LE OPINIONI

IL COMMENTO Il lavoro del contadino: “Cercate l’antica madre”

DI BENEDETTO MANNA

Il mondo di oggi ci “droga” con SVILUPPO, COMPETIZIONE, PRODUZIONE CONSUMISTICA, PROGETTI A BREVE, con scarsa consapevolezza sul DOPO, mentre lo sfruttamento intensivo delle risorse ci avvelena sempre di più, aumentando l’indebitamento delle popolazioni con la spoliazione dei beni naturali e collettivi. In questo sistema il lavoro della terra, il lavoro del contadino e allevatore si trasforma. Nell’agricoltura e allevamento intensivi, esso è sempre più dipendente dalle indicazioni di chi ti vende i semi, che poi in larga misura è anche quello che produce, direttamente o indirettamente, fertilizzanti chimici e pesticidi, e dai mangimi industriali, dagli antibiotici per gli animali. Il lavoro della terra si priva di ogni rapporto tra contadino e ambiente, di abilità antiche e saperi consolidati, che non servono più. Il cibo,frutto di tali processi di trasformazione, diventa cibo spazzatura (junk e fakefood), ed è privo di sapore, colore, odore, consistenza, condito da dosi massicce di conservanti ed è responsabile di oltre un quarto delle emissioni climalteranti che tanto impatto hanno sui cambiamenti climatici. E’ il cibo a poco prezzo che ci permette di riempire il carrello della spesa, in modo da compensare il MALTOLTO, dovuto a una sempre più accentuato negli ultimi decenni peggioramento della distribuzione della ricchezza, che con il Covid è stata ulteriormente aggravata. Nel periodo 2020/2021 sono emersi 162 milioni di nuovi poveri, con un incremento dell’1% più ricco del 23,9%, pari a 215000 (rapporto Oxfam gennaio 2022). Invece si giustifica questo sistema di produzione del cibo con i bisogni di una popolazione crescente di 8 miliardi di abitanti della terra. In verità esso è per i più poveri e per quelli che, pur non essendo poveri, non hanno ancora la consapevolezza necessaria della posta in gioco. Basta riflettere e constatare che in questo tempo, in cui c’è tanto cibo a buon mercato per tutti, come il numero dei morti per fame e dei sottoalimentati sia tornato a crescere nel Mondo raggiungendo quasi il miliardo. 

Pertanto non è vero che questo sistema intensivo sia vocato a soddisfare primariamente questo bisogno, perché nel suo costituirsi sconvolge sistemi di produzione globale, devasta l’ambiente, costringe alla monocoltura e alla dipendenza alimentare dove prima c’erano biodiversità e capacità di produrre cibo sufficiente per sé, generando così anche nuovi sradicati. A supporto di questo modello vige un intero apparato simbolico, di valori, di stili di vita, che fondandosi SULL’USO E GETTA, sulla vera e propria dissipazione di natura, integra anche questo cibo a poco prezzo al suo interno e lo fa diventare elemento di riconoscimento e di soddisfazione di caduchi desideri. Una vera e propria egemonia costruita intorno ai simboli del cibo, riconoscibile ovunque: Mc Donald’s, Coca Cola e i vari marchi di birra hanno unificato il mondo!Detto ciò, le forze e le energie per sostenere l’indispensabile rottura con questo presente e segnare una svolta con un nuovo modello per il futuro ci possono essere. Serve una strategia alternativa compiuta che si muova a più livelli.1 – Ristabilire una giusta e diffusa valorizzazione del lavoro e rilanciare tutti i meccanismi redistributivi della ricchezza. 2- Elevare i livelli di reddito medio dei settori popolari, consentendo anche di assicurare il sostegno alle reti di produttori esterni al circuito globale dello junk food, di remunerare il loro lavoro, di assicurare il cibo buono, non industriale, a  settori sempre più ampi di popolazione, contrastando la nuova insorgente disuguaglianza a tavola, dove chi più ha accede al cibo di qualità, nutriente per davvero, biologico, nutraceutico, saporito . 3 – Consentire ai più di pagare di più il meglio a tavola a cui hanno diritto, consente anche di spezzare il circuito di sfruttamento odioso del lavoro di piccoli produttori in tante nostre campagne, come anche nei paesi del Sud del Mondo.4- Consentire la trasformazione dell’agricoltura del futuro che, anche con l’utilizzo delle più avanzate tecnologie digitali, può ricongiungersi alla natura, può vedere contrastato e interrotto ad esempio nel nostro paese quel processo di vero e proprio abbandono colturale, sociale e culturale. La nostra isola di ischia per esempio potrebbe vedere restituita tanta sua parte a produzione di qualità. Per rispondere quindisul cosa, come e perché produrre, ai fini di prevedere una necessaria spinta per una diversa qualità dello sviluppo, nella fondamentale attività di creazione del cibo, oltre l’indispensabile giustizia nella redistribuzione della ricchezza,SI RIPROPONE ALL’ATTENZIONE DEGLI amministratori locali isolani l’importanza di fondare un istituto tecnico d’Agraria,proprio per poter assumere e agire le tante spinte nuove nella produzione agroalimentare di qualità, di consumo critico, di valorizzazione della dimensione di conoscenza e di abilità contenuta nel lavoro contadino.

In questo caso gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile di ischia 17 volte 30 per l’ambiente centrati sono : 1 – sconfiggere la poverta’;  2 – sconfiggere la fame;  3 – salute e benessere;  4 – istruzione di qualita’; 8 – lavoro dignitoso e crescita economica;  10 – ridurre le diseguaglianze; 11 – citta’ e comunita’ sostenibili;  12 – consumo e produzione responsabili; 13 – lotta contro il cambiamento climatico; 15 – vita sulla terra; 16 – pace, giustizia e istituzioni solide;  17 – partnership  per gli obiettivi

BOZZA DI PROPOSTA Istituto Tecnico d’Agraria (Circolo di Legambiente Ischia) -ALL’ATTENZIONE DEI SINDACI

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La tragedia di Casamicciola del 26 11.2022, può essere considerata un punto di svolta nella storia dell’isola d’Ischia. Perché ha finalmente aperto gli occhi della popolazione isolana sulla necessità della gestione attiva del territorio. L’esito di questa presa di coscienza a tutt’oggi è ancora abbastanza incerto, ma le varie proposte nate dalle forze locali, inducono a un cauto ottimismo per il futuro. Legambiente Ischia in questo contesto lancia la concreta  proposta  per il recupero della qualità territoriale, tramite l’istituzione sull’isola di un istituto tecnico agrario autonomo. L’esistenza di una tale scuola permetterebbe di rivalutare la millenaria storia contadina  dell’isola verso un futuro sempre più necessario. Ischia, in base ai dati ISPRA attualmente disponibili, sui circa 46 Kmq dell’isola, almeno il 60% comprende terreni agricoli e boschivi, che fortunatamente riescono a difendere il valore paesaggistico dell’isola. Tuttavia a partire dal boom turistico iniziato negli anni 60, il territorio non urbanizzato è stato improvvidamente lasciato a se stesso. Questa trascuratezza ha avuto dei risvolti positivi e negativi. Per esempio con amministrazioni attente al territorio, si sarebbero potute evitare quei guasti che hanno causato le catastrofe negli ultimi anni. D’altra parte i terreni abbandonati, si sono rimboschiti in maniera naturale e soprattutto il suolo isolano non è stato impoverito e aggredito dalle contaminazioni chimiche della odierna coltivazione intensiva. Oggi il territorio di Ischia si presta ad un  rilancio di agricoltura biologica e di gestione forestale, anche come baluardo ad una incipiente urbanizzazione integrale.

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Ischia si presta ad un  rilancio di agricoltura biologica e di gestione forestale, anche come baluardo ad una incipiente urbanizzazione integrale. Ischia ha una urgente necessità di profili professionali di alto livello: agronomi, silvicoltori, botanici, giardinieri, esperti del paesaggio, geotecnici, tecnico certificatore di agricoltura biologica, ecc.. Per creare tali competenze, sarà necessario  un solido collegamento con la facoltà di Agraria di Portici, per individuare indirizzi professionali innovativi e coerenti con la vocazione del territorio, quali agroalimentare, viticoltura, olivo coltura, orticoltura, agricoltura forestale. Alla stregua del mantenimento delle tradizioni agrarie campane, che sono state valorizzate tramite appunto, per esempio,  gli Istituti Tecnici ITA “ A. S. COPPOLA” di Piedimonte Matese (CE) o ITAS “M. ROSSI DORIA “ di Marigliano (NA).Si tratta quindi di creare quelle professionalità, necessarie sul territorio e  spendibili nel settore primario ai vari livelli, con la dovuta attenzione AL MANTENIMENTO DELLA BIODIVERSITÀ DEGLI ECOSISTEMI, E CREARE UNA CONDIVISIONE DELLE FINALITÀ DI GESTIONE DELL’HABITAT, NEL QUADRO  DELLA DIFESA DAI CAMBIAMENTI CLIMATICI, SEGUENDO IL PROGRAMMA D’AZIONE DELL’AGENDA 2030, varata dall’ONU, e dei suggerimenti  contenuti nel DOCUMENTO  DI LEGAMBIENTE “CANTIERE ISCHIA 2030”.L’ambiente non è gestito da burocrati, politici e neanche da attivisti di buona volontà. Ci vogliono persone che sanno mettere le mani sulla terra con le conoscenze e competenze che i tempi nel terzo millennio impongono.

* Manager per la sostenibilità

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