è in grado di distinguere la notizia vera da quella falsa). L’Italia peggiora: i ragazzi hanno duplicato il tempo che dedicano alla consultazione della rete (da due ore passano a 4 ore al giorno) ovviamente sottraendolo alla lettura di testi scritti; reggono abbastanza in matematica ma sono un disastro nelle scienze. In ogni campo, ormai, dall’alimentazione ai vaccini, dall’economia all’astronomia (pensate che ancora oggi ci sono i convegni dei “ terrapiattisti”) si sviluppano teorie antiscientifiche, si tollerano trasmissioni televisive di pseudo maghi di medicine alternative, come il famigerato dott. Panzironi. E nell’ambito italiano c’è un ulteriore grave handicap tra Italia del nord e Italia del sud.

E’ evidente che il contesto familiare, sociale, economico, in cui i ragazzi vivono, ha il suo peso. E’ più difficile per chi vive nello squallore di inesistenti strutture e trame culturali, mantenere il passo. Altre indagini (Focus Piaac del 2017) svolte in Italia, ci dicono che il 28% della popolazione italiana tra i 16 e i 65 anni che hanno scarse competenze di lettura, provengono da famiglie nelle cui case erano presenti meno di 25 libri in totale. Sul Corriere della Sera di mercoledì scorso, in un documentato articolo di Giuseppe Antonelli, si chiarisce anche il ruolo che hanno i “nuovi media” nell’emergenza lettura. Non si può dire che la colpa sia degli smartphone dei messaggini e dei social network, d’altronde i nuovi media hanno avuto e stanno avendo un loro ruolo: quello di creare una sorta di illusione ottica, saturando l’ambiente con una miriade di microtesti, frammentari e atomizzati, sempre più asserviti alle immagini. Anche la sconfinata disponibilità di banche dati interrogabili ha favorito l’affermarsi di una lettura per spezzoni, contribuendo a modificare almeno in parte i nostri schemi mentali”. Una vera e propria destrutturazione che rende sempre più difficile scrivere e comprendere. Allora, noi tenaci assertori della stampa scritta, modesti redattori che, con lunghi pezzi domenicali, esprimiamo dichiaratamente la nostra “opinione” sui fatti locali che accadono, siamo destinati ad essere sempre più “riserva indiana”? Relegati in piccoli spazi angusti, separati dal resto del mondo? Ci illudiamo di offrire un canovaccio, un filo logico per contribuire al formarsi di una consapevolezza collettiva?

Sarebbe veramente interessante ripetere l’esperimento OCSE in una microrealtà come l’isola d’Ischia. Sarebbe innovativo se le scuole isolane concordassero un esperimento sulla capacità di comprensione di testi scritti. E perchè no estendere l’esperimento alla lettura dei quotidiani locali. Faccio un piccolo esempio di analisi della parola scritta: mercoledì scorso Gaetano Ferrandino, coordinatore di Il Golfo, ha proposto un confronto tra un assessore in carica (Paolo Ferrandino) e un assessore destituito dalla carica (Luca Spignese) per cercare di offrire al lettore i pro e i contro del rimpasto di giunta comunale. Il titolo di prima pagina era pertanto: “Le due facce della medaglia”. Quale analisi logica e linguistica farebbero i giovani, come decritterebbero il passaggio così formulato da Paolo Ferrandino?: “E’ stato davvero un colpo di fulmine a ciel sereno, in parte sono dispiaciuto ma la politica è anche questo ossia un discorso di rinnovamento continuo e anche di squadra da modificare e laddove necessario consolidare”. Ha un senso? E’ convincente? E’ verosimile? Il fulmine a ciel sereno, ha poi precisato Paolo, incalzato dal giornalista, riguarda la formazione del nuovo gruppo di minoranza, non già il rimpasto di governo che era già nell’aria. Resterebbe da capire perché mai degli assessori in carica per un periodo non ricevono nemmeno la convocazione di giunta fino ad essere detronizzati, senza alcuna giustificazione pubblica sulle motivazioni che hanno spinto il Sindaco alla determinazione. Di fronte a un atto unilaterale siffatto, dov’è la sorpresa per le decisioni di Ottorino Mattera di passare all’opposizione con un gruppo di 5 consiglieri? Lasciamo stare i paragoni di Paolo con Cristiano Ronaldo, ma soprattutto il paragone Sindaco- Sarri proprio non ci sta. Il gioco di Enzo Ferrandino si basa sul “singolo sulle esclusioni, sul rimpiazzo continuo; Sarri punta tutto sul gioco collettivo, sul fraseggio stretto e veloce, sulla prevalenza del sistema di gioco rispetto alle individualità. Proprio il contrario.

Ma la cronaca quotidiana ci offre continuamente fatti che dovremmo imparare a decifrare. Non può che essere compito della scuola avviare i giovani al “ragionamento”, all’analisi dei fatti, alla formazione di un’autocoscienza. Purtroppo, ancora una volta i segnali che provengono dalla politica ministeriale della Pubblica Istruzione non lasciano ben sperare. Lorenzo Fieramonti, Ministro dell’Istruzione pensa che sia solo un problema di adeguamento dei ragazzi alle nuove tecnologie e di distribuzione di tablet. L’esatto contrario di quello che ci raccomanda l’OCSE che consiglia di intervenire sulla didattica e sulla formazione dei docenti, in quanto gli studenti italiani non hanno le competenze necessarie per orientarsi nel mondo di oggi, pieno di insidie e falsità. Cito ancora Giuseppe Antonelli da il Corriere della Sera: “In queste indagini internazionali, le competenze di lettura è definita come la capacità di interagire con l’informazione scritta per poter sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e svolgere nella società un ruolo attivo”. Sanno e vogliono interagire gli ischitani con l’informazione scritta locale? Su questo giornale spesso sono stati pubblicati editoriali di dirigenti scolatici, più che altro in occasione di ricorrenze come l’inizio dell’anno scolastico o a commento di fatti accaduti nella scuola o ad essa riconducibili (per esempio il bullismo). Sarebbe auspicabile – a mio avviso – che i dirigenti provassero a mettere direttamente in contatto gli studenti con la scrittura del giornale, li aiutassero a leggere, a capire il senso delle parole scritte, ad acquisire gli elementi giusti per criticarlo, se del caso. L’emergenza lettura riguarda tutta l’Italia (e non solo) ma Ischia, meta di turismo internazionale ne ha ancor più bisogno. Non ci si può proporre al mondo, se non impariamo a comprendere il senso e il valore della parola scritta.

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