LE OPINIONI

IL COMMENTO Popoli, accoglienza, conflitti e calamità

DI BENEDETTO MANNA

Dedicato alla Notte Nazionale del Liceo Classico di ieri. Conosciamo tutti i Santi Patroni delle nostre città e ad essi ci rivolgiamo con le nostre richieste di protezione. Un rito atavico presente da sempre nella storia delle comunità, che caratterizza costumi, credenze e sensi di appartenenza finalizzati a una pacifica convivenza civile sotto i migliori auspici sia per le attese di benessere che di prosperità. Ciò a patto che il Santo Patrono ci protegga anche e soprattutto da calamità naturali e altri disastri, tenendo conto che i destini per la pace agognata dei popoli dipendono dall’intelligenza umana e dalla sua capacità di saper risolvere i conflitti con le vere armi del dialogo e della diplomazia, senza lasciarsi prendere dalle furie di prevaricazione e possesso, scatenando guerre e/o distruggendo gli ambienti naturali. Basterebbe affidarsi alla propria fede cristiana o qualsiasi altra, per raggiungere tale scopo. Senza voler deviare dal solco della tradizione cattolica, rispondo anche che dobbiamo ritornare a delle consapevolezze spirituali ancora più lontane, che ci appartengono e che, se vogliamo, hanno già forgiato l’animo nostro occidentale così da poter poi ritrovarsi all’interno di un umanesimo di fede cattolica. Nella nostra cultura i due figli di Dio, prima ancora del solo figlio di Dio che verrà poi a salvare l’umanità sulla terra, i DIOSCURI CASTORE E POLLUCE,sono la rappresentazione di un culto che è stato significativo per le vicende storiche che hanno attraversato il territorio italico, in epoca greco – romana e che hanno determinato le fondamenta e natura della nostra cultura e civiltà occidentale. IL TEMPIO DEI DIOSCURI nell’Agorà, all’interno del quadrato centrale della Napoli greca, come custodi della Città Nuova, è emblematico di un processo, se vogliamo, di ricerca di “beatificazione”, come risposta agli aneliti predetti di pace e prosperità, dopo anni di turbolenza vissuti tra conflitti, calamità naturali e assestamenti territoriali per popolazioni provenienti d’altrove (APOIKÌA – LA COLONIA). Ciò con tutto rispetto per tutti gli altri Santi Patroni, inclusi quelli nostri isolani. Del resto non è stato proprio il sacerdote archeologo Don Pietro Monti a nobilitare la storia dell’isola con gli studi e scavi condotti con il noto archeologo Gorgio Buchner, riscoprendone parte delle antiche origini greche, romane e paleocristiane? La chiesa di Santa Restituta, altra Protettrice dell’isola, ne è una testimonianza con quanto depositato dalle loro ricerche.

Per dare maggiore risalto all’argomento, si mette in evidenza l’IMPORTANZA che assume nell’antichità il CULTO E IL TEMPIO DEI DIOSCURI con la COLLOCAZIONE CENTRALE NELL’AGORÀ E NEL QUADRATO URBANISTICO DI NEAPOLIS. Una “BASILICA DI SAN PIETRO” PARTENOPEA ante litteram. Si riportano le affermazioni del NAPOLETANO STAZIO nel I sec. d.C. (Silvae, libro IV – 8, vv. 45 -54), proprio relative agli dei patri e in particolare sul CULTO DEI DIOSCURI, originario della Laconia, la regione di Sparta. Il riferimento è certamente a Neapolis, intesa anche come parte della colonizzazione euboica: ”O DEI PATRI, voi che con grandi auspici portò sulle onde del mare al lido d’Ausonia la flotta (classis) degli Abanti (Eubeesi); e tu capo di questo POPOLO CHE EMIGRAVA DA LONTANO (ductor populi), o APOLLO, il cui uccello che pose sulla spalla destra il felice Eumelos (il cui nome si collega alla fratria napoletana degli Eumelidi, specie di confraternita), volgendo la testa, venera ancora con dolce sguardo; e tu o CERERE ATTICA, in onore della quale noi, taciti iniziati, agitiamo sempre la torcia votiva con una corsa anelante; e voi TINDARIDI (Dioscuri), che l’orrendo Taigetoe l’ombrosa Terapne non hanno mai onorato, voi PATERNI PENATI PROTEGGETE COSTORO CON TUTTO IL LORO POPOLO (si riferisce ai napoletani colpiti come altri dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.), e LASCINO PROSPERARE NEL NOME CHE È INDICE DI GIOVINEZZA (Neapolis)” (vv. 45 -56).Gli Abanti non sono che gli Eubeesi, vale a dire i fondatori di Cuma, ed è certo alle origini di Cuma che si riferisce la partecipazione di Apollo, guida dei coloni attraverso il volo di una colomba. Dopo i numi della fase calcidese, Stazio mette in rilievo, con CERERE, il sopraggiungere dei COLONI ATTICI e dichiara in uso ai suoi tempi la fiaccolata inaugurata dal Navarca DIOTIMO. Vengono infine nominati i DIOSCURI, venerati nel tempio, oggi CHIESA DI S. PAOLO MAGGIORE, che rappresenta l’elemento spartano. La grecità di Napoli, a giudicare da questa rassegna di culti, si era dunque consolidata, assimilando diversi riti e secondando varie tendenze egemoniche (Cuma, Atene, Siracusa).In questa rappresentazione d’assieme I DIOSCURI HANNO UNA PRESENZA FORTE. Come spieghiamo tutto ciò? Invece dobbiamo chiedere, pensando al tempio dei Dioscuri, che viene sicuramente messo nell’Agorà, in posizione centralissima, anche nel quadrato ricostruito (questo è un punto essenziale), IL PARALLELISMO CON ROMA. Questo è un dato che colpisce subito. Dov’era il centro della piazza della città, a sud, nel cuore della piazza pubblica?

E’ proprio a Roma. Sappiamo la cronologia della battaglia del Lago Regill; nel 496 a. C., pochi anni successivi, viene costruito lì, il tempio dei Dioscuri, all’inizio della repubblica romana, poco dopo il tempio di Giove, di Saturno e poche altre strutture inserite lì. E’ un parziale parallelo naturalmente. A Roma i Dioscuri forse funzionano in altro modo, però siamo in un punto chiave, SIAMO NEL CUORE DI NEAPOLIS, COSÌ COME CON CASTORE E POLLUCE ERAVAMO NEL CUORE DI ROMA, E CI RESTA. E’ UNA PERMANENZA MOLTO FORTE. Si spera a Napoli di capire la storia di questo tempio, se è precedente, quando, se è un culto anteriore, ecc., però non si può ignorare il contesto storico geografico su cui ha molto puntato l’analisi degli studiosi di archeologia urbana. Non si può ignorare per esempio che il CULTO DEI DIOSCURI È PENETRATO IN ETRURIA. Un pezzo importantissimo, coppa delle pitture oikos, databile intorno al 510 a. C., a Tarquinia, a Piscinita, in una tomba (gli oggetti di rito molto spesso venivano venduti a beneficio del santuario della città), arreca un’importante dedica: “Questo hanno donato Vener Atelinas ai Dischiolianas”. Non dice ai Dioscuri. Li conoscono così bene che hanno tradotto in lingua etrusca “ai figli di Zeus”. Espressione perfettamente corrispondente al greco. Dietro c’è l’esperienza del porto di Gravisca e forse di greci già arrivati prima, integrati. Il tempio ben conservato fino al terremoto del XVII sec. e poi sostituito dalla chiesa di San Paolo Maggiore, che ne conserva solo alcune colonne e alcuni elementi, ha avuto un’importanza che va molto al di là di quanto si creda, proprio grazie alla sua ISCRIZIONE MONUMENTALE. Fu eretto da due personaggi, uno era un liberto imperiale, che a loro spese dedicarono questo tempio (che avevano fatto, in età tiberiana, subito dopo Augusto) e quello che c’era dentro (parafrasi sul testo) ai Dioscuri ma anche alla città. L’iscrizione ha un’importanza straordinaria; si trovano i riferimenti nell’edizione delle iscrizioni di Neapolis nel primo volume di Elena Miranda. I DIOSCURI DI NAPOLI SONO IL SIMBOLO DELLA CULTURA ANTICA, DELLA CONOSCENZA ANTICA E DEL GRECO. QUESTO PER CAPIRE LA PERSISTENZA CHE C’È A NAPOLI, riscontrata in ISCRIZIONI E RAFFIGURAZIONI, come per sepolcri, decorazioni di altri luoghi, in secoli successivi. I Dioscuri possono avere avuto funzioni diverse, come è noto; c’è una rideterminazione funzionale in base al ruolo. Si sa il ruolo che hanno avuto a Roma; sappiamo per esempio che in Pindaro nella III Olimpica sono definiti PHILOS XENOI, AMANTI DELL’OSPITALITÀ, nel senso di chi ospita o di chi è ospitato. UN SEGNO DI APERTURA VERSO GLI ALTRI, GLI STRANIERI.

Un aspetto impressionante di questo, è dato dallo sviluppo continuo che questo elemento ha avuto, e che a Neapolis potrebbe avere avuto un senso molto forte se il culto risale a periodi precedenti. Quando si fa la Neapolis, la città nuova, si erano accolti i Sami, i Cumani cacciati da Aristodemo, in lotta con lui, e poi altri afflussi, legati alla storia di Neapolis, visti con SIMPATHIA. Questo elemento è chiarito molto bene da Teocrito, che in un periodo più recente rispetto a Pindaro, ma interessante comunque per la Neapolis ellenistica, ci rileva che questi PHILOS XENOI, già da tempoattestati. avevano una funzione nel mito, non solo per navigazione, cavalleria, abilità atletiche, ma anche per questo aspetto. Perché avevano imposto al re dei Bebrici, Amico, dopo averlo sconfitto, di accogliere gli ospiti e di non trattarli più male. E’ possibile che i Dioscuri nelle varie funzionalità che hanno avuto, abbiano avuto anche a Neapolis questa funzione importante, di vedere con SIMPATHIA DI DARE OSPITALITÀ E DI ACCOGLIERE GLI ALTRI. Ecco basta solo ciò per capire la strada da percorrere per l’accoglienza e la volontà di pace.

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