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92 anni e non sentirli: da Caracas a Forio per festeggiare il compleanno

ISCHIA – Ci sono fatti che ci mettono poco a trasformarsi in veri e propri simboli, icone di storie d’amore. Ci sono quelle tra un uomo e una donna, quelle di un animale verso il proprio padrone e viceversa, la storia è piena di vicende del genere che in alcuni casi sono anche riuscite a resistere all’usura del tempo, venendo così tramandate ai posteri. Ma ci sono altre storie, quelle che raccontano dell’amore di un essere umano per la propria terra natia, quella dalla quale il destino ed il corso degli eventi ti hanno portato via. Ma che conserva un fascino ed un richiamo magico, ammaliante, una sorta di canto delle sirene. Ed allora, fosse anche una volta l’anno – in quello che è il giorno più importante – devi tornarci, anche se magari l’età non è più quella verdissima e le distanze da colmare non sono proprio insignificanti. Ma quando quell’amore della tua vita, indelebile come un tatuaggio, si chiama Ischia, ecco che capita di poter raccontare ancora storie come queste. Che accendono il cuore, e probabilmente insegnano tanto a chi quest’isola la vive quotidianamente e ne guarda le bellezze con occhio distratto o peggio ancora disinteressato.

Eccolo il protagonista, che carta d’identità alla mano non è più un giovanotto ma sembra ancora tale. Novantadue anni, ma non li dimostra. Michele Mancusi, foriano doc, come ogni anno, torna con la moglie Angela da Caracas, dove emigrò nel lontano 1957 per trovare fortuna con la sua arte di pasticciere. Il suo è un rito, quello dell’8 agosto: appuntamento al ristorante La Rondinella a San Francesco per spegnere le candeline accanto alla sua sorella 89enne Gioconda e ai tantissimi amici ischitani. Una lunga tavolata con la dolce Anna a servire con tanto affetto e soprattutto con il suo ricco menù che ogni sera attira turisti da tutte le parti dell’isolaverde. Michele Mancusi sembra un “giovanotto” ancora con tanta vitalità e lucidità. Lo rendono ancora più ricco i due figli Giovanni e Maria Maddalena, i sei nipotini e i due pronipoti, oltre alla moglie Angela, nativa dei Quartieri Spagnoli di Napoli. “Sono l’uomo più felice del mondo”, sottolinea don Michele.

Poi racconta con precisione, accanto alla sua nipotina che lavora a Dublino e prossima sposa alla chiesa del Soccorso a Forio, la sua lunga vita: “Lavoravo da Caflish, la storica pasticceria di via Toledo a Napoli. Poi nel 1957 decisi con Angela di trasferirmi a Caracas, dove feci scoprire ai venezuelani i dolci napoletani, in particolare le sfogliatelle e la pastiera. Poi in seguito anche il panettone e la colomba. È stata la mia fortuna ma non mi sono mai dimenticato della mia Forio e ogni anno vengo qui ad abbracciare la mia unica sorella Gioconda e tutti i miei amici. Resto almeno tre mesi ad ammirare le bellezze della mia isola, poi torno in Venezuela dove vivo con la mia splendida famiglia. Ora David, un mio nipote, ha aperto una pasticceria nelle Canarie, a Tenerife. Gli auguro tanta fortuna”. Ancora un sorriso, poi Michele Mancusi prima di spegnere le due candeline con il 9 e il 2, le inverte e il numero diventa 29. Auguri!

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