CRONACA

Il grande bluff del teleposto

Lacco Ameno e quel bene, adesso ceduto a un privato, che il sindaco Pascale vorrebbe riprendersi. Ma che, quando era in carica nel primo mandato, se ne è ben guardato pur potendolo fare

Per anni in tanti ne hanno persino ignorato l’esistenza. E in fondo anche chi ne era a conoscenza, come dimostreremo in maniera inoppugnabile tra poco, se ne è letteralmente fregato, salvo poi rendersi artefice di una di quelle “crociate” che servono soltanto a raccattare qualche applauso e like sui social network oltre che illudere cittadini spesso distratti e poco attenti di aver iniziato una battaglia a difesa della comunità che si rappresenta. Parliamo dell’ormai noto EX teleposto di Lacco Ameno, struttura che di recente è passata dal Demanio nelle mani dei privati dopo che nessuno tra gli enti pubblici reiteratamente interpellati, si è fatto avanti per rilevare la struttura. E quando diciamo nessuno, intendiamo nessuno per davvero. Ma di questo parleremo a breve.

Di recente l’amministrazione e il primo cittadino stanno cercando di rientrare in possesso del cespite, eppure nel 2017 e nel 2018, dinanzi alle richieste di rilevarlo da parte del Demanio avevano risposto col… silenzio

Ma arriviamo ai giorni nostri. Nel 2019 la maggioranza dei consiglieri comunali sfiducia il sindaco Giacomo Pascale. Risultato, il civico consesso viene sciolto e in attesa di nuove elezioni amministrative si insedia il commissario prefettizio, tra l’altro se ne succederanno due nel corso di questo arco temporale. Succede che dall’Agenzia del Demanio – cerchiamo di semplificare al massimo i concetti per favorire la comprensione al lettore – trasmette una nota a Comune di Lacco Ameno, Regione, Città Metropolitana e Sovrintendenza chiedendo ai soggetti istituzionali se sono interessati a rilevare la gestione della struttura ubicata sulla collina di San Montano. Nessuno risponde, e così passa un altro anno e si arriva al momento di andare al voto, che tra l’altro slitta anche dalla primavera all’autunno a causa dell’emergenza epidemiologica. La storia delle elezioni è nota a tutti, con Lacco Ameno che affronta un doppio turno dopo lo “storico” pareggio in prima battuta tra Domenico De Siano e Giacomo Pascale, con il secondo che poi indosserà la fascia tricolore. Nel frattempo succede che l’ex teleposto viene venduto ed a quanto risulta l’acquisto viene concretizzato con tanto di stipula dell’atto e nelle “tasche” del Demanio finisce la somma di cinquecentomila euro. Il caso viene sollevato ancora una volta da una serie di associazioni capitanate dal sempre dinamico e battagliero Nicola Lamonica, che denunciano la vendita del cespite e fanno partire una levata di scudi.

Il caso della cessione al privato sollevato da un gruppo di associazioni, lo Stato ha incassato la somma di cinquecentomila euro

E’ a questo punto che nel frattempo la politica si muove. Lo fa direttamente con il sindaco Pascale che incontra i rappresentanti delle predette associazioni e dichiara che farà tutto quanto nelle sue possibilità per capire se è possibile ritornare in possesso dell’ex teleposto. E così via libera all’affidamento a un legale per capire se è possibile giocarsi i tempi supplementari di una partita attualmente persa o bisogna alzare bandiera bianca. Insomma, il primo cittadino all’assalto per riparare ad una “dimenticanza” da parte del commissario prefettizio. O forse no. Come forse no, vi chiederete? Ve lo spieghiamo subito, perché la situazione è davvero paradossale e sa proprio di grande bluiff. Perché gli atti protocollati presso il municipio di Lacco Ameno rivelano una verità incredibile e sotto certi aspetti imbarazzante, per usare un eufemismo: emerge adesso che il Demanio aveva già chiesto con due distinte note al Comune del Fungo se l’ente era interessato a rilevare l’ex teleposto. Note che portano date precise, una nel 2017 e l’altra nel 2018. Un arco temporale in cui non c’era nessun commissario prefettizio o chissà quale vacatio amministrativa ma a rivestire la carica di sindaco era proprio… Giacomo Pascale. Insomma, il “Barone” se la prende con la gestione prefettizia ma lui stesso per due anni consecutivi non si è preso la briga di dare un cenno di adesione a rilevare il cespite immobiliare. Insomma, roba da film surreale dei fratelli Cohen per intenderci: anche il sindaco non si è mosso ma poi giusto per compiacere la “folla” (specie quella virtuale, piazza prediletta non da ieri al Nostro) vuole addebitare la responsabilità su terzi. Qualcuno, detto proprio per inciso, sussurra che magari in quella fase Pascale avesse le mani legate, dal momento che all’ex teleposto era interessato anche la gestione dell’Hotel San Montano – e dunque la famiglia De Siano, in quel momento parte attiva dell’amministrazione comunale – e rilevare il bene avrebbe significato uno “sfregio” al suo alleato. Teoria non sappiamo quanto condivisibile, ma se anche fosse così è chiaro che non si potrebbe rivendicare alcun tipo di verginità politica e forse faremmo bene a risparmiarci certi “colpi di teatro”.

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