LE OPINIONI

IL COMMENTO Il crak della Thomas Cook e la fine di un’epoca

Il fallimento della Thomas Kook (Neckermann) rappresenta la fine di un epoca. Insieme alla Ischia Reisen e alla TUI portavano sull’isola dagli anni 70 fino al 2000 la maggior parte delle tre milioni di presenze tedesche. Oggi Ischia ne conta circa seicento mila. Arrivavano da metà marzo, in genere l’inizio era a San Giuseppe, finivano l’ultima settimana di Ottobre e a luglio a agosto quasi sospendevano per il troppo caldo e l’invasione dei turisti italiani. Facevano la mezza pensione e la colazione “rinforzata” con prosciutto e formaggio. Prenotavano sei mesi prima, sul catalogo che trovavano nelle migliaia di agenzie tedesche, dopo colazione uscivano in escursione, alla spiaggia, andavano sull’Epomeo, a Cavascura, a Poseidon all’Afrodite e tornavano la sera a Cena. A pranzo si fermavano nei localini, nelle cantine, nei piccoli bar a mangiare un’insalata, una bruschetta, a bere una birra un bicchiere di vino bianco, o chiedevano ein “Kappuccino” Amavano le cantine e spesso li trovavi in montagna, seduti intorno ad un fratino in una stamberga cantina-grotta rossi in viso e a cantare “Santa Lucia”, O mia bella bella Marì e altre canzoni popolari dello stereotipo italiano-napoletano. Portavano i Marchi che valevano il doppio della Lira e ti lasciavano sempre una mancetta.

La sera in albergo si organizzava “la serata danzante” e si ballava, si beveva e le signorine, anche signore, erano molto “sensibili” al fascino dei maschi ischitani e più emancipate, forse disinvolte è il termine più adatto, delle femmine ischitane. Credo che ognuno di noi che ha più di quarant’anni potrebbe raccontare le numerose avventure galanti con le tedesche. Prenotavano il balcone e se al loro arrivo non glielo si dava erano proteste veementi e ad alta voce, in tedesco naturalmente, e se non usciva il balcone facevano “Reklamazionen”: colloquio con la guida dell’agenzia, lettera di protesta e rimborso detratto dal pagamento. Era una clientela che si fermava duo o anche tre settimane e quasi tutti facevano le cure termali (fangopakung) e il massaggio, a cena consumavano una bottiglia di vino e spesso la sera al bar dell’albergo la birra preferibilmente alla spina. Erano tutti molto parsimoniosi e attenti ai prezzi però, in proporzione alle loro finanze, spendevano nei bar, nei negozi, alla spiaggia, nei parchi termali. Clienti semplici, pacati, civili, umili, precisi che si divertivano con poco e poco pretendevano, tranne chiaramente il Balkonen che giustamente avevano pagato. Profumavano di “pulito” di crema. Amavano Ischia, hanno dato molto a quest’isola ma hanno anche ricevuto molto almeno fino agli anni 80, prima dell’invasione delle auto, della disastrosa rete fognaria e della “emancipazione” del “buon selvaggio” indigeno.

La fine di un epoca dicevamo, perchè la Neckerman rappresentava tutto questo e altro ancora come la possibilità data dal guadagno di far studiare i figli, di comprare automobili, di costruire la casa o ingrandire le aziende, di andare noi stessi in vacanza. La Neckerman da oggi non esiste più come non esiste più quel tempo in cui siamo cresciuti sicuri che non passasse mai, che tutto poteva succedere ma non la mancanza degli arrivi tedeschi. È fallita non certo per Ischia, anzi a noi deve grandi guadagni, ma perché i tempi sono cambiati e i tedeschi, come tutti i turisti, non prenotano più sui cataloghi, per due settimane o tre, sei mesi prima, in vacanze organizzate, con i voli charter. È cambiato il mondo e con esso il modo di fare vacanze e la Neckermann invece è rimasta sempre la stessa o comunque non ha saputo adeguarsi al nuovo turismo sicura, come noi ischitani, che quel mondo fosse senza fine.

* IMPRENDITORE ALBERGHIERO

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