LE OPINIONI

IL COMMENTO Pazza voglia di destagionalizzare

DI ANTIMO PUCA

La sfida per Ischia è destagionalizzare, cioè sviluppare flussi turistici al di fuori dei classici periodi di vacanza che variano in base a molti fattori, ma in particolare si legano a quelli climatici. Colline, campagne e borghi hanno qualcosa da dire in tutte le stagioni soprattutto se vi vengono organizzati eventi o attrazioni anche temporanee. Non possiamo pretendere che i turisti estivi frequentino le località balneari con lo stesso approccio anche in bassa stagione. Anche per allungare un pochino la stagionalità serve comunque diversificare sia l’offerta di singoli servizi, piscine coperte, che di pacchetti tematici, con degli ottimi esempi sul wellness. Puntare a quei target che sono più liberi di viaggiare come i pensionati e gli smartworkers (senza figli a scuola). Questi soggetti richiedono proposte ad hoc di soggiorni lunghi e servizi dedicati. Aumentare la socialità ma in sicurezza per gli anziani, assicurare un buon mix di activities. Il pesce azzurro, la triglia, la tellina, la pannocchia, la lampuga ed i fragolini come traino del turismo in bassa stagione legato ad uno storytelling storico-culturale ed al grande bacino d’utenza. “Coccola un ischitano” dove gli operatori turistici puntano al bacino di prossimità per rafforzare l’identità territoriale, ma soprattutto per rendere ogni ischitano consapevole ambasciatore dei luoghi in cui vive. 

In sostanza la diversificazione può portare flussi, anche importanti in termini di numeri, rendendo l’operazione sostenibile economicamente anche per gli operatori locali. Rendere proficuo lavorare in bassa stagione si può. Ma devono essere soddisfatte almeno due condizioni: La gestione degli eventi e delle attività in bassa stagione va concentrata in giorni specifici, preferibilmente nei fine settimana, dove sia possibile fare “groupage” cioè raggiungere un numero di camere piene che giustifica pienamente la presenza del personale di accoglienza (evitando il rischio di avere reception poco presidiate o servizi mestamente chiusi). Una organizzazione agile del personale che consenta la necessaria flessibilità arrivando a condividere le figure professionali tra diversi operatori economici pur di sostenerne il costo, rendendo così la destagionalizzazione anche un’operazione di equità sociale per il territorio. Ho notato come il concetto di bassa stagione inizi a corrispondere con una qualità dei servizi appunto più bassa rispetto ai periodi top. Sembra una roba folle. Si fanno tariffe più basse per attirare turisti e poi a questi viene proposta un’accoglienza a regime ridotto. Allora cambiamo il nome della bassa stagione in stagione accontentati. Forse uno dei limiti alla tanto auspicata destagionalizzazione sta proprio in questo meccanismo perverso fatto di prezzi bassi e strutture al minimo. Gli imprenditori, però, sostengono che a pieno regime le loro strutture non si reggono con i flussi delle parti basse della stagione. Insomma, apparentemente, il cane che si morde la coda. 

Esiste una soluzione? La risposta è: assolutamente sì. Il primo step da fare è comprendere quali sono le attese del turista che potrebbe preferire periodi di bassa. È sicuramente un turista che preferisce una certa tranquillità e che potrebbe anche accettare che il sistema di accoglienza non sia ancora a pieno regime, ma quali sono i limiti per garantire comunque qualità? Meglio meno ma ben organizzato, piuttosto che ritrovarsi una località turistica tutta a basso numero di giri. Insomma, organizzarsi per offrire qualità in modo concentrato. Scomodità per il turista è scomodità per gli operatori. Riuscire a ridistribuire i flussi innalza il livello medio del comparto turistico. Il cliente di bassa stagione è un’opportunità. Proprio perché si ha la possibilità di offrirgli attenzione, di curare la relazione e di comprendere a fondo le sue attese. Al contrario è spesso un turista deluso che si sente proprio da bassa stagione. L’accoglienza non può essere stagionale. Ogni esperienza irradia nel tessuto sociale le sensazioni vissute, dunque non possiamo concederci una fascia di clienti che “deve accontentarsi”. È un gruppo che non trasmetterà mai entusiasmo e soddisfazione piena.

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Brigida

Questo turismo già esiste anche se in tono minore perchè si appoggia su case vacanza, B&B e simili. Sono pochi gli alberghi aperti tutto l’anno e servono più che altro per le cure che offrono nelle loro strutture.
Ma, prima di tutto, bisogna organizzare bene i servizi e il personal come scritto. Poi anche le attrattive che, a parte il Castello, chiudono da fine ottobre e aprono non prima di aprile. Anche qui bisogna organizzare almeno due giorno alla settimana. I Giardini La Mortella già offrono il giovedì pomeriggio per le visite guidate invernali.

Il punto però che potrebbe far naufragare il tutto è il meteo. Sono tantissimi anni che combattiamo con tempeste e mareggiate specialmente intorno al periodo natalizio (ma anche in questi giorni!) che pone il pericolo che il turista o rimane bloccato a terraferma e perde un giorno di vacanza sull’isola o è impossibilitato di partire e perde aereo/treno e rientra magari tardi al lavoro.

Quindi, anche un piano infallibile fatto qui potrebbe essere inutile se cielo e mare non collaborano. E forse proprio per questo, molti imprenditori ci pensano più di una volta se aprire o no. Siamo sempre su un isola e soggetti a questi fattori.

Beta

Il turista di bassa stagione non necessariamente cerca tranquillità ma semplicemente non cerca il caos!
Occorre puntare non tanto ai fine settimana quanto piuttosto alla vacanza settimanale, puntando a termalismo, escursioni, spa e sport terra/mare, prodotti locali e un dosaggio minimale di eventi accessori.
Certo che per far questo non bastano solo b&b e case vacanza, perché non ci si può aspettare che le persone restino dentro anguste stanze, spesso anche per metà della giornata, anche a costi non sempre congrui!

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