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Chiesa dell’Assunta a Barano, la Diocesi è “abusiva”

BARANO. L’indiscrezione ci era giunta all’orecchio da un bel pezzo, e mettendo insieme tutti i tasselli di un complesso mosaico è stato possibile ricostruire una vicenda che definire “imbarazzante” vuole essere poco più che un eufemismo. Anche perché stavolta ci sono di mezzo nuovamente la Diocesi e un bene conteso. E’ proprio il caso di dire che chi di cespite ferisce di cespite perisce perché stavolta proprio la Chiesa isolana – solitamente molto attenta agli atti amministrativi posti in essere dalle pubbliche amministrazioni (e il caso di Casamicciola relativo all’asilo conteso alla Sentinella è a riguardo una sorta di indubitabile icona) stavolta sembra proprio essere caduta in fallo inciampando sulla classica buccia di banana. Il tutto, ovviamente, con la “compartecipazione” dell’amministrazione comunale collinare, guidata da Dionigi Gaudioso, e forse anche con il “beneplacito” di una minoranza solitamente molto attenta e scaltra a fare le pulci ma nel caso di specie evidentemente… distratta.

Volendo dare una lettura un po’ maliziosa della storia che stiamo per raccontarvi, verrebbe voglia di scherzarci su e sottolineare che magari il vescovo d’Ischia mons. Pietro Lagnese e i suoi più stretti collaboratore dimenticano le procedure da seguire quando ad occupare un bene è la Chiesa e non un ente pubblico. Perché, da quanto risulta anche da una serie di controlli effettuati, proprio la Diocesi occuperebbe la Chiesa della Madonna dell’Assunta, ubicata in via Astiere, senza averne alcun titolo. Non risulta infatti nessuna delibera di consiglio comunale e tanto meno di giunta municipale con la quale alla Curia sia stato concesso di poter occupare un immobile che è di proprietà comunale. Ciò nonostante, però, la Chiesa vi ha svolto una serie di lavori per riattarla al culto, ha provveduto a riaprirla agli entusiasti fedeli con una cerimonia che tra l’altro – ironia della sorte – si è svolta anche alla presenza del primo cittadino Dionigi Gaudioso, accompagnato nella circostanza anche da un esponente dell’esecutivo in quota rosa. Tutto bello, anzi bellissimo, peccato però che non sia mai stato prodotto alcun documento. Nessun atto di indirizzo, nessun atto di gestione e questo – appare evidente e quasi superfluo sottolinearlo – in spregio alle più elementari regole che dovrebbero caratterizzare  una pubblica amministrazione e pure ai principi di trasparenza sull’utilizzo di un bene appartenente al patrimonio comunale e dunque pubblico.

Gaetano Ferrandino

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