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Processo a Capuano, il pm chiede la condanna a sei anni e quattro mesi

E’ questa la richiesta formulata dall’accusa nell’ambito del rito abbreviato che si svolge presso il Tribunale di Roma e che vede sul banco degli imputati l’ex giudice monocratico della sezione distaccata di Tribunale di Ischia

Il pubblico ministero del Tribunale di Roma ha chiesto ieri la condanna a sei anni e quattro mesi di reclusione per Alberto Capuano, che quando finì in manette ricopriva la carica di giudice monocratico della sezione distaccata di Tribunale di Ischia. Il magistrato, difeso dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Alfredo Sorge hanno naturalmente professato l’assoluta estraneità ai fatti contestati del loro assistito. Il responso e dunque la sentenza dovrebbero arrivare nella mattinata odierna e comunque non sono ancora noti nel momento in cui andiamo in macchina. Capuano finì in manette nel luglio 2019 al termine di un’operazione anticorruzione coordinata dalla Procura della Repubblica capitolina. All’epoca dei fatti gli inquirenti sostenevano che il magistrato sarebbe stato al centro di un sistema corruttivo. Insieme a lui finirono in carcere anche il consigliere circoscrizionale di Bagnoli Antonio Di Dio, Giuseppe Liccardo (pregiudicato e ritenuto vicino al clan Mallardo), e il libero professionista Valentino Cassini mentre invece l’avvocato Elio Bonaiuto si vide colpito dalla misura meno pesante degli arresti domiciliari.

I legali del magistrato, Alfonso Furgiuele e Alfredo Sorge, hanno sempre fortemente contestato il teorema accusatorio rivendicando l’assoluta estraneità ai fatti contestati al proprio assistito. Capuano fu arrestato nel luglio 2019 insieme ad altre persone con l’accusa di corruzione in atti giudiziari

All’epoca dei fatti, come i lettori più attenti ricorderanno, furono davvero pesanti le accuse indirizzate ad Alberto Capuano e contenute nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip. Si parlava espressamente di biglietti aerei, tessere gratis per gli stabilimenti balneari e persino l’acquisto di pastiere e bottiglie di vino. Una serie di utilità che secondo l’accusa Capuano avrebbe ottenuto in cambio di favori. Nell’ordinanza, il giudice per le indagini preliminari scriveva tra l’altro che “tutto si può ottenere, tutto si può comprare attraverso il giudice Capuano, che vanta vere o presunte influenze su numerosi altri magistrati del tribunale e della Corte di Appello di Napoli ed è pronto a spendere i suoi rapporti in cambio di elargizioni di denaro ed altre utilità anche di entità economica relativamente modesta oltre a lavori di ristrutturazione, biglietti aerei intercontinentali e pacchetti vacanze in Colombia a prezzi di favore, tessere gratis per stabilimenti balneari ma anche pastiere e bottiglie di vino, fino alle somme di denaro in contanti”.

Va anche detto, per onore di verità, che molte cose sono cambiate dopo la genesi dell’inchiesta. L’accusa di corruzione in atti giudiziari, infatti, nella lunga fase che ha caratterizzato la marcia di avvicinamento al processo avrebbe perso parte della sua consistenza, al punto tale che l’attenzione si è soffermata su una serie di discorsi e conversazioni intercettate che riguardavano un’altra vicenda processuale in atto, in relazione ai quali il collegio difensivo riteneva di aver già dimostrato che non vi sarebbe stato alcun intervento illecito del giudice Capuano presso i suoi colleghi magistrati. Di fatto, secondo Furgiuele e Sorge, si tratterebbe di un’accusa basata solo su parole e conversazioni prive di fondamento, in quanto la presunta opera di intercessione presso un magistrato per influenzare l’esito di un processo non avrebbe potuto aver luogo, in quanto il magistrato in questione era già andato in pensione. Dunque, il dottor Capuano avrebbe lasciato intendere di interessarsi alla cosa soltanto per prendere tempo e sottrarsi alla pressione dell’interlocutore, che era diventata oltremodo opprimente. Poi in questo panorama figuravano una serie di altre accuse: una, ad esempio, riguarda i rapporti con il titolare di un’impresa di costruzioni che avrebbe compiuto lavori gratis per il magistrato, anche se la difesa ha già acquisito elementi per spiegare la completa liceità di tali attività, che comunque sarebbero poi state pagate. L’altra vicenda riguarda un soggetto che avrebbe confidato in un intervento di Capuano presso i giudici per favorire la sospensione di un abbattimento. Intervento che non ci sarebbe stato, e addirittura il giorno dopo la conversazione incriminata l’abbattimento è poi effettivamente avvenuto: dunque, secondo la difesa, non ci sarebbe da registrare nessuna illecita ingerenza del magistrato nella vicenda. Un quadro che, però, si trova ad essere completamente stravolto dalla richiesta del pm, che dovrà necessariamente essere vagliata dal collegio giudicante.

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