LE OPINIONI

IL COMMENTO Istruzioni per la mitigazione dei rischi naturali

DI GIUSEPPE LUONGO

La ricerca sui vulcani è finalizzata all’obiettivo della conoscenza del fenomeno eruttivo nelle sue varie manifestazioni, che ha inizio con la fusione del magma in profondità fino alla sua emergenza in superficie. Nelle aree vulcaniche densamente abitate l’obiettivo primario della ricerca è lo studio dei meccanismi eruttivi, la valutazione della loro pericolosità per le misure di prevenzione di lungo termine da adottare e la previsione dell’evento nel breve termine per l’attivazione del piano di evacuazione delle aree esposte all’evento. Contribuisce al successo di tali obiettivi una ricerca di base, avanzata, sviluppata in vari sistemi vulcanici caratterizzati da fasi evolutive diverse.

Il problema primario della mitigazione del rischio risiede nella conoscenza del fenomeno pericoloso e della sua interazione con il territorio, misurato in termini di danno economico per la comunità. Questo dato è racchiuso nel termine Rischio. Una più approfondita conoscenza di tale processo e della sua probabilità di accadimento condiziona l’informazione alla comunità esposta e il buon funzionamento dei Piani di Protezione Civile, compresa l’evacuazione della popolazione. È innanzitutto la Ricerca che deve aprire nuovi orizzonti per la sicurezza nelle aree a rischio densamente popolate, come quella napoletana, ad elevato rischio vulcanico. Non bisogna confondere la probabilità di accadimento di eventi naturali estremi con lo scenario dell’evento di elevata energia, scelto per i piani di protezione civile nell’impossibilità di prevedere l’intensità dell’evento nel breve termine, sia esso terremoto, eruzione, dissesto idrogeologico, attraverso il monitoraggio dei segnali precursori. La legge fisica che governa la successione degli eventi naturali mostra che la loro probabilità diminuisce al crescere dell’intensità. Quindi gli eventi catastrofici sono i meno probabili, contrariamente a quanto appare in filmati, interviste, narrazioni, spesso diffusi dai mass media, ma non è prevedibile il tempo del loro accadimento. La Ricerca scientifica deve porsi tale obiettivo, piuttosto che accumulare dati su dati con il monitoraggio, in quanto risulta fallace la convinzione che la conoscenza dei fenomeni naturali estremi possa svilupparsi con osservazioni ripetitive. Nella storia della Scienza è la nascita improvvisa di un’idea e non la ripetizione delle osservazioni ad aprire la strada a nuova conoscenza.

Nell’isola d’Ischia emergono più problemi per la ricerca finalizzata alla mitigazione dei rischi: la struttura sismogenetica del bordo settentrionale del Monte Epomeo; il complesso campo di deformazione dell’Isola, associato ad un altrettanta complessa struttura geologica dell’area; la propensione dei suoli al dilavamento e alla generazione delle colate di fango.

La sismicità storica e l’evento distruttivo del 21 agosto 2017 sono stati generati dalla struttura tettonica che si sviluppa nella fascia pedemontana settentrionale dell’Epomeo da Piazza Bagni a Fango, interessando i comuni di Casamicciola, Lacco e Forio. In quest’area emerge la faglia lungo la quale il massiccio dell’Epomeo scivola verso sud e ruota verso nord, simulando un meccanismo di traslazione (sud) e rotazione (nord). In questa stretta fascia pedemontana, dove si collocano gli epicentri dei terremoti, occorre monitorare in dettaglio il processo di subsidenza rilevato da indagini geodetiche sviluppate dall’inizio del secolo scorso. Unitamente a tali indagini è necessario porre attenzione alle manifestazioni idrotermali, così intense in quest’area, in quanto potrebbero svolgere un ruolo non trascurabile nei processi di deformazione della struttura che genera i terremoti.

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Per la mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico occorre esaminare in dettaglio: la morfologia del territorio, in quanto il profilo di gravità dalla sorgente al recapito a mare è l’elemento che genera la forza di gravità che agisce sul corpo geologico; la natura dei suoli, la loro permeabilità, lo spessore del suolo poroso relativo alle rocce sottostanti litificate e compatte, il loro limite di saturazione in seguito alle piogge; l’intensità e l’entità delle precipitazioni attese nell’area. Questi elementi consentono di definire il livello di pericolosità del sito nel lungo termine. Nel breve termine l’allerta per l’innesco di una colata di fango e detriti può realizzarsi con il monitoraggio delle precipitazioni e della saturazione dei suoli di copertura. La valutazione della saturazione per i suoli dei rilievi dell’Isola è fondamentale per l’allerta della colata. Si tratta di attivare un sistema di monitoraggio di elevata contenuto tecnico e scientifico.

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