LE OPINIONI

IL COMMENTO Sotto il vestito niente

DI ANNA DI MEGLIO COPERTINO

L’amico prof. Marelli mi aveva inviato una sua riflessione circa il piano di sviluppo turistico affidato al dott. Ejarque e le problematiche presenti sul nostro territorio. L’ho condivisa con altri conoscenti e ho potuto leggerne gli esperti e onesti pareri in risposta. Da uno di loro, il prof. Rispoli, ho rubato il titolo, che “Sembra attagliarsi bene alle politiche di immagine per Ischia. Quelle che piacciono alla Santanchè e agli imprenditori del turismo nostrano”, come aggiungeva il mio interlocutore. Personalmente sono assai infastidita dal continuo rincorrersi di attestati e riconoscimenti circa la bellezza dei nostri luoghi, in classifiche, che vedrebbero la nostra isola attestarsi in posizioni di superiorità rispetto ad altre località turistiche. Vacua pubblicità, in un contesto in cui pare basti spararla grossa a suon di spot per determinare il cambiamento o accreditare come valida una realtà che presenta invece gravi criticità. Ho bisogno piuttosto di vedere interventi concreti, soprattutto per la messa in sicurezza del territorio. Esco e, ovunque vada, osservo muri a secco gonfi e sul punto di cedere, terrapieni abbandonati e pericolosi, senza protezioni, manti stradali irregolari, pieni di buche, dove io stessa, pur essendo abbastanza agile, sono più volte inciampata, zone che si allagano alle prime piogge, frane già verificatesi da tempo e rimaste esposte oscenamente o imbrigliate da reti e sostegni metallici di fortuna, e tanta tanta tanta bruttura!

Ischia di bello ha ormai ben poco in termini quantitativi: è piena di ciarpame, di auto e veicoli, anche eccessivamente voluminosi per le sue vie, di officine, spiazzi, depositi, edifici, casotti, cartellonistica, segnaletica, saracinesche, insegne, negozi, orrendi, miseri, tristi. Mancanza di sicurezza, traffico opprimente, estetica e arredi non curati, e, al primo posto, il bene fondamentale non garantito: la salute. Ospedale, in cui ho vissuto pene e sgomenti indicibili e incubi tali da farmi ricercare a notte come svago film d’orrore e avveniristici scenari apocalittici, che la mente e l’anima recepissero come quisquilie rispetto alle reali sofferenze. Medici di base, pochi, stremati, oberati di lavoro, che tentano di parare colpi, rifiutando messaggi e telefonate, e indirizzando i pazienti a vie telematiche o al pronto soccorso, e sacrificando quel feeling necessario e immediato che dovrebbe essere la caratteristica di coloro, che con un’espressione rassicurante, chiamavamo “medici di famiglia”. E poi le orrende estati, in cui in tanti subiamo volgarità, caos, risse, annullamento del sacrosanto diritto al riposo in casa nostra, grazie a una politica turistica arraffatrice, squallida, che viene combattuta solo dalle forze dell’ordine, il che sottintende che turismo da noi significa delinquenza ordinaria. Perché ciò che preminentemente attraiamo in piena estate è melma e se la attraiamo e la consentiamo da una vita, vuol dire che è quanto ci meritiamo. Movida, cioè violenza acustica e non solo. Niente cambia.

L’anno scorso manifesti mostravano il segno invitante a far silenzio. Dove? Nelle strade secondarie! E sul Corso, dove nel tempo abbiamo subito di tutto? Dove mio padre malato di cuore e con crisi respiratorie non ha mai avuto diritto a riposare? Dove tutti han potuto far baccano, musica, caciara, sesso pubblico, violazioni di domicilio, con gentaglia che scavalcava o sfondava a calci cancelletti, recinzioni, si arrampicava su colonne, lampioni, urinava presso i portoni, saliva sulle terrazze, bivaccando e minacciando chi intervenisse? La maledetta ordinarietà di straordinaria follia! Anno dopo anno a implorare sindaci, a chiamare forze dell’ordine, con la paura di ritorsioni da parte dei gestori di esercizi pubblici, badanti solo ai propri interessi. Terra di nessuno, Bronx, litorali presi d’assalto da persone inqualificabili, sporcizia … Questa è Ischia. E gli incanti che la Natura, un Dio, il caso, talvolta la Storia con uomini di valore, ci hanno dato, non riscattano affatto le miserie che tanti politici, imprenditori, tanti di noi, cittadini, corrotti, interessati, impotenti, accomodanti, continuiamo a diffondere.

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Beta

Complimenti per il suo articolo, un affresco vivido del degrado di un territorio, ma in primis della sua gente, abituatasi al brutto ed alla corruzione al punto tale, da ricordare la bellezza perduta del loro territorio, e la ricchezza della vita semplice dei propri avi, come un inutile scarto del passato.

Giuseppe Castiglione

Grato per quanto letto nell’articolo onesto forte ricco e pieno di denuncia. Condivido quel che scrive sul nostro andare fra consapevolezza ed oscurità, fra piacere di restare e fatica d’esistere.

Ultima modifica di 1 anno fa da Giuseppe Castiglione
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