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Hotel Augusto, arriva la stangata: deve un milione di euro al Comune di Lacco Ameno

DI FRANCESCO FERRANDINOISCHIA

. Tre a zero. Il Comune di Lacco Ameno mette a segno un colpo importantissimo nella caccia alla riscossione dei crediti. Anzi, i colpi sono appunto tre, tanti quante sono le sentenze emesse da tre differenti sezioni della Commissione Tributaria Regionale della Campania. Com’è noto, la commissione rappresenta l’organo di appello rispetto alle decisioni emanate dalla Commissione provinciale in materia di tributi, contro cui l’ente di Piazza Santa Restituta aveva fatto ricorso per vedere riconosciuto il proprio diritto a esigere il pagamento di una serie di tributi da parte dell’Hotel Terme di Augusto. O meglio, da parte della Sogeat srl, la società cui fa capo la nota struttura alberghiera di Lacco Ameno, che si era opposta al pagamento vedendo accolti i propri ricorsi dalla Commissione Provinciale. Alcuni ricorderanno che tra Ici, Imu e Tarsu, l’hotel doveva al Comune la bellezza di quasi un milione di euro. Una cifra importante, a cui sarebbe duro rinunciare, soprattutto per un ente in dissesto finanziario come Lacco Ameno. E proprio il Comune era stato accusato, qualche tempo fa, di aver lasciato cadere la pretesa creditoria nei confronti dell’hotel, per errore o addirittura per malafede, tesa a favorire presunti “amici”.  Voci che tuttavia sono definitivamente smentite dalle tre pronunce che in rapida successione  hanno riconosciuto il legittimo diritto dell’ente a ergersi come creditore e dunque a pretendere il saldo delle cartelle esattoriali contestate.

Fondamentalmente, l’agente a cui il Comune trasmetteva il ruolo dei credti,  l’Equitalia, non aveva adeguatamente documentato le proprie pretese, e la controparte aveva così avuto buon gioco a prevalere nei confronti del’ente nel primo grado di giudizio. Tuttavia, nel processo tributario è possibile depositare anche in grado di appello i documenti che dimostravano la regolarità della notifica e che non erano stati prodotti in precedenza. Questo ha facilitato la “rimonta” del Comune, per usare una metafora calcistica, che ha “ribaltato” lo 0-3 rimediato in primo grado, vedendo riconosciute le proprie ragioni.

Nel dettaglio, la prima sentenza riguarda il pagamento di euro 316.878,08, relativamente all’imposta Ici per gli anni 2007, 2009, 2010 e 2011. Dopo che in primo grado la Commissione provinciale aveva accolto il ricorso della Sogeat, il Comune articolò il proprio ricorso su una serie di motivi supportati con dovizia di documentazione: innanzitutto gli avvisi di accertamento della cartella di pagamento impugnata erano stati regolarmente notificati alla società che controlla l’Hotel Augusto. Il Comune aveva infatti correttamente e tempestivamente notificato alla Sogeat i provvedimenti relativi all’Ici per i quattro anni in questione. Da ciò la difesa del Comune  deduceva l’insussistenza della decadenza al diritto di riscossione. La seconda sentenza concerne una somma ancor più rilevante: ben 360mila euro relativi all’Imu per gli anni 2012 e 2013. Anche in questo caso gli avvocati del Comune di Lacco Ameno hanno documentato la regolarità delle notifiche,effettuate a mezzo raccomandata, alla Sogeat, e analoga documentazione è stata infine prodotta anche per l’ultimo provvedimento impugnato, riguardante una cartella di pagamento relativa alla Tarsu per gli anni 2008 (per una somma di Euro 121,873,65) e 2009 (per Euro 140.221,23), nel quale il Comune ha avanzato la richiesta di riconoscimento dell’infondatezza dell’eccezione di prescrizione che la società debitrice aveva avanzato. Dulcis in fundo, la Settima Sezione della Commissione Regionale, quella che ha emesso la sentenza sul credito relativo all’Ici 2007-2009-2010 e 2011, ha addirittura condannato la Sogeat anche al pagamento delle spese del doppio grado sostenute dalle controparti, per un totale di quasi 21mila euro, circostanza a dir poco rara nell’ambito del contenzioso tributario.

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