CRONACAPRIMO PIANO

IL METODO MAFIOSO IN VACANZA A ISCHIA

Due persone in carcere, per altre tre obbligo di presentazione alla pg, questi i provvedimenti emessi dal gip a carico di soggetti che dopo aver pesato il cameriere del bar Gatto Bianco per un apprezzamento a una ragazza gli intimarono di lasciare l’isola per poi tornare a minacciarlo a casa. Pesanti le accuse, indagini condotte dal commissariato di polizia

Da queste colonne lo abbiamo scritto più volte: la malavita a Ischia è presente eccome, soprattutto nel periodo estivo e con la nostra complicità nel senso che ormai con certi soggetti – che hanno la sola facoltà di portarci un po’ di denaro (spesso di provenienza quantomeno discutibile, per usare un eufemismo) contante in cambio del fitto di una abitazione o spesso di qualche stamberga – abbiamo stretto un rapporto in alcuni casi anche di conoscenza stretta. Ma quanto accaduto con l’indagine giunta ieri ad una prima svolta dovrebbe seriamente far riflettere tutti noi ischitani, partendo dagli amministratori comunali e passando anche per i semplici cittadini. Parlare di metodo mafioso sulla nostra isola rappresenta una spia rossa, un allarme che non può e non deve passare inosservato. A meno che non ci si voglia rassegnare a diventare una costola del peggiore hinterland partenopeo. La scelta è soltanto la nostra ma se le coscienza non si risvegliano nemmeno dinanzi ad un fatto come quello che stiamo per raccontarvi allora davvero meglio prepararsi al peggio, che di solito non ha mai fine.

Al termine di una lunga e dettagliata indagine, su delega del procuratore della Repubblica di Napoli, gli agenti del commissariato di polizia di Ischia – guidati dal vicequestore Ciro Re – hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Napoli dott. Luca Rossetti su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia (già, la DDA e già questo dovrebbe rendere l’idea della portata dell’attività investigativa e dei personaggi coinvolti nella stessa). Per due di loro è stata disposta la custodia cautelare in carcere in quanto ritenuti gravemente indiziati dei reati di violenza privata e sequestro di persona, aggravati dal metodo mafioso (avete capito bene, metodo mafioso). Uno dei due, giusto per rendere l’idea, il provvedimento lo ha ricevuto in carcere dove nel frattempo era già finito per altre “questioni”. Per gli altri tre è stato disposto l’obbligo di presentazione alla PG perché gravemente indiziati del reato di lesioni, parimenti aggravate dal metodo mafioso. A Poggioreale sono finiti Salvatore D’Amelio (classe 1984) ed Ernesto Morra (1988), la misura meno afflittiva è stata invece emessa a carico di Antonio Festa (1959), Antonio Festa detto “Antony” (1991) e Gennaro Festa (1985). La vicenda ha origini tutt’altro che recenti e vive la sua genesi il 24 luglio 2022 quando un dipendente del bar Gatto Bianco, ubicato nella centralissima Piazzetta San Girolamo ad Ischia, si reca presso gli uffici del commissariato di via delle Terme a sporgere denuncia lamentando di essere stato violentemente aggredito in quanto avrebbe espresso apprezzamenti nei confronti di una minore, nipote di uno degli indagati. Il fatto sarebbe già deprecabile di suo, ma non si sarebbe esaurito in quella circostanza e in quel determinato contesto. La vittima denunciò contestualmente di aver ricevuto una serie di minacce (proprio il giorno successivo all’aggressione) con le quali gli veniva espressamente intimato di lasciare l’isola e di non farvi più ritorno. Pare che addirittura gli fosse stata indicata finanche la destinazione nella quale recarsi in esilio, ossia la Sicilia. Un’ipotesi che addirittura l’uomo avrebbe preso seriamente in considerazione ma che a quanto sembra non si sarebbe concretizzata proprio su indicazione delle forze dell’ordine.

Ma l’incubo del cameriere non era ancora finito. Infatti la persona offesa si recò nuovamente presso il commissariato denunciando un ulteriore episodio di una gravità inaudita e che conferma una volta di più la tipologia di personaggi con cui si è trovato a dover fare i conti. Due degli attuali indagati, infatti, si recarono presso la sua abitazione e dopo esservi entrati con violenza e minacce sfondando addirittura il portone d’ingresso, lo costrinsero a rimanere in loro balia per circa due ore, nei quali fu continuamente minacciato affinché ritirasse le precedenti denunce. Le successive attività d’indagine, consistite nell’escussione dei testimoni e nell’analisi dei sistemi di videosorveglianza presenti nei luoghi ove sono avvenuti gli episodi delittuosi, hanno consentito di confermare quanto denunciato dalla vittima e di identificare gli indagati destinatari ieri delle misure cautelari. Per tutti i reati è stata riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso in quanto i fatti delittuosi sono stati commessi con le modalità tipicamente utilizzate da una consorteria mafiosa. E questo, forse, è l’aspetto che più di ogni altro dovrebbe far riflettere e non poco. La definizione “consorteria mafiosa” associata al nome Ischia, ecco che cosa siamo stati capaci di fare in nome del vile (e sporco, lo ribadiamo, con tutto il rispetto per le persone perbene che sono esenti dalla nostra considerazione) denaro. Parliamo chiaro, oggi chi dice che da queste parti non c’è camorra o è in malafede o non sa dove vive: chi ama Ischia prenda coscienza che certa gente qui non deve mettere piede e non esiti a schierarsi con la polizia o le forze dell’ordine mettendo al bando rapporti di ogni natura con gente che ha la parola “camorra” tatuata sulla pelle. E, purtroppo, anche nel DNA.

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Eugenio

Tutto cominciò a metà degli anni ’60, con l’arrivo sull’isola dei primi contrabbanderi… Fittavano case offrendo cifre superiori alla media e lasciavano là le famiglie con una buona riserva di tabacchi esteri da smerciare… Soldi facili che spendevano con facilità e leggerezza, coinvolgendo tutte le persone impiegate nelle attività comnerciali: tassisti, camerieri, artigiani, proprietari di case e poi, buona parte grazie li imprenditori del settore turistico. Poi gioco d’azzardo, soldi concessi ad usura, investimenti immobiliari e accapareamento di attività alberghiere ed attività commerciali, infine fiumi di droga. Altro che *costola del peggior hinterland di terraferma… * Siamo diventati hinterland della peggiore camorra…

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