LE OPINIONI

IL COMMENTO Parcheggio Siena, rendiamolo green e sostenibile

DI MIMMO BARRA

Consentitemi di andare contro corrente sapendo di causare forse dispiacere e dissenso in amiche, amici e validissimi opinionisti, cercando di fermare il tempo rispetto ad eventi e situazioni che si sono succeduti sulla nostra Ischia. Negli anni 70/80/90 con l’arrivo di milioni di turisti e visitatori c’è stata la corsa ai posti letto che nascevano come funghi un po’ ovunque, dalle civili abitazioni agli alberghi che aumentavano di volume. Anno dopo anno, per la forte richiesta che arrivava da ogni dove fino a raggiungere circa 7 milioni di presenze negli anni cosiddetti d’oro. Ho visto colline di una bellezza unica, sventrate all’inverosimile per far sorgere alberghi e altre strutture, ville trasformate in pensioni con il verde che andava, ahimè, sempre più riducendosi quasi a sembrare un fastidio per la folle corsa all’accoglienza e sopratutto al denaro. Questa l’amara fotografia della cementificazione selvaggia all’epoca. Pian piano e quasi parallelamente questa ricchezza isolana sfociava, giustamente, in una corsa al benessere e l’acquisto di un’auto sembrava il minimo per ogni famiglia. Dopo la prima, la seconda e comunque quasi ogni adulto ha avuto – ed ha come oggi – un motorino o comunque più di un mezzo di locomozione che per la maggiore parte ha difficoltà a parcheggiare. Ragion per cui tutte le Amministrazioni hanno iniziato a realizzare zone di sosta, che nessuno o pochi avevano previsto, per rispondere alla crescente domanda di aree di sosta mentre imperversava il delirio nelle costruzioni.

Più di un decennio fa un privato, vista la grande richiesta di posti auto, progetta e realizza – non senza difficoltà – un’area di accoglienza per le auto che però solo in quest’ultimo periodo avrebbe avuto modo di entrare in funzione. Non voglio addentrarmi in situazioni squisitamente giuridiche che stanno facendo il loro ‘lunghissimo’ corso, però vorrei rispondere con la fotografia del “passato” ai detrattori di oggi che, a torto o ragione, hanno comunque diritto ad esprimersi. Risponde al vero che sull’isola la cultura ambientalista si è radicata negli ultimi anni. Chi mi conosce e ha letto i miei editoriali, sa che ho spesso evidenziato la tendenza green per il bene di Ischia. Ho scritto dei taxi e in generale del trasporto in elettrico. Perfino del trasporto marittimo in ibrido ed ho suggerito di dotare Ischia di una “nuova” funicolare come di tanto altro. Se fosse dipeso da me non avrei autorizzato un bel niente, credetemi. Però, adesso che facciamo? Buttiamo a terra un’opera che in ogni caso potrebbe soddisfare l’interesse pubblico anche se gestita dal privato? Con lui come ci comportiamo: lo mettiamo al rogo o lo impicchiamo? O magari aspettiamo che un’altra struttura vada in crisi e poi all’asta? Questa guerra non serve a nessuno. Lo sappiamo tutti, chi fa sbaglia sempre. E chi non fa? È facile mettersi su un promontorio e gettare sassi, tanto qualcuno lo si colpisce sempre. Dobbiamo vedere altre opere come cattedrali nel deserto, in nome del duro giustizialismo, oppure c’è spazio per una visione alternativa? Soprattutto, però, mi chiedo, dove erano questi “odiatori seriali” quando quel verde si è trasformato in colate di cemento?

Ricordo bene che in molti hanno apprezzato come meritoria l’opera “parcheggio della Siena”, che avrebbe ampliato le possibilità di sostare nei pressi del famoso borgo di Ischia ponte. Anzi, sono certo, se fosse stato possibile ci si sarebbe spinti con l’auto pure all’interno del Castello. Ci sono troppe macchine, non sappiamo dove metterle e senza dubbio ci vorranno altri decenni per capire che forse sarebbe meglio farne a meno. Ma ora? Buonsenso, solo questo mi viene da chiedere a tutti gli attori e ai critici di quest’opera, senza mettermi dalla parte o contro qualcuno. Potremmo allora chiedere al privato un parcheggio quanto più green possibile, con postazioni per ricariche per autoveicoli elettrici; potremmo chiedere addirittura l’installazione di macchine mangia plastica e pensiline per la produzione e stoccaggio dell’energia solare, impianti di analisi della qualità dell’aria e postazioni di bike sharing. In qualche altro editoriale ho letto che il privato avrebbe costruito il parcheggio con soldi pubblici. Occorre fare chiarezza. Quando un privato chiede finanziamenti per opere, solo una parte – di solito il 30 %- è a fondo perduto. Un’altra quota è un prestito da restituire mentre la restante parte deve metterla in contanti chi realizza l’opera che necessariamente deve ammortizzare i costi. Non sarebbe forse il caso di attenuare le polemiche, ridurre le frizioni su chi ha torto o ragione, e domandare a gran voce, insieme, di realizzare un parcheggio futuristico per trasformarlo in qualcosa in grado di “riparare” l’eventuale danno ambientale, invece che levare gli scudi per farne l’ennesima cattedrale nel deserto?

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