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Ieri sicuro, oggi no: lo strano destino del Majo

11 edifici dell’area colpita dal sisma dichiarati a “rischio minaccia”, oggi scade la dead line entro la quale i proprietari degli immobili dovrebbero presentare la domanda di contributo limitatamente agli oneri necessari per la demolizione

L’ultima anomalia della ricostruzione di Ischia, prima le mettono in sicurezza e poi le dichiarano a rischio crollo. Ora Piazza Majo non è più sicura: demolitela.E a questo punto chiudetela. Così è, se vi pare. 11 edifici dichiarati “rischio e minaccia” per la ricostruzione di Casamicciola Terme. Così decreta l’Onorevole GiovanniLegnini. Gli edifici della zona dovranno essere rasi al suolo in una maniera o nell’altra.In ossequio alla Ordinanza commissariale n. 24 del 21 luglio 2023 sulla “Delocalizzazioni degli edifici danneggiati o distrutti ad uso abitativo o produttivo”il Commissario ha ufficializzato quella che viene ribattezzata “Manifestazione di volontà alla demolizione e rimozione delle macerie”.

Gli edifici che si collocano tra via Nizzola, Via Spezieria e Piazza Majo di fatto costeggiano tutto il perimetro dell’omonimo borgo ed in una serie di passaggi a dir poco contraddittori, contrari agli atti prodotti dal 2017 ad oggi dagli atri commissari Giuseppe Grimaldi e Carlo Schilardi,vengono indicati come in imminente pericolo. A certificare il rischio la struttura tecnica del commissariato Legnini e quella del comune di Casamicciola Terme il 28 agosto 2023. Ma c’è di più.Molti degli edifici contestati hanno fatto richiesta di contributo per la ricostruzione, senza ricevere risposte, altri chiedendo di demolire e ricostruire ex novo si sono visti respingere l’istanza di demolizione e ricostruzione.Altri sono in attesa di risposta. “La scrivente Struttura Commissariale, a mezzo della propria Struttura tecnica, unitamente all’Ufficio tecnico del Comune di Casamicciola Terme, ha provveduto ad effettuare una ricognizione degli edifici pericolanti o che ostacolano il processo di ricostruzione esistenti lungo Piazza Maio, via Spezieria, Via Nizzola. Come si evince dalla relazione rimessa dal geom. Luca De Scisciolo e dall’ing. Michele Maria Baldino in data 24/08/2023, è emerso che gli edifici danneggiati (11 ndr) dal sisma, munito di scheda Aedes e Ordinanza Sindacale di sgombero post sisma, come si legge agli atti concorrono a determinare una diffusa situazione di pericolo per la pubblica e privata incolumità oltre che ostacolo all’avvio del processo di ricostruzione al ritorno alle condizioni di normalità nell’area interessata”.

Il destino dei fabbricati in questione sancito da una relazione firmata da De Scisciolo e Mimmo Baldino. Ma c’è una evidente anomalia: l’area era stata dichiarata sicura e agibile il 5 febbraio 2018 con un’apposita ordinanza sindacale (la n. 102). E adesso l’interrogativo è: si arriverà alla soluzione condivisa auspicata dal commissario? 

Fin qui si potrebbe pensare… nulla di strano, se non fosse che Piazza Majo era stata  invece dichiarata sicura il 5 febbraio 2018. L’attestazione nell’ordinanza sindacale 102. Con lei tutti i fabbricati risultavano non inficiare la pubblica e privata incolumità al contrario di quanto dichiarano De Scisciolo e Baldino. Quest’ultimo ben consapevole, da datato tecnico del comune, del verbale di presa in consegna anticipata del tratto di via Spezieria del 31 gennaio 2018 redatto con riserve, previa realizzazione di tutte le opere provvisionali necessari per la messa in sicurezza, propedeutico al ripristino della viabilità in quel tratto necessario per poter accedere alla cosiddetta zona verde di via Santa Barbara e Celario. C’è anche la nota del direttore dei lavori Ingegner Massimo Sbriglia del 02 febbraio 2019 con il certificato di regolare esecuzione dei lavori che consente la riapertura delle zone ed il certificato di ultimazione dei lavori di messa in sicurezza, oltre alla pubblica via sulla quale si è proceduta la messa in sicurezza dei fabbricati prospicienti ivi compresi gli 11 edifici finiti oggi nel mirino delle ruspe e precisamente via Spezieria, Piazza Majo e via Montecito. Per quei lavori di messa in sicurezza con Ordinanza n. 86 del Commissario Grimaldi del 30.07.2018 furono stanziati quasi 600 mila euro, 196.720,00 euro cadauna strada.  

I diritti degli interessati e la demolizione e ricostruzione- non contemplata in aree ad alto rischio PAI è PdRI- sono invece, in una versione decisamente rivedibile, contemplati da De Sciciolo e Baldino in una relazione d’appoggio:“Al riguardo, al fine di evidenziare il pieno rispetto dei diritti di codesti proprietari, si richiamano i contenuti dell’art. 14 dell’ordinanza commissariale n. 24/2023 nonché dell’art. 4, comma 4 dell’ordinanza speciale n. 5/2023 che testualmente recita: “La realizzazione degliinterventi di demolizione di cui al comma 1 non pregiudica in alcun modo i diritti e gli interessi legittimi dei soggetti titolari degli immobili demoliti, sia riguardo al diritto al conseguimento del contributo per la ricostruzione o per la delocalizzazione, sia riguardo alla definizione delle eventuali domande di condono edilizio tuttora pendenti”.

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Quel che il commissariato dice oggi non vale domani. Infatti, gli 11 edifici da demolire sono contrassegnati con le lettere dell’alfabeto. Gli edifici E ed F appena poche settimane fa si sono visti rifiutare la pratica di demolizione e ricostruzione.Non contemplata, evidentemente, in area ad alto rischio come il Majo! Oggi la stessa struttura commissariale intima al propietario di demolire promettendogli che salvaguarderà il suo diritto a ricostruire. Discorso analogo per il fabbricato G, il proprietario ha presentato istanza di ricostruzione, senza esito. Allora perché non concedergli il contributo per metterla in sicurezza, invece di intimargli, la demolizione?

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“Si evidenzia, altresì– scrivono-che in virtù della medesima ordinanza n. 24/2023 è possibile per i proprietari assumere l’iniziativa di demolizione presentando la domanda di contributo limitatamente ai relativi oneri e nei limiti di € 130,00 a mq.Pertanto, ove i proprietari intendano avvalersi di tale facoltà sono invitati a comunicarlo nel termine di 7 giorni dall’11 settembre 2023, impegnandosi altresì a depositare la domanda di contributo e il progetto di demolizione entro i successivi 15 giorni e ad eseguire gli interventi entro 30 giorni dal decreto di concessione del contributo.In alternativa, entro lo stesso termine di 7 giorni si invitano i proprietari a comunicare l’adesione al programma pubblico di demolizione”. Insomma, conti alla mano oggi scadono termini e dead line. Tra l’altro nella medesima nota si legge: “In caso di mancata adesione al suddetto programma pubblico di demolizione, ovvero di esercizio della facoltà soprarichiamata, si sottoporrà al Sindaco del Comune di Casamicciola, che legge per conoscenza, la necessità di emanare ordinanze contingibiliedurgenti di sua competenza disponendo altresì l’occupazione d’urgenza delle aree.Poiché lo scrivente ha disciplinato tutte le procedure possibili per salvaguardare i diritti dei proprietari, l’auspicio è che si possa trovare rapidamente una soluzione condivisa”

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