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Processo Pegaso, concluso l’esame dei testi dell’accusa

Ieri è stato ascoltato uno dei marescialli della Guardia di Finanza che eseguì alcune indagini. Nella prossima udienza la deposizione degli imputati

Nuova udienza ieri mattina nel processo per il fallimento della Pegaso. Dinanzi al collegio C della settima sezione penale del Tribunale di Napoli, presieduto dal giudice Di Stefano, si è concluso l’esame dei testimoni della pubblica accusa. La Pegaso era la società che gestiva il servizio di gestione rifiuti a Forio fino al 2007, per poi essere dichiarata fallita quattro anni dopo: il primo teste chiamato a deporre era stato, a maggio il professor Roberto Bocchini, liquidatore della stessa e testimone principale dell’accusa. Ieri è stato ascoltato il maresciallo della Guardia di Finanza Forte, che eseguì alcune indagini risalenti al periodo tra il 2007 e il 2009. In quel periodo venne stesa una comunicazione di notizia di reato, che tuttavia riguardava diversi soggetti coinvolti, non solo Serpico e Monti, attuali imputati. Molte ipotesi di reato contenute nel documento avevano originato un autonomo procedimento ed erano poi state archiviate già in fase di indagine.

Il pubblico ministero ha rinunciato al secondo teste, il maresciallo Cavallo, che aveva compiuto indagini analoghe a quelle svolte dal collega ascoltato ieri. Alla comunicazione di notizia di reato in questione erano allegati una serie di documenti che il pubblico ministero dovrà selezionare e depositare alla prossima udienza. Il pm in realtà inizialmente voleva acquisire la totalità della documentazione, ma la difesa, costituita dagli avvocati Michele Calise e Ilaria Zarrelli, si è fermamente opposta e il collegio ha accolto l’istanza difensiva. In quelle informative si faceva riferimento a presunte operazioni di fatturazioni false risalenti ai primissimi anni 2000, ma che erano state già dimostrate infondate e le cui ipotesi di reato erano già state archiviate, oltre a non avere alcuna rilevanza coi fatti contestati nel processo attuale.

Nella prossima udienza, fissata a inizio maggio, verranno ascoltati i due imputati, Franco Monti e Salvatore Serpico, chiamati a dimostrare la propria estraneità in un processo nato su contestazioni che chiamano in causa la capacità valutativa degli amministratori e dunque su un piano estremamente scivoloso, al punto che, in sede di udienza preliminare, quasi tutti gli imputati vennero prosciolti perché secondo il magistrato il collegio decadde dalla carica prima della creazione della nuova società (Torre Saracena) che poi si accollò la raccolta dei rifiuti, mentre i nuovi amministratori espressero il loro consenso al “passaggio” di tale servizio al nuovo soggetto giuridico. Una decisione che avrebbe comportato la necessità, secondo il gup, di un approfondimento dibattimentale. Quest’ultimo accolse la richiesta del Pubblico Ministero per Pietro Russo, prosciolto insieme all’intero collegio sindacale, composto da Enzo Ferrandino, Oscar Rumolo, Domenico Miragliuolo e Antonio Siciliano: per il Gup i componenti dell’organo societario non avevano commesso il fatto, che per l’accusa consisteva nell’aver omesso dolosamente la dovuta vigilanza, contabile e gestionale, oltre ad aver redatto mendaci relazioni sindacali che in definitiva avrebbero celato la reale situazione societaria provocandone fraudolentemente la bancarotta.

L’avvocato Michele Calise

Gli unici rinviati a giudizio furono quindi Franco Monti e Salvatore Serpico, amministratori della società durante gli anni in cui si consumò il lento decorso finale prima del definitivo fallimento della Pegaso. Il curatore fallimentare della Pegaso, l’avvocato Bocchini, lanciò accuse verso essi, sottolineando l’impossibilità di fronteggiare i costi del servizio per mezzo di un canone manifestamente insufficiente e affermando che la situazione era chiarissima sin dalla fine degli anni ’90. Secondo il curatore, l’ultimo amministratore della società avrebbe la responsabilità di non aver posto tempestivamente fine allo stillicidio dichiarando il fallimento della società, contribuendo quindi al pesante aggravamento della già enorme situazione debitoria. Accuse decisamente respinte dalla difesa nell’udienza della primavera scorsa.

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