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Incubo covid sull’isola, il Rizzoli (per ora) regge

Sono diciassette i ricoveri presso il nosocomio lacchese: nessuno in terapia intensiva, 12 in subintensiva e 5 ordinari. Ma le prime due sezioni possono essere alla bisogna incrementate. Intanto ieri mattina nuova coda di vetture in fila per i cittadino che dovevano sottoporsi al tampone

Ancora una processione, ancora traffico in tilt e vigili urbani costretti a fare gli straordinari. Ieri mattina un’altra giornata che qualche mese fa non avremmo mai immaginato di vivere nemmeno nel più surreale dei sogni. Il casello tampone ubicato all’esterno dell’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno letteralmente preso d’assalto da una fila di auto al cui interno si trovavano altrettanti cittadini isolani che dovevano sottoporsi all’esame in grado di certificare la positività o meno al covid-19. Un fenomeno che una volta di più conferma la recrudescenza del contagio sulla nostra isola, che sta raggiungendo vette e numeri onestamente preoccupanti anche in termini di percentuale. D’altronde, se si rapportano gli 80 tamponi positivi sui 196 processati lunedì si rende conto che ci si trova quasi con il 40 per cento di contagiati rispetto ai test. E parliamo di cifre che vanno decisamente al di là di quelle che sono la media tanto regionale quanto nazionale.

Contagi in aumento, dicevamo, e di conseguenza anche il ricorso all’ospedale Rizzoli aumenta rispetto all’inizio della seconda ondata. Ma, con le notizie tutt’altro che rassicuranti che arrivano dalla terraferma, la domanda sorge spontanea: ma il nosocomio lacchese regge ancora l’urto del coronavirus e in che misura? Prima di scendere nei dettagli della nostra analisi vi diciamo subito che la risposta è positiva, anche se i dati sono parziali e il timore che la situazione possa peggiorare o magari precipitare (circostanza che nessuno si augura ed il lettore è autorizzato a fare i debiti scongiuri) è comunque un’ipotesi che non può essere trascurata. Soprattutto se, come appare scontato, il numero dei contagiati continuerà a salire a causa soprattutto dei cluster familiari che purtroppo stanno causando un effetto domino di quelli davvero da “spia rossa”.

E allora andiamola a monitorare nel dettaglio la situazione ospedaliera, partendo dal presupposto che per fortuna a Ischia non si registrano ancora code alle ambulanze, né reparti ormai saturi. Attualmente all’ospedale Rizzoli si trovano ricoverate diciassette persone, con questa “mappatura”: zero in terapia intensiva, dodici in subintensiva, cinque nel reparto ordinario. Va ricordato che nella struttura ospedaliera ci sono disponibili due posti di terapia intensiva che alla bisogna possono comunque essere aumentati. Non solo, i posti di semi intensiva sono stati aumentati agli attuali dodici ma pure è possibile incrementarli. I posti covid ordinari a disposizione sono sette ed al momento sono cinque quelli che sono già stati purtroppo occupati. Insomma, l’unico ospedale dell’isola d’Ischia allo stato dell’arte non è quindi in una fase di emergenza e riesce ad assistere nella maniera migliore i pazienti che il virus destina in quel di Lacco Ameno.

Merito anche di una rete significativa composta non soltanto dai sanitari del Rizzoli impiegati all’interno (e che seguono scrupolosamente i protocolli nazionali, tra cui la somministrazione dell’ultimo antivirale remdesivir), dagli USCA passando per gli infermieri che praticano i tamponi all’esterno che approfittando anche della presenza dei medici dell’esercito potranno rafforzare ulteriormente l’importante servizio domiciliare, arma necessaria per non fare intasare proprio gli ospedali. Infine c’è il servizio di epidemiologia che gestisce il tracciamento e i medici di base che si interfacciano eventualmente con i propri pazienti.

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