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Ischia per il turismo di terza età? Risponde Sandro Florenzo

di Laura Cipullo

ISCHIA – In seguito alle dichiarazioni rilasciate al Golfo la scorsa settimana dall’albergatore ischitano Franco di Costanzo sulla situazione del turismo isolano,  abbiamo sentito l’opinione dell’imprenditore turistico Sandro Florenzo, che ci ha detto la sua su alcuni dei punti salienti toccati da Di Costanzo durante la sua intervista. In particolare, Florenzo si è espresso su un turismo che pare essere sempre più “attempato”, sulla lotta al low cost e sulla questione della destagionalizzazione.

Il primo a rispondere alle nostre domande è stato Sandro Florenzo.

Durante la sua intervista, Franco Di Costanzo ha dichiarato che ormai il turismo legato alla terza età, non è più soltanto una prerogativa del periodo invernale, prendendo il sopravvento anche d’estate. E’d’accordo con questa affermazione? Se si, come si potrebbe ovviare a questo fenomeno?

«Si è vero perché sono venuti a mancare i tedeschi e gli altri mercati, per cui tutti si sono lanciati sulla terza età. Bisogna operare sul  prodotto, se noi modifichiamo il prodotto allora attiriamo altre persone, altrimenti pubblicità, marketing e booking sono inutili. Se hai un prodotto che non funziona per i francesi, gli inglesi e i tedeschi, questi non verranno ad Ischia ed  andranno in altre località. Bisogna agire sul prodotto innanzitutto e poi su tutto il resto. Facciamo un esempio legato ad un altro settore: Una fabbrica di scarpe dagli anni ‘60 produce solo polacchine. Mentre negli anni ‘60 questa scarpa veniva venduta senza fare troppa pubblicità, pian piano è passata di moda e non si vende più come prima. Se la fabbrica continua  a produrre polacchine è chiaro che avrà solo un segmento di compratori che però, man mano, scemeranno. Allora che si fa? Si fa marketing per quella polacchina o si cambia il prodotto? Bisognerà trovare un prodotto che può interessare ad altre persone. E questo è il problema di Ischia: il nostro prodotto non è più appetibile, tutto qua. Siamo rimasti agli anni ’60».

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Lei ha ribadito più volte che bisognerebbe cambiare il prodotto/turismo ischitano, ma quali sono i  suoi punti deboli?

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«Bisogna creare un prodotto che sia al passo coi tempi. Bisogna agire sulla sostenibilità: ridurre le auto, pulire il mare, muoversi verso le energie alternative, cose che dico da dieci anni. Se non riduciamo le auto, non purifichiamo il mare e conserviamo la natura e la esaltiamo, non avremo mai un prodotto appetibile, perché il mondo va verso la sostenibilità, verso la natura, il non inquinamento ed è questa la strada da seguire. Finché non agiremo su questo, lavoreremo si, ma non per tutti».

Cosa pensa invece della questione della destagionalizzazione? Franco di Costanzo, ad esempio, ha sottolineato che dalla seconda metà di novembre gli alberghi sono quasi completamente vuoti . Come si potrebbe agire per incrementare il turismo di bassa stagione?

«Questo fenomeno c’è sempre stato. Io sono aperto con l’Oriente da quasi 15 anni e a novembre c’è sempre stato un calo, niente di nuovo. Poi il prodotto non va d’estate figuriamoci se va d’inverno. Ma facendo un prodotto giusto si potrebbe lavorare anche nei mesi invernali ad esempio: dei programmi con delle passeggiate, la ricerca dei funghi, si sfruttano le terme e la montagna, allora si. Ma se poi un cliente arriva e trova migliaia di automobili, caos, cacciatori che sparano è ovvio che si allontana sempre di più. Perché soprattutto le nuove generazioni ci tengono alla natura. Non c’è da fare moltissimo ad Ischia, perché la natura è ancora forte, ci sono due tre grandi problemi da risolvere».

Cosa ci può dire, invece, sulla lotta al low cost? E’ davvero fallita? Se si, perché?

«Noi facemmo delle riunioni perché volevamo mettere un freno ai prezzi troppo bassi, cioè dire: meno di quella cifra non si dovrebbe scendere, per ciascuna tipologia di struttura. Era abbastanza chiara la volontà di tutti quanti, poi invece non c’è stato più seguito. C’erano dei problemi perché alcuni avevano fatto dei contratti per due, tre anni, ma si poteva comunque procedere ad un accordo, salvo per chi aveva questi contratti, però purtroppo il tutto è naufragato, perché non c’è stata la volontà decisa di alcuni. Io penso che questo sia avvenuto anche a causa dell’egoismo di qualcuno che ha pensato solo alla propria struttura e al proprio fatturato. Ed è stato un errore perché questi prezzi sono un disastro».

Quindi, secondo lei, si potrebbe trovare un modo per sopperire a questo problema?

«Si, certo. Si potrebbe trovare se qualche albergatore, e parlo di quelli più forti, non pensasse solo al suo fatturato, ma al bene di tutti. Bisogna essere più lungimiranti».

Perciò possiamo dire che  la sua proposta sia proprio questa: un cambio di mentalità da parte degli albergatori più forti?

«Si, questi devono dare l’avvio al cambio di mentalità e del prodotto. Finché loro non cambiano, sarà difficile. Loro dovrebbero trascinare tutti gli altri».

Di Costanzo sottolineava anche l’importanza di un aiuto da parte delle amministrazioni. Lei cosa ne pensa?

«Aiuto in che cosa? Se noi albergatori non facciamo chiarezza su quello che vogliamo, le amministrazioni cosa possono fare? Siamo noi a dover suggerire a loro come agire. So che tra le proposte di Franco di Costanzo c’è quella di farsi aiutare dal Comune a fare una pubblicità, ma se poi i turisti vengono qui e non trovano quello che devono trovare, ma a che serve farsi pubblicità. Bisogna prima capire che tipo di prodotto vogliamo offrire ai clienti, dopodiché, certamente, le amministrazioni ci devono aiutare.  E’ inutile fare pubblicità ad un prodotto che non va più. Io non voglio fare il disfattista, perché Ischia è bella, bellissima, ma non basta ad attirare nuovi mercati o riprendere quelli vecchi, come nel caso dei tedeschi».

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