LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia, come la vogliamo? 

di Mimmo Barra 

Un posto per trasformarlo in Luogo di vacanza, di attrazione, di economia forte e fiorente, ha bisogno della ricombinazione delle forze politiche, della loro cooperazione in senso attivo e di risorse economiche come di obiettivi condivisi. Ne parlavo qualche giorno fa, a pranzo, con alcuni amici ragionando sull’esito per molti scontato delle votazioni a Ischia e Barano. Faccio intanto i miei complimenti e i migliori auguri di buon lavoro ai sindaci Enzo Ferrandino e Dionigi Gaudioso e alle rispettive squadre di governo. Sono certo che continueranno con maggiore vigore il proprio percorso sul solco amministrativo tracciato negli ultimi cinque anni.

Voglio però portare il ragionamento un po’oltre il semplice commento sul voto che ha condotto i due primi cittadini a riconfermare il loro lavoro, partendo dall’editoriale a firma del Sindaco di Lacco Ameno apparso su Il Golfo qualche giorno fa, dal titolo “Ischia non è a misura di turista, serve invertire la rotta”. Condivido molto il contenuto delle proposte, come approvo la sua affermazione secondo la quale il primo grosso problema di Ischia è la sua non vivibilità anche a causa del traffico enorme sulle strade isolane. Secondo me coglie in pieno le esigenze e poi aggiunge che per realizzarle c’è però bisogno che gli altri sindaci dell’isola capiscano che l’enorme numero dei veicoli è un problema. Aggiungo: non solo per i turisti ma per gli isolani stessi, poiché la difficoltà aumenta il proprio peso specifico se si considerano pure altri aspetti strutturali che bisogna tenere in debita considerazione come l’assenza di una collaborazione tra le sei amministrazioni che stenta a trasformarsi in un tavolo permanente attraverso cui affrontare le questioni che di volta in volta, per diretto o mediato effetto, riguardano i sei Comuni di Ischia e, quindi, l’intera isola. Si tratta, insomma, di sviluppare una capacità di dialogo che mobilita – come ha sottolineato indirettamente il sindaco Francesco Del Deo in una sua recente intervista – un modo diverso di intendere la politica economica del territorio, da cui discende la partecipazione tra le sei realtà.

Ognuna caratterizzata da specifici interessi, tutte però unite dal primo quesito, forse il più importante, su come favorire la ripartenza economica in chiave sostenibile in funzione di una modernità che, mi permetto di dire, è già attuale. Ma come immaginiamo Ischia da qui ai prossimi dieci anni? I lettori più attenti ricorderanno che nei miei vari contributi a Il Golfo ho fatto cenno ai modi di erogazione dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e come poterli usare che prevede uno spettro ampio d’investimenti e riforme a favore dei Comuni. Trasformazione digitale e turismo, miglioramento dell’organizzazione interna fino agli interventi sociali passando per la cultura, sono tra gli asset principali che hanno l’obiettivo di sostenere una ripartenza nel segno della modernizzazione, tutti di carattere sostanziale e che necessitano perciò di una linea comune di azione tra le amministrazioni per fissare uno sviluppo omogeneo che il territorio di Ischia non può più attendere. Un concetto, questo, che ripeto da molto tempo ma che non sembra però stimolare la curiosità e la dovuta attenzione da parte di chi ha la responsabilità di governo dei Comuni, delle associazioni produttive e di categoria e della politica isolana in generale. Tanto che sembra vincolante la sensazione che siano molti a sapere di che cosa l’isola ha bisogno ma ci si fermi nella citazione continua degli scopi non riuscendo a realizzarli e così venir fuori da un corto circuito nel dialogo. 

Nel PNRR si parla anche di piani per la costruzione di nuovi asili nido e piste ciclabili come di infrastrutture per favorire la mobilità elettrica ed ecosostenibile che risolverebbe l’annoso problema del traffico sulle strade isolane, superando addirittura il concetto di “auto privata”. Insomma è chiaro che serve una strategia complessiva da parte dei sindaci dell’isola d’Ischia. Per questo motivo, dopo averlo realizzato, riuscii ad avere nel 2015 dai firmatari – gli amici sindaci lo ricorderanno – il consenso per la realizzazione di un tavolo permanente cui far partecipare i Comuni o loro delegati tra gli strumenti del “Piano Strategico- Patto di Sviluppo per l’Isola d’Ischia”. In poche parole si tratta di un tavolo intercomunale con funzioni tecniche e progettuali per non perdere occasioni di rilancio mediante i fondi del PNRR, quelli ministeriali e quelli della Regione Campania che “premiano”, ormai è un dato consolidato, le collaborazioni tra almeno cinque Comuni e comunque le aree omogenee. E Ischia rappresenta una di queste. Tutto ciò – per riprendere uno dei miei ultimi interventi sul tema – per non scontrarsi con le serie difficoltà di ripresa strutturale e turistica e accedere alle opportunità che ci sono ma, per finire, hanno bisogno di una nuova politica. Che sia in grado di scegliere una strada moderna per Ischia, adesso che è possibile anche favoriti dalla giovane età delle Amministrazioni isolane. 

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*Già Commissario dell’Azienda di Cura e Soggiorno dell’isola d’Ischia – componente di ARETUR, Agenzia Regionale del Turismo 

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