CRONACAPRIMO PIANO

Ischia e le troppe ombre sulla piscina negata

Dal rilascio alle autorizzazioni passando al “veto” per i diversamente abili, esplodono le polemiche sulla gestione della struttura di via Michele Mazzella: e c’è chi annuncia il ricorso alle vie legali

DI MATTEO SADOWSKI

Si affidano alle piattaforme social per esprimere il proprio rammarico riguardo l’operato dell’amministrazione comunale di Ischia. A pubblicare la video denuncia è l’A.S.D. Diving Agency Ischia che ritiene di essere stata letteralmente presa in giro dal Comune che tutto avrebbe fatto fuorché rispettare il regolamento che stabilisce le modalità di concessione degli spazi nelle strutture sportive comunali. Il modus operandi, spiegano dalla Diving Agency Ischia, dovrebbe prevedere lo scorrimento di una graduatoria che classifichi le associazioni in base a vari fattori e dia o meno loro precedenza. Fatto sta che pur avendo presentato richiesta con largo anticipo rispetto al limite stabilito ogni 30 giugno, l’associazione protagonista del nostro servizio giornalistico si è trovata con la richiesta ignorata. Eppure alla prima protesta il sindaco avrebbe promesso loro gli spazi, che ovviamente non sono certo gratuiti.

Invece sembra che la piscina abbia ripreso a lavorare con le stesse associazioni dello scorso anno, con stessi orari e corsie riservate, e se ricordiamo bene, anche l’anno scorso era rimasto tutto invariato rispetto all’anno precedente. Vogliamo credere in buona fede che il tutto sia frutto di un qualche malinteso o dimenticanza degli uffici preposti di via Iasolino, perché nell’evenienza, ahimè, non dovesse essere così forse sarebbe il caso che si cerchi di fare luce su queste anomalie visto che la situazione appare tutt’altro che cristallina. Tornando ai nostri protagonisti, si trovano costretti a dover pagare altre società per il nuoto libero e gli istruttori, sono quindi impossibilitati a condurre le lezioni da bordo vasca ma devono stare tutto il tempo in acqua. Questa situazione ovviamente non sarebbe tollerabile, soprattutto considerato che sui prezzi richiesti dalle varie associazioni sembrerebbero esserci delle ombre che analizzeremo nei prossimi numeri del quotidiano.

“Siamo centro DDI e HSA, fra le varie altre cose, quindi possiamo ufficialmente lavorare coi disabili in acqua dal nuoto alla subacquea. Per fare corsi subacquei ai diversamente abili l’uso della piscina sarebbe un enorme vantaggio. Tonia ha fatto tutto a mare, si è brevettata due anni fa” ci dice Manuela, istruttrice e Vice-presidente dell’associazione. Quindi, in parole povere lavorano con persone che oltre a dover affrontare quotidianamente molte difficoltà, barriere architettoniche sparse ovunque si trovano a essere anche bastonate dalle amministrazioni. Per giunta, oltre al fatto che Tonia non può regolarmente allenarsi per le ingiustizie inflitte alla sua squadra, dovrebbe anche pagare l’accesso, quando la tanto famigerata legge le assicura gratuità, infatti continua Manuela: “Per i disabili, i documenti dichiarano che con oltre il 50% di disabilità possono accedere gratuitamente negli orari di nuoto libero. Si fa una richiesta e il comune rilascia un’autorizzazione. La nostra socia, Tonia, ha ottenuto una celere risposta l’anno scorso, quest’anno ancora non l’hanno chiamata. Ha protocollato la richiesta a metà novembre e abbiamo, sia lei che io, chiamato più volte per sollecitare. Ancora nulla”. Dal suo canto l’associazione ha già affidato al proprio legale l’incarico di sollecitare il comune, avvertendo di procedere in sede giudiziaria in caso di mancato riscontro.

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