LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia chiude un anno di speranze e nuovi patemi

Diciamo la verità, se un anno fa ci avessero detto che a Natale del 2021 saremmo stati ancora alle prese con la crisi pandemica, il dilagare dei contagi, l’incalzare del virus e lo sconforto derivante dal l’invincibilità (o quasi) del Covid-19, ci avrebbero presi per matti o quantomeno per menagrami. La realtà di questi giorni, purtroppo, è molto distante dalle aspettative di tutti. L’emergenza è tutt’altro che passata, i dati sono ancora molto preoccupanti, l’uscita dal tunnel sembra ancora lontana. Questo non deve scoraggiare, perché la campagna di vaccinazione ha avuto e avrà il suo effetto, non fosse altro sull’incidenza che questo maledetto virus sta avendo sulla popolazione.

Gli effetti del contagio sono meno gravi, questo è un dato innegabile e per quanto la situazione sia ancora molto grave, appare del tutto evidente che un anno di cure, precauzioni e somministrazioni di dosi, non sia passato invano. Salutare il 2021 con un pizzico di speranza, del resto, non solo è legittimo ma addirittura necessario. Lo abbiamo fatto lo scorso anno, quando ci ostinavamo a raccontare che “tutto sarebbe andato bene”. a maggior ragione lo faremo ora, che il “mostro”, pur nella sua mutevole veste, è meno misterioso e sconosciuto di quanto non fosse un po’ di tempo fa.

È stato un anno di alti e bassi, per tutti, Ischia compresa. L’isola è passata dallo sconforto, l’amarezza, il dramma di centinaia di imprenditori, che si sono imbattuti nel periodo più nero dal punto di vista economico, dal dopoguerra in poi, alla voglia di rinascita e di ripresa, segnata da una stagione estiva che ha fatto registrare un movimento importante, sia pure limitato in grande parte ad un turismo autoctono o senza la presenza di flussi stranieri, che per l’isola verde rappresentano da sempre linfa vitale. Il periodo delle feste natalizie doveva segnare la definitiva ripresa e invece la mazzata delle nuove restrizioni, i divieti, l’annullamento delle feste in piazza, soprattutto la paura del contagio hanno messo un freno a tutto.

Ma arrendersi non appartiene al DNA degli isolani. Ad inizio pandemia osammo paragonare Ischia ad una sorta di Araba Fenice, uccello mitologico che aveva il potere di risorgere dalle proprie ceneri. Fu un titolo azzeccato quello che il Golfo scelse per l’occasione, che piacque a molti e fu condiviso dalla gran parte dei lettori. Oggi, a distanza di più di un anno, Ischia è chiamata a muovere nuovamente le sue ali, per spiccare un altro volo verso la rinascita. Il cielo è ancora plumbeo e il mare in tempesta ma la volontà di risorgere dell’Araba Fenice saprà essere più forte di ogni sventura. 

* DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”

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