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Iervolino ci crede: «La Salernitana resterà in serie A, ecco perché»

Undici acquisti e un instant team voluto dal patron del sodalizio granata e realizzato grazie al supporto del ds Walter Sabatini: Perotti la ciliegina sulla torta di un mercato faraonico. E al Corriere dello Sport il presidente si dice ottimista…

Una campagna acquisti di quelle significative, importanti, che pesano. E che, soprattutto, trasmettono un messaggio chiaro ed inequivocabile: la Salernitana crede ancora nella salvezza e farà tutto il possibile per guadagnarsi la permanenza in serie A. Non solo, in ogni caso è stato avviato un progetto destinato a durare nel tempo e a fare in modo che il sodalizio granata possa diventare una realtà del calcio italiano, mantenendosi in pianta stabile nell’elite dello stesso. Una rivoluzione che per ovvi motivi non sarà soltanto di carattere societario, ma anche strutturale, nell’accezione più generale del termine. Intanto il mercato, però, visto che per rimanere nel calcio che conta servono piedi, possibilmente buoni. Sono stati ufficializzati ben undici acquisti: Sepe, Mazzocchi, Fazio, Dragusin, Ederson, Bohinen, Radovanovic, Verdi, Mikael e Mousset cui si è aggiunto in extremis anche un altro pezzo da novanta, la ciliegina sulla torta, quel Diego Perotti già protagonista in Italia con le maglie di Genoa e Roma e reduce da una parentesi in Turchia. Uno che se sta bene, è doveroso sottolinearlo, può ancora fare la differenza. A lasciare sono stati in tanti invece, come Bogdan, Simy, Gondo ma anche altri calciatori che già non erano più parte integrante della rosa granata che aveva iniziato il campionato di Serie A. Forse è una missione impossibile e forse no, questo potrà dirlo soltanto il campo, ma non c’è dubbio che l’inizio della gestione Iervolino – che non a caso si è affidato a un direttore sportivo di lungo (e qualificato) corso come Walter Sabatini – sia di quelli che tutto trasmettono fuorché arrendevolezza e rassegnazione.

Simone Verdi, uno dei volti nuovi della Salernitana

Intanto il neo presidente della Salernitana si è “confessato” in una lunga intervista pubblicata nell’edizione di ieri del Corriere dello Sport e che è stata ripresa anche on line dal quotidiano sportivo. Con alcuni stralci significativi, fatti di domande e risposte, che vi riproponiamo e che lasciano intendere una volta di più – ove mai ce ne fosse bisogno – che il progetto Salernitana è appena all’alba e che, salvezza o meno, avrà un futuro radioso.

Iervolino, quando le è venuta l’idea di diventare proprietario della Salernitana?
«Il 30 dicembre 2021».

Dicevamo sul serio.
«Anch’io. Il 30 vengo a sapere che secondo la stampa sarei interessato all’acquisto del club. Mi ricordano che Salerno mi porta bene perché lì ho fondato l’Università Telematica Pegaso. Allora ho consultato le carte. Ho trovato un bilancio semplice e sano. Ho ricevuto le valutazioni dei gestori. Ci è bastato. Si trattava anche di un investimento piccolo rispetto a quelli in cui ci impegniamo di solito. Ho chiamato i miei collaboratori. Chi era a Dubai, chi a Cortina. Ci siamo messi al lavoro e il 31 ho effettuato il bonifico prima ancora di avere completato i documenti. In realtà siamo sempre piuttosto rapidi a concludere gli affari».

E il giorno dopo?
«Mi sono svegliato su un altro pianeta. Un uomo senza passato. Di tutto quello che ho fatto, esisteva soltanto la Salernitana».

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Federico Fazio

Il primo giocatore ingaggiato è suo nipote.
«Ne abbiamo acquistati diversi. Lui è un Primavera che ha già esperienze rilevanti, comunque. E una storia. Il padre, mio fratello, è scomparso per una leucemia. Il ragazzo è come un figlio per me. Prima di tutto, ho voluto prenderlo per poterlo seguire e tenerlo vicino».

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Arriviamo a Walter Sabatini.
«Il primo gennaio. Una giornata intensa: otto ore davanti ai giornalisti a parlare della Salernitana. Ammetto che non provavo un brivido di emozione così forte da un po’ di tempo. Insomma, quel giorno persone che conoscevo mi hanno suggerito Sabatini come direttore sportivo. Walter è venuto in sede e ci siamo piaciuti subito. Abbiamo lo stesso modo di vedere la vita. È un uomo leale e una leggenda di questa industria. Esitava: io giovane impreditore estraneo al calcio, la squadra ultima in classifica. Ma ha capito che il mio progetto prevedeva una rivoluzione dentro il campo e fuori. Abbiamo stabilito regole e modalità di lavoro. Pronti, via».

Le ha raccontato di avere un brutto carattere?
«Come prima cosa. Aggiungendo: mi assumo le mie responsabilità, conosco il mestiere e ci salveremo».

Subito dopo ha esaurito il budget di mercato.
«Eh, eh. Penso di sì».

In quattro parole, qual è la strategia per la salvezza?
«Sabatini mi ha parlato di un instant team. Tre tipi di giocatori: prestiti di gente esperta, e questo ovviamente è solo un costo; quindi calciatori importanti che vadano a costituire il patrimonio del club e infine i giovani. Mi sembra abbia chiuso il cerchio: un 33% di giocatori per ogni categoria».

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