LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia e l’anno zero del turismo

DI MARCO BOTTTIGLIERI

Il turismo ad Ischia non sta vivendo una estate positiva, dopo l’affluenza record dello scorso anno che lasciava ben sperare per la stagione in corso. Al di là di fattori contingenti, manca una riflessione di sistema. Stiamo assistendo ad un rincaro generalizzato, aumenti che non sempre sono giustificati dal costo delle materie prime. Dagli hotel, all’accesso ai lidi al conto del ristorante, ai trasporti. Le polemiche ogni estate non mancano e questa si sta distinguendo per le forti prese di posizione dei turisti, anche quelli presenti sulla nostra isola, che spesso si lamentano dei conti alti non giustificati dal servizio. Se poi ad agosto i dati preliminari parlano di un crollo delle prenotazioni per il 30%, l’allarme è scattato per davvero. Ma la domanda che dovremmo porci prima di ogni altra é la seguente: il turismo in Italia a chi fa concorrenza? I prezzi sono realmente folli per i servizi inadeguati o i raffronti con altre località turistiche meno care sono sbagliati? 

In queste settimane stiamo assistendo a paragoni improbabili, almeno in parte, come tra le tariffe degli stabilimenti balneari o i conti per pranzare o cenare sulla nostra isola e quelle praticate in altre località turistiche come nella vicina Albania o Croazia oppure Malta. E’ corretto questo raffronto? Sì, se intendiamo porre l’accento circa il rischio di perdere quote di mercato in favore di queste mete turistiche alternative. No, se guardiamo al prodotto Italia nel suo insieme. Pensare di confrontare i prezzi italiani con quelli croati, albanesi, maltesi, greci o egiziani è fuori luogo. In primis, perché fortunatamente siamo ancora un’economia avanzata, cosa che non si può dire delle numerose realtà circostanti. Lo stipendio medio di un lavoratore albanese si aggira sui 300 euro al mese. Per quanto bassi siano gli stipendi italiani non potrai offrire meno di 7-800 euro al mese ad un ragazzo al Sud che svolge servizio ai tavoli in Italia. In generale, tutti i costi sono maggiori nel nostro Paese. Tuttavia è indubbio che continuando di questo passo la gran parte delle famiglie italiane potranno permettersi sempre meno giorni di vacanza, con un conseguente drastico calo degli incassi.  Se è vero che ci sono alcune località, penso a Capri, Positano, Forte dei Marmi ,alla Costa Smeralda che sono invase da turisti “super ricchi” è anche vero che gli italiani sono colpiti dal cosiddetto caro ombrellone.  Ad Ischia, invece,  abbiamo raggiunto una situazione paradossale: non siamo attrattivi ne per gli stranieri ricchi ne per la cosiddetta middle class italiana. Come siamo arrivati a quello che alcuni amici analisti definiscono l’anno zero del turismo ischitano ?

La risposta è semplice: per molti anni ci siamo adagiati convinti che i grandi flussi di arrivi che abbiamo visto nelle stagioni passate potessero essere ormai acquisiti. Non abbiamo organizzato una programmazione chiara e strutturale, abbiamo fatto fallire qualsiasi tentativo di far nascere un ufficio stampa unico per tutta l’isola, i sei Comuni non riescono a fare rete fra di loro, e anche tra noi imprenditori, benché riuniti in varie associazioni, non c’è traccia di una sinergia virtuosa e duratura. Ad oggi Ischia non è, né una metà per giovani e nemmeno una per anziani benestanti, visto che le tanto citate terme non hanno una organizzazione adeguata. Per anni abbiamo parlato di destagionalizzazione, ma tutti sanno che Ischia chiude a metà ottobre per riaprire, forse e solo in parte, nel periodo pasquale. Si dirà che il calo è meno forte di quello che si dice e che di ”brutta gente” se ne vede di meno ma alla loro assenza non fa da contraltare la presenza di un turismo economicamente forte. Assistiamo, quindi, ad un lento svuotamento dei nostri territori nella totale indifferenza delle istituzioni che invece dovrebbero stimolare tutti noi a moltiplicare le iniziative interessanti che pure vedo nascere ad Ischia.  Siamo ad un punto di non ritorno e il bivio è molto chiaro: o si definisce una volta e per tutte l’identità turistica dell’isola, e là si organizza in maniera conseguente, oppure siamo destinati ad una lenta ed inesorabile agonia. Il tempo è scaduto, il rilancio o la “morte” dell’isola dipende unicamente da noi e dalle scelte che faremo nelle prossime settimane. Il 2024 è l’ultima chiamata per salvare Ischia dal baratro.

* CONFESERCENTI-ASSOTURISMO

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Luigi Boccanfuso

Ottima analisi, puntuale e completa!
Speriamo di non parlare ai sordi…

Fabio

Una volta c’erano dei politici che si dedicavano ad organizzare e a fare sistema. Oggi purtroppo abbiamo politici nemmeno capaci di organizzare i panni nei loro armadi. Figuriamoci un estate turistica!

Beta

Lasciate perdere i politici isolani ed ascoltate i vostri buoni maestri che giustamente indirizzano ad un sano “associazionismo”…
Ne parla un articolo di Franco Borgogna di questo giornale: “L’isola dei battiti del cuore”.
Non avete idea delle enormi potenzialità di cui disponete, e non andrebbero sprecate per la paura del cambiamento e della confusione sulle scelte del tipo di turismo migliore per l’isola…e soprattutto per gli isolani!

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