LE OPINIONI

IL COMMENTO La generazione dei fenomeni

DI LUIGI DELLA MONICA

Quasi come se il destino amaro avesse voluto farmi scrivere un sequel del mio articolo della scorsa settimana, prendo le basi ideologiche dalle seguenti parole “Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato:Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca,I vostri nati torcano il viso da voi” (P. Levi, La tregua, Torino, Einaudi, 1965, p. 9). L’autore italo ebraico morto a Torino in circostanze dolorose era sfuggito ai lager nazisti e gridava al Mondo la necessità di non dimenticare.

Ecco che sulla falsa riga dei recenti festeggiamenti della Repubblica del 2 giugno, della Marina Militare, dell’Arma dei Carabinieri, del Corpo dei Bersaglieri e della Aereonautica, ho avuto modo di ricordare l’ardimento, l’onore dei caduti giovanissimi, nel fiore degli anni che hanno combattuto per la guerra di Resistenza, madre della nostra democrazia contemporanea. Giovanissimi… Sostantivo elevato al superlativo per esaltare ed enfatizzare la tenera e prematura età del protagonista di un evento storico. Si dice giovanissimi studenti meritevoli, giovanissimi musicisti, piccoli geni precoci, oppure vittime innocenti di atti di cronaca nera. Un fiore troppo acerbo per essere reciso. Queste metafore evocano principi e sentimenti incontestabili nelle coscienze collettive ed individuali, per cui nessuno ardisce di toccare i giovanissimi… Eppure, l’olocausto che ha ispirato le opere letterarie di Primo Levi, la barbarie nazista, la negazione del senso umano che ha visto praticare assassini di massa in nome del predominio della razza ariana, separazioni fra mamme e bambini, torture, annientamenti della dignità e della psiche di ogni individuo, che veniva trasformato in un numero, si è rinnovato e rigenerato nel nichilismo contemporaneo del web.

Un messaggio collettivo, subliminale e strisciante imperversa nel mondo virtuale: non studiate, non evolvetevi, date un calcio nel sedere a Vittorio Alfieri che affermava il teorema del sacrificio per emergere – volli, fortissimamente volli – e trasformatevi in influencer, in fashion blogger, in youtober, in tik toker, perché altrimenti nessuno vi conoscerà, vi vedrà, non esisterete, vivrete nell’oblio perpetuo. Se i matusa, i boomer vi dicono che la vita è altro da questo, canzonateli, derideteli, perché sono dei grigi ragionieri Fantozzi, piegati e pronati dalla vigliaccheria della loro anonima esistenza. Vedete, spesso ricordo la biografia di Domenico Modugno, che da un paesello Polignano a Mare, oggi meraviglioso, ricco di bellezza ed opulenza, è diventato “un uomo dipinto di blu”, dormendo quasi per strada, addirittura sui tram di Roma. Credo che avesse appena vent’anni, perché alla sua epoca la maggiore età si conseguiva a 21 anni per andare via di casa, si è dovuto aspettare l’attivismo politico di Marco Pannella per arrivare ai 18. Ve lo immaginate Domenico Modugno a noleggiare un SUV di oltre 200.000 euro di valore al costo di 1.500 euro per farsi pubblicità? Il conducente del SUV aveva fondato una società di marketing e pubblicità con uno studente della Bocconi, che credo sia la stessa università di Chiara Ferragni. Quindi credo che il messaggio sia chiaro: dopo 80 anni di democrazia repubblicana i nostri giovani per emergere e trovarsi un posto nella società non hanno bisogno di studiare in una università statale, sudare per un 110 e penare 10 anni per trovare una casa ed una famiglia, per poi trovare una società espulsiva dei bambini, al punto che il disgraziato carabiniere alla Cecchignola di Roma lo ha dimenticato in auto.

Cari giovanissimi, per emergere dovete farvi finanziare dai vostri genitori, non come accade in U.S.A. dalla banca che mutua il vostro progetto di cui siete i soli responsabili, per fondare una società in zona Vaticano ed avere la possibilità di pagare con carta di credito un noleggio di una macchina super lusso, frequentare una università di circa 25.000 euro all’anno solo di retta di frequenza. Tutto questo è necessario per essere personaggi pubblici e degni di nota ai posteri. Poco importa se per fare tutto questo ci si imbatte incidentalmente in una madre che era colpevole di essere andata a prendere il proprio piccolo a scuola. Cosa conta la vita di un qualsiasi sfigatello che non può permettersi il costoso studio legale che i paparini dei responsabili dell’evento stanno assoldando, una vita in più, una vita in meno, cosa ce ne frega. Si badi bene che non ho elementi per affermarlo con certezza, ma si sta vociferando che nei telefonini di questi mostri dissociati dalla realtà umana vi fossero dei commenti derisivi della macchina investita… Se così fosse, la gravità sarebbe di proporzioni inimmaginabili. Ma ci sta ancora un fenomeno ancora più allarmante: la tentata aggressione del padre del bambino all’autista del SUV. Tutti noi, me compreso, minimamente possiamo permetterci di giudicare il suo gesto mosso dalla devastante disperazione della perdita di un figlio, ma se lui ha perso i freni inibitori, ciò può dipendere a mio sommesso avviso dal terrore che la Giustizia non faccia il suo corso in termini di certezza della pena. E’ questo il bilancio del sistema democratico nel suo collaudo di circa 80 anni? E’ questo il futuro che i nostri nonni, per chi scrive, bisnonni per i giovanissimi protagonisti di questi fatti di cronaca, volevano costruire nel 1948? E’ questa l’Italia che il Commissario Calabresi, il Gen. Dalla Chiesa, Boris Giuliani, Chinnici, Livatino, Falcone e Borsellino, Pio La Torre, Siani, Pecorelli e Tabagi volevano cucire sulle spalle dei cittadini che hanno servito fino alla morte?

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Primo Levi

Chiedo scusa per eventuali omissioni di nomi illustri, ma per me tutti i martiri della Patria sono tasselli indispensabili alla creazione del sistema di umanità della democrazia e mi sono venuti in mente di getto quelli citati sopra. Tutti loro sono accomunati dall’aver pagato con la vita un ideale di società migliore, dove la sopraffazione del forte sul debole non fosse la regola dominante. L’iconografia è chiara. Non conosco il modello del Suv Lamborghini, ma se fosse l’Ursus, sarebbe la metafora del gigante di 600 Cv di potenza guidato da cinque giovanissimi metà uomini e metà dei, che schiaccia l’autovettura utilitaria di città, con a bordo i deboli, una mamma indifesa con due bambini. In questo contesto anomalo, mi sono trovato lo scorso dieci giugno 2023, ad organizzare con il Com.te del Circomare T.V. Antonio Cipresso una festa della Marina Militare su di un territorio isolano totalmente circondato dal mare, ma a dover fare i conti con la totale diserzione dei giovanissimi pur se invitati. Nessuno mi metta parole in bocca che non ho detto, per cui non intendo criticare i giovani studenti liceali e degli istituti tecnici che hanno nei fatti concludenti declinato il mio invito per celebrare ed onorare la Bandiera Italiana. Era un week-end di giugno, ma cosa volevano questi quattro matusa da noi… Ma ricordo che pure la nostra isola ha pianto il sangue versato sulle strade da giovani in età tenerissima e si sono spezzate per sempre le vite degli investitori.

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Non ci vedo nulla di male a perdere una mezz’ora di vita a vedere una bandiera che sventola e quattro gatti anziani che la onorano, oltre alla deposizione di una corona di fiori ai caduti del mare. Cosa ci importa a noi se quattro vecchietti tutte le domenica mattina si impegnano alla cerimonia dell’alza bandiera, cantando l’inno italiano… Noi siamo cullati dall’opulenza dei nostri genitori che ci permettono tutto quello che vogliamo, non abitiamo a 1.800 km dove famiglie intere stanno rivivendo i dolori della poesia di Primo Levi. A noi non tocca. Quelli di Casal Paolocco, come ad Ischia, sono eventi fortuiti e sfortunati, ciò che conta è l’individualismo del nostro benessere osannato sul web. Io rispetto molto di più un padre di famiglia che si alza alle 5, torna alle 15 dopo un duro lavoro in fabbrica e si industria a fare un secondo lavoro per dare il meglio ai suoi figli. Credetemi giovanissimi, il web è un modo falso, vacuo ed insidioso, va usato come ausilio di benessere della vita, non confuso come la sola realtà valida. Cartesio diceva “cogito ergo sum” penso, quindi esisto, non “ho ricevuto like sul mio video, quindi esisto”. Il mio sogno è coniugare tradizione dei vecchi, con innovazione dei giovani: la democrazia repubblicana che desidero, ma non quella della sopraffazione dei forti sui deboli.

* AVVOCATO

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