CRONACA

In memoria del carissimo fraterno amico Giosuè Trofa

I soci della Cooperativa Vignaioli Ischitani condividono il commosso e splendido ricordo della figura del loro Presidente

di Sebastiano Conte

Siamo nati nello stesso anno (1945) e fortuite coincidenze ci hanno portato a condividere molte esperienze che hanno segnato le nostre vite, con uno spirito di fraterna amicizia che non ha mai avuto incrinature. Nati e vissuti nella nostra infanzia in due Comuni differenti (Barano e Forio) in famiglie che non avevano mai avuto motivi ed occasioni di condivisione, ci conoscemmo, fortuitamente, all’età di 10 anni. Frequentando entrambi, autonomamente, le esperienze della fanciullezza nella vita della Azione Cattolica, vincemmo, autonomamente, io nel 1954 e Giosuè nel 1955, il premio diocesano per le Fiamme Rosse dell’Azione Cattolica, consistente in un viaggio premio a Roma per una settimana.

La circostanza che l’anno 1954 fu dichiarato dal Papa Anno Santo, determinando un rilevante afflusso a Roma di pellegrini provenienti da tutto il mondo, indusse le Autorità Ecclesiastiche a posticipare il premio del 1954 unificadolo con quello del 1955. Così, avemmo l’avventura di vivere insieme quella esperienza meravigliosa di una settimana a Roma, insieme con ragazzi provenienti da tutte le diocesi d’Italia. Avendo seguito differenti percorsi di studi, ci perdemmo di vista, e ci reincontrammo all’inizio degli anni 70, in un fortuito incontro alla presenza di altri amici (tra cui Franchino Maschio, Nello Pensa, ed altri), nel bar sotto il vecchio Municipio di fronte alla Chiesa del Soccorso, a parlare di politica isolana, e di sviluppo del territorio, a seguito di alcuni miei articoli, dal titolo “Ischia: un Nord e un Sud” pubblicati sul Giornale d’Ischia di Franco Conte, a commento del tentativo di pianificazione unitaria dell’isola d’Ischia a firma del prof. Corrado Beguinot, su incarico dell’EVI.

Ci ricordammo di quella comune e gratificante esperienza del 1955, riallacciando nuovi rapporti che negli anni successivi ci videro impegnati insieme per decenni, intorno ad un progetto di impegno politico condiviso, che non è stato mai incrinato da alcun dissenso. Nella prima metà degli anni 70, Giosuè, entrato a far parte del personale regionale, aveva aderito al gruppo politico interno alla Democrazia Cristiana che faceva capo all’on. Ugo Grippo, all’epoca Assessore Regionale, che aveva raccolto un interessante gruppo di giovani attivisti intorno alla rivista “Prospettive”. Giosuè fu il tramite della mia adesione a quel gruppo, nonché alle attività di approfondimenti politico-culturali che si svolgevano intorno alla rivista, insieme con molti altri giovani della provincia di Napoli. Da quel coinvolgimento derivarono diverse iniziative che mi portaro a partecipare a convegni, a pubblicare articoli e studi di approfondimento sulla rivista Prospettive, la cui direzione decise di assumere l’onere della mia prima pubblicazione con la ricerca sul tema “I giovani e le prospettive di occupazione nell’isola d’Ischia”, frutto di una indagine al compimento della quale ero stato pungolato dal compianto prof. Vincenzo Mennella, per lungo tempo illuminato Sindaco di Lacco Ameno. Ma Giosuè ebbe anche un ruolo determinante all’interno del gruppo degli amici di Ugo Grippo quando nel 1976, al Congresso Regionale della Democrazia Cristiana, fui designato tra i tre amici del gruppo che furono eletti tra i 60 componenti del Comitato Regionale, con correlata mia designazione, tra i tre, quale soggetto da eleggere quale unico rappresentante del gruppo nella Direzione Regionale e nella Segreteria Regionale quale vice segretario, con delega all’Urbanistica.

Debbo a tutto questo ed al lavoro assiduo e disinteressato di Giosuè se ciò costituì il trampolino di lancio della mia candidatura alle elezioni regionali del giugno del 1980, quale candidato del gruppo nella lista della Democrazia Cristiana, in sostituzione dell’on. Grippo, che, nel 1979, era stato eletto deputato al Parlamento. Ottenemmo circa 27 mila voti e mancammo il risultato per qualche centinaio di voti. Nei lustri successivi, anche se io preferii dedicarmi alla mia nuova attività professionale, lasciando l’impegno attivo nel partito, continuò il rapporto di dialogo anche politico con Giosuè, che rimase impegnato nel gruppo al fianco dell’on. Grippo fino a quando questi fu rieletto più volte alla Camera dei Deputati. Fu poi impegnato prima quale Sub-commissario all’Istituto Autonomo per le Case Popolari di Napoli e poi quale Presidente alla Centrale del Latte di Napoli. Pur avendo la passione per la politica, vissuta coerentemente sempre dalla stessa parte e con acuta capacità di comprensione delle dinamiche e delle sottigliezze del potere, non ha mai voluto candidarsi personalmente, nemmeno al Consiglio Comunale del suo paese di origine.

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Nel contempo, assunse l’iniziativa di valorizzare i beni di famiglia a Forio, impegnandosi a rilanciare la viticoltura su di essi, raggiungendo risultati di ottimo livello, riconosciuti da cultori del settore, fino al punto da farlo diventare Leader dei viticultori. I nostri rapporti non si limitarono agli impegni politici, ma si estesero a quelli delle rispettive famiglie, che crebbero in parallelo, con frequentazioni ad eventi e ad occasioni di incontro, delle mogli e dei figli. Come non ricordare le occasioni conviviali nella proprietà di via Bocca, con sua moglie Maria e i suoi figli, e con la compianta mia prima moglie Ida e i miei ragazzi. Come non ricordare che Giosuè è stato il padrino di battesimo di mio figlio Vincenzo. Negli ultimi anni, abbiamo avuto varie occasioni di incontro amichevole, a volte suscitate dalla necessità di aiutare qualche parente o amico a risolvere qualche problema (siamo sempre stati reciprocamente pronti e disponibili). In tali circostanze abbiamo sempre colto l’occasione per scambiarci considerazioni, valutazioni, giudizi sugli eventi politico-amministrativi che si venivano a manifestare, con lo stesso spirito e con la stessa passione che ci avevano ispirati quando eravamo stati impegnati insieme. In questo momento così triste della sua morte, non posso esimermi dal pensare che quel viaggio a Roma del 1955 di due ragazzi di 10 anni sia stata la meravigliosa e provvidenziale occasione perché fra di essi nascesse un rapporto di amicizia e fraternità, che oggi mi induce a dire: “Grazie, Giosuè, sono stato fortunato a conoscerti ed averti come amico! Il Signore te ne renda merito!”.

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