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Il Comune e la “scure” di 38 milioni di credito da riscuotere

ISCHIA. Si riunirà, è vero, soltanto il 27 aprile e l’attenzione, ovviamente, è tutta incentrata su un dettaglio politico. Alla prossima seduta di consiglio comunale in programma a Ischia, ci sarà tra i banchi della sala consiliare Valeria De Siano o come è molto più probabile la new entry Maurizio De Luise? Dipenderà da cosa deciderà il Consiglio di Stato il prossimo 17 aprile – i giudici sono chiamati a revocare o meno la sospensiva concessa a favore della De Siano dal Tar, l’esito sembra scontato dopo il riconteggio delle schede da parte della Prefettura – ed è chiaro che i riflettori sono tutti puntati su questo contenzioso che si trascina da subito dopo le elezioni dello scorso giugno e che potrebbe essere ormai arrivato ai titoli di coda. E così ecco che passa quasi in secondo piano un aspetto tutt’altro che marginale, quello che cioè vedrà impegnati i consiglieri a votare un importante documento contabile quale il bilancio. E quello del municipio di via Iasolino, ad onor del vero, presenta un dato che definire inquietante è poco. C’è una “posta”, infatti, che parla di una somma monstre da recuperare e legata al capitolo “imposte, tasse e proventi assimilati”. Di fatto, l’ente locale guidato dal sindaco Enzo Ferrandino deve recuperare qualcosa come circa quaranta milioni di euro, ad essere precisi 38.201.788,31 euro.

Si tratta di numeri che fanno impallidire e che non possono non essere oggetto di adeguata riflessione. Partendo da un assunto, che va fatto per onestà intellettuale. Si tratta di guai e voragini che arrivano da un passato che verosimilmente si perde nella notte dei tempi, impossibile credere che un’amministrazione che si sia insediata da meno di un anno possa aver prodotto uno “sfascio” del genere, a parte che parliamo di un fardello che storicamente ci si continua a portare dietro. Ma non c’è dubbio, alla stessa maniera, che ci troviamo dinanzi ad un modo di gestire il contenzioso oltremodo osceno, e quella mole di denaro deve necessariamente porre una serie di interrogativi. Il primo: sono una somma inserita nel bilancio, ma siamo certi che sia recuperabile nella sua interezza? E ancora, da dove arriva un fiume di soldi tanto imponente? E’ chiaro che diventa difficile dare una risposta precisa, ma tutti gli indizi – onestamente – portano a far pensare che gran parte dei mancati incassi siano da attribuire al ruolo della nettezza urbana, dove obiettivamente ci sarebbe una falla di diversi milioni di euro visto che sono molte le strutture i cui titolari avrebbero alzato bandiera bianca rinunciando a pagare il ruolo. Indubbiamente sono numeri attorno ai quali nel corso della discussione in civico consesso sarà impossibile non soffermarsi: anche perché andrebbe anche capito fino a che punto un importo così imponente è recuperabile e su quale “percentuale” invece è opportuno mettere una pietra sopra. E capirete che il dettaglio è di quelli tutt’altro che trascurabili. Tra l’altro, è il caso di osservare – sempre spulciando il documento che dovrà passare all’esame del consesso – che a fronte di crediti pari a quasi 40 milioni di euro non riscossi al 31 dicembre dello scorso anno, il Comune come fondo crediti di dubbia esigibilità accantona solo un milione e duecentomila euro per il 2018, una somma che sembrerebbe decisamente bassina rispetto alle percentuali imposte dalla legge).

Gaetano Ferrandino

 

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