CRONACAPRIMO PIANO

«Ischia e la giustizia, siamo all’atto finale»

Intervista all’avvocato Armando Rossi, componente dell’Organismo Congressuale Forense e da sempre vicino all’avvocatura isolana nella lotta per il mantenimento della Sezione distaccata

Partiamo da un argomento sempre più caldo: la difficoltà nel salvare la Sezione distaccata di Ischia dalla chiusura. Come componente dell’Organismo Congressuale Forense, e prima ancora, già Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, Lei conosce molto bene la problematica delle realtà insulari. Come mai in dieci anni non si è mai riusciti a contrastare i dettami della nuova geografia giudiziaria varata nel 2012?

«È vero, sono più di dieci anni che l’Avvocatura ischitana associata, supportata da quella istituzionale napoletana e nazionale, si è battuta per il mantenimento e l’efficientamento del Tribunale locale, messo in pericolo dalla scriteriata ed inopportuna riforma della geografia giudiziaria, ma senza ottenere, per vari motivi, risultati positivi definitivi. Però, nello stesso tempo, devo evidenziare che siamo riusciti a salvare il Presidio di giustizia sull’Isola fino ad oggi dalla mannaia della soppressione, unitamente alle sezioni distaccate di Lipari e Portoferraio, sia pur tra mille difficoltà per la carenza di organico sia di giudici che di cancellieri. Ora, entro fine anno si dovrà, in un senso o nell’altro, arrivare a definire la spinosa vicenda in via definitiva».

«Sono più di dieci anni che l’Avvocatura ischitana associata, supportata da quella istituzionale napoletana e nazionale, si è battuta per il mantenimento e l’efficientamento del Tribunale locale. Ora, entro fine anno si dovrà, in un senso o nell’altro, arrivare a definire la spinosa vicenda in via definitiva»

Quali sono attualmente le iniziative messe concretamente in campo per tentare di ottenere quantomeno una nuova proroga?

«Come ho detto prima, tante sono state le iniziative, alcune anche clamorose come quando, unitamente all’avvocato Francesco Cellammare e ad altri Colleghi, ci siamo ammanettati sulla banchina del Porto di Ischia o quando ancora il collega Cellammare ha incendiato la sua Toga per protesta. Ma oggi ci dobbiamo limitare a mediare con la Politica ed a fare pressioni sul Parlamento affinché venga emanata una norma che preveda la stabilizzazione del Tribunale di Ischia, superando il mal celato sbarramento a tale eventualità da parte del Ministro e del Governo».

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«Stiamo mediando con la politica facendo pressioni sul Parlamento affinché venga emanata una norma che preveda la stabilizzazione del Tribunale di Ischia, superando il mal celato sbarramento a tale eventualità da parte del Ministro e del Governo»

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Come mai la politica fa fatica a recepire quella che sembra un’istanza sacrosanta? C’è davvero una sudditanza verso altri poteri che vogliono la soppressione delle sedi giudiziarie insulari, oppure si tratta della sfavorevole congiuntura storica (epidemie, guerre) che impedisce a un governo “tecnico” di porre la giusta attenzione alle esigenze locali?

«Premesso che per i cittadini di Ischia, in caso di chiusura del Tribunale, si concretizzerebbe una palese violazione del principio costituzionale del giudice naturale precostituito per legge, con conseguente vulnus del diritto di difesa e di agevole accesso alla giustizia per settantamila cittadini penalizzati dalla mancanza di continuità territoriale alla terraferma, devo evidenziare la depotenziata forza dei politici che, fino ad oggi, sono risultati soccombenti rispetto all’ostruzione del Ministro e del Governo (palesemente dal taglio tecnico e non politico) e, soprattutto, rispetto all’ostracismo dei burocrati ministeriali nonché dell’impotenza della magistratura, soprattutto locale, che non ha gli strumenti normativi a disposizione (incentivi ad hoc) per far rispettare le assegnazioni a giudici e personale amministrativo sull’Isola, come ad esempio una legge che preveda il riconoscimento di “zona disagiata”, con tutti i benefici conseguenti».

«Per gli isolani, in caso di chiusura del Tribunale, si concretizzerebbe una palese violazione del principio costituzionale del giudice naturale precostituito per legge, con conseguente vulnus del diritto di difesa e di agevole accesso alla giustizia»

La frustrazione delle comunità isolane di Ischia, Elba e Lipari è tanto più evidente quando si pensa che sperdute località abruzzesi di poche migliaia di abitanti sono riuscite a mantenere il tribunale. Dunque la responsabilità potrebbe essere ascritta anche ai nostri rappresentanti negli enti sovraordinati (regione, parlamento)?

«Quello che posso dire è che in alcune realtà ha pesato il peso specifico del politico “di zona”, legato a vario titolo al singolo territorio, per mantenere il presidio di giustizia».

In tutta sincerità, secondo Lei Ischia è ormai destinata a perdere il Tribunale?

«Io per carattere non mi arrendo mai e combatto sempre fino all’ultimo momento e credo che questo atteggiamento dovrà essere assunto da tutti coloro che possono ancora tentare di salvare definitivamente questo ufficio giudiziario indispensabile ed insopprimibile per tutti i motivi che ho indicato».

Va evidenziata la depotenziata forza dei politici che, fino ad oggi, sono risultati soccombenti rispetto all’ostruzione del governo (dal taglio tecnico) e rispetto all’ostracismo dei burocrati ministeriali nonché dell’impotenza della magistratura, che non ha strumenti normativi a disposizione (come una legge per le zone disagiate) per far rispettare le assegnazioni a giudici e personale amministrativo»

A proposito di battaglie, Lei è un esperto ed in prima linea anche sul tema dei bonus edilizi, sul quale ha scritto anche il saggio dal titolo “Superbonus 110”, edito da Edizioni Il Papavero. il Governo sembra aver fatto dietrofront sulle erogazioni, creando diffuse proteste e malumori. Ci spiega il suo punto di vista?

«Ritengo che uno Stato di diritto non può permettere che si consumino discriminazioni tra Cittadini e non può ostacolare la libertà d’impresa! Le innumerevoli modifiche legislative (oltre dieci!) che si sono susseguite, a volte anche retroattivamente, hanno comportato da un lato un’intollerabile violazione del principio di uguaglianza sostanziale contenuto nell’art. 3 della nostra Carta Costituzionale e, dall’altro, del principio della libertà di impresa di cui al successivo art. 41!

È inaccettabile che gli importi previsti dal Governo per il Superbonus a copertura delle richieste entro la fine del 2023 siano a fine maggio del 2022 già esaurite. Siamo di fronte, inoltre, a un blocco delle cessioni di credito che sta portando al fallimento di imprese e alla perdita di innumerevoli posti di lavoro, così come mi stanno segnalando numerosi imprenditori e cittadini. Dobbiamo evitare una vera e propria catastrofe economica del nostro Paese!».

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