CRONACAPRIMO PIANO

La coca nella carne macinata, condannato a 2 anni e 8 mesi

Si chiude la vicenda giudiziaria che ha visto finire in manette nel maggio 2023 il 36enne casamicciolese Francesco Monti: l’uomo fu trovato in possesso di un quantitativo di cocaina pari a 180 grammi, che aveva in maniera ingegnosa occultato all’interno di alcune confezioni in un congelatore presso la sua abitazione, ed arrestato dagli agenti del commissariato di Ischia

La vicenda giudiziaria che ha visto protagonista il casamicciolese Francesco Monti, classe 1988, si chiude con una condanna ma l’imputato – grazie all’abilità del suo difensore di fiducia, l’avvocato Antonio Abet, ha ottenuto una condanna tutto sommato “soft” per il suo assistito che era accusato di detenzione al fine di spaccio di sostanze stupefacenti dopo essere stato arrestato perché trovato in possesso di 180 grammi di cocaina. Il Monti è stato condannato alla pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione: l’uomo era già da tempo ristretto agli arresti domiciliari nella sua abitazione casamicciolese, adesso tornerà libero per essere affidato ai servizi sociali. L’uomo era stato tratto in arresto il 19 maggio 2023 dagli agenti del commissariato di polizia di Ischia, guidati dal vicequestore Ciro Re. I poliziotti, nell’ambito dei servizi di contrasto al fenomeno dello spaccio avevano appreso da una fonte confidenziale che il Monti nell’appartamento a lui in uso ubicato nella zona di via Principessa Margherita nei pressi della rivendita tabacchi “Calise” fosse presente una ingente quantità di sostanza stupefacente del tipo cocaina e che lo stesso 36enne isolano era dedito a tale fiorente attività illecita.

A questo punto gli agenti decidevano di effettuare una serie di mirati controlli anche con appostamenti all’area individuata come sede della possibile piazza di spaccio. Nel primo pomeriggio del 19 maggio, in particolare, i tutori dell’ordine si appostavano sul lato nord dello stabile che dava sulla sterrata Rampe Paradisiello. La loro attenzione fu attirata da un extracomunitario notato ad entrare e uscire con dei bustoni dall’interno dell’immobile così come un giovane che – in base alla segnalazione effettuata . corrispondeva alle sembianze di uno degli spalleggiatori del Monti. Un andirivieni francamente sospetto ed è per questo che si decideva intorno alle 18 di interrompere l’appostamento e di fare irruzione. Qui veniva individuata la proprietaria dello stabile, madre di Francesco Monti, che riferiva dell’assenza del figlio e immediatamente si prodigava affinché lo stesso rincasasse. Poco prima delle 19 l’uomo faceva ritorno alla base sempre in compagnia del giovane identificato in prcedenza, tale G.D.C., classe 2003. Le operazioni a carico di ques’ultimo si concludevano con esito negativo, quelle a carico del Monti avevano invece un risultato ben diverso. Più precisamente all’interno del congelatore presente nella cucina venivano rivenute tre confezioni di carne macinata all’interno delle quali erano stati ricavati degli spazi incavi e in due di queste confezioni erano presenti tre buste in cellophane che contenevano rispettivamente 10 palline termosaldati contenenti cocaina per un peso di 65.5 grammi, un involucro semitrasparente con 84 palline termosaldate contenenti sostanza in polvere bianca (sempre cocaina) del peso lordo di 49.8 grammi e infine un altro involucro con lo stesso numero di palline e il peso di 59.9 grammi. Gli accertamenti effettuati confermavano che si trattava di cocaina per un peso complessivo di 175,20 grammi, a sua volta minuziosamente suddivisa in 174 dosi.

Il suo difensore di fiducia, Antonio Abet, è riuscito ad evitare una “mazzata” peggiore al proprio assistito. Che adesso lascerà i domiciliari, ai quali era ristretto da tempo, per essere affidato ai servizi sociali

Sempre in cucina veniva trovato un rotolo di carta trasparente marca Domopak mentre in un comodino ubicato in camera da letto all’interno di un paio di calzini era rinvenuta una somma di denaro contante pari a 870 euro. Francesco Monti venne a quel punto dichiarato in arresto con l’accusa di detenzione al fine di spaccio: dell’accaduto all’epoca dei fatti venne informato il sostituto procuratore di turno che dispose temporaneamente la traduzione nel carcere di Poggioreale prima del rinvio a giudizio, la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari e adesso la condanna che pone fine a questo iter giudiziario.

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