LE OPINIONI

IL COMMENTO L’isola che vorremmo nel 2024

DI MIMMO BARRA

Con l’inizio del nuovo anno e gli auguri per un 2024 prospero, possiamo immaginare per la nostra isola qualcosa di speciale? Ai miei cari amici Sindaci, ai presidenti delle Associazioni e a tutti coloro che vogliono il bene di Ischia, insieme ai cittadini tutti, tentiamo di alzare l’asticella e proponiamoci da adesso di sognare qualcosa che rimanga per sempre sul territorio. Approfittiamo pienamente delle risorse che vengono dal Pnrrr con progetti che potranno lasciare il segno sul nostro territorio. Nella speranza di vedere risolti gli annosi problemi che ci portiamo dietro come, ad esempio, la questione del parcheggio La Siena, la visione principale sarebbe di vederlo finalmente aperto anche grazie al buonsenso degli attori coinvolti. Insomma, come le numerose questioni sul tavolo isolano, davvero sembra anacronistico non riuscire trovare una soluzione nell’interesse di turisti e residenti ma soprattutto del bene comune. Un appello, allora, andrebbe rivolto a tutti gli Stakeholder, cioè sedersi intorno ad un tavolo e riuscire a trovare la quadra di questa telenovela che non vede mai la fine. Buonsenso da parte di tutti, in fin dei conti, a dare una buona volta la svolta definitiva. Stessa situazione per il porto di Lacco Ameno. Una diatriba che non fa bene a nessuno e che si trascina da anni nelle aule di tribunali senza mai trovare uno sbocco effettivo e funzionale all’interesse comune. Il Paese è penalizzato. Non conosco esattamente le dinamiche a questo sfacelo quindi sarei l’ultimo a poter parlare ma una società mista pubblico/privata non potrebbe tagliare la testa al toro? Il privato potrebbe continuare perciò l’attività e il pubblico controllare che la gestione avvenga nel migliore dei modi e nell’interesse della comunità. Almeno, sarebbe auspicabile tentare una soluzione nell’immediato. Come dicevo: necessità di alzare l’asticella e volare alto, sogniamo di stare dall’alto a guardare le bellezze di Ischia e godere di queste da un’altra prospettiva. A tal proposito l’idea di riprendere e realizzare una funivia, non sarebbe fuorviante. Anzi potrebbe essere sicuramente una delle progettualità di grande interesse per il prossimo futuro dell’ isola. Una novità assoluta che, come tutte le cose simili, potrebbe portare un aumento considerevole di turismo di vicinanza e non. Il tutto, ovviamente, nel rispetto dell’ambiente e della sicurezza dei territori interessati agli interventi. Potrebbe essere una grande opportunità di conoscenza di luoghi meno esplorati e un alleggerimento del traffico veicolare. Uno studio di fattibilità avrebbe modo di far rinascere la parte di Casamicciola investita dalla frana e far sorgere proprio in quel luogo una stazione di partenza per i passeggeri. Si rivaluterebbe l’eremo del Monte Epomeo insieme ad altre stazioni che potrebbero sorgere in tutti i Comuni.

Più nel dettaglio, cercherò di entrare negli aspetti più squisitamente tecnici e normativi avendo consultato qualche esperto del settore. Dal punto di vista tecnico uno degli aspetti importanti (ma non l’unico!) è la redazione di uno studio geologico e geotecnico per avere un prima panoramica sulla morfologia del territorio nelle varie zone oggetto di studio. Questo consentirebbe di capire, dal punto di vista geologico, la fattibilità o meno degli impianti funiviari. Solamente a quel punto si potrebbe poi procedere con uno studio di fattibilità dal punto di vista strutturale. Bisogna ricordare che la tecnologia funiviaria, in continua evoluzione fin dagli anni ’70 del secolo scorso, ha consentito, soprattutto negli ultimi vent’anni, di migliorare le prestazioni del servizio reso raggiungendo livelli di sicurezza sempre crescenti, in modo da estendere al trasporto pubblico urbano l’impiego di questi sistemi alternativi, un tempo limitati solo alle aree montane. In particolare le innovazioni tecnologiche hanno riguardato l’introduzione della doppia fune portante/traente nella cabinovia monofune e della doppia fune portante nella funivia bifune, alcune volte con la conseguente creazione di sistemi ibridi fra monofune e bifune. Inoltre, l’opportunità di estendere il campo di impiego di questi impianti, ha indotto a proporre sistemi bimodali in cui le cabine possono muoversi in modo autonomo una volta sganciate dalla fune. Diverse innovazioni tecnologiche hanno creato anche nuove modalità di esercizio, soprattutto per quanto attiene il soccorso e l’evacuazione dei viaggiatori dall’impianto e la necessità di prevedere il piano ultimo nonché la possibilità di eliminare il freno sulla portante. Le normative per la costruzione e l’esercizio degli impianti a fune, in particolare quelle riguardanti gli aspetti tecnici, e quelle che forniscono i costi di riferimento, hanno subito una notevole evoluzione negli ultimi vent’anni. Il processo di unificazione delle norme del settore è iniziato con la Direttiva 2000/9/CE del 20 marzo 2000 che ha indirizzato le norme nazionali successivamente emanate nei diversi stati membri. L’Italia ha recepito questa Direttiva aggiornando progressivamente la normativa del settore. La normativa internazionale di riferimento è il Regolamento (UE) 2016/424 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, relativo agli impianti a fune, che abroga la direttiva 2000/9/CE (Testo rilevante ai fini del SEE). La legislazione Nazionale poi, attraverso tutta una serie di decreti del P.R., ministeriali, legislativi ed attuativi ha regolamentato in modo dettagliato tutto il settore. Ciò detto, dobbiamo sottolineare che le idee hanno la necessità di camminare sulle gambe degli uomini e Ischia ha bisogno di una svolta, quanto prima.

* A.RE.TUR CAMPANIA

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